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Alfonso Nannariello, poeta della linea religiosa

uva a santojanni _a.verderosa 2004
uva a santojanni _a.verderosa 2004

di  Paolo Saggese

Un poeta estremamente discreto, scrittore raffinato e profondo, che, come ha osservato acutamente Alessandro Di Napoli, proprio per il suo carattere ritroso e umile è probabilmente meno noto di quanto meriti, e forse meno apprezzato di quanto meriti, è Alfonso Nannariello, poeta di Calitri, appartenente a quella “linea religiosa” della poesia irpina, che annovera altri illustri rappresentanti, oltre a Pasquale Martiniello, che tra l’altro ha scritto poesie sul sentimento religioso di grande e notevole significato. Oltre alle raccolte e ai volumi già editi di scrittura d’arte (“Le nozze della notte”, 1993; “A devozione”, 1995; “Via concezione”, 2003), si segnalano “Calitri. Una poesia di Ungaretti da ritrovare” (Delta 3, Grottaminarda, 2006), e da ultimo sempre per i tipi di Silvio Sallicandro “Dal fondo dei ritratti. L’opera di Luigi Rainone (1968-1975)”.

In particolare, di notevole valore è il libro sulla poesia ungarettiana. La vicenda, che ha originato la poesia, è la seguente. Tra il 1931 e il 1934, Ungaretti svolse un’intensa attività di inviato speciale della “Gazzetta del Popolo” di Torino, effettuando in particolare viaggi all’estero (Egitto, Corsica, Fiandre) e in Italia (Polesine, Etruria, Campania, Puglia). Tra l’altro, questa produzione – come sottolinea acutamente Nannariello – è interessante, anche perché è l’unico “segno dell’attività creatrice di U. tra il ‘Sentimento del Tempo’ […] e ‘La Terra Promessa’”, e perché “con essa U. rinnovò il suo linguaggio e la sua fabbrica figurale, offrendo nuovi materiali, specialmente tra il 1949 e il 1961, alla sua poesia […]”.

Ecco la poesia, nella versione definitiva del 1949 appunto intitolata “Calitri”. Si tratta di undici versi (endecasillabi e novenari) divisi in tre strofe: “Deposto dal torrente c’è un macigno / Ancora morso dalla furia / Della sua nascita di fuoco. // Non pecca in bilico sul baratro / Se non con l’emigrare della luce / Muovendo ombre alle case / Sopra la frana ferme. // Attinto il vivere segreto / Col sonno della valle non si sperde; / Da cicatrici ottenebrate / Isola lo spavento, ingigantisce”.

Ma qui non è necessario parlare dell’analisi accurata e notevole dello studioso. Occupiamoci piuttosto del poeta raffinato, che non disdegna tuttavia di ascoltare la sua terra con attenzione e umiltà, come ha fatto in occasione di una manifestazione poetica del 7 settembre scorso in cui Nannariello ha inscenato un suicidio d’autore, ribellandosi all’attentato dello Stato contro il Formicoso. L’asfissia prodotta dal nodo scorsoio è quella che potrebbe venire dai miasmi della megadiscarica. Ecco la poesia che allora fu recitata: “se oggi dovessi morire, /sarà per consegnarmi, per tornare, / a questa terra, scorticata / quando dentro era incinta / e intorno non era / vuota così come l’avete fatta, /  che ha visto già altri /  prima e migliori / di me /  proteggerne il seno /  e al suo corpo attaccarsi /  come a mammelle. /  se /  oggi dovessi morire, /  sarà per tornare / da dove sono venuto /  al suo solco / più volte arato e bruciato. /  se oggi dovessi morire, / sarà un buon giorno / per farlo, /  sarà in questo abbraccio /  di cielo e di terra, / sarà nel loro /  bacio e respiro di afa / che mi accompagneranno ad incontrare /  di nuovo / mio padre”.

Si tratta oltre che di poesia fortemente ispirata, di poesia dall’alto significato sociale e religioso, francescano, perché celebra quell’amore per la Madre Terra verso la quale tutti noi dovremmo avere un rispetto filiale.

Purtroppo, molta della sua produzione di Alfonso Nannariello è inedita, e frutto di alta meditazione, come questa poesia scritta ben quindici anni fa: “Un’ultima dolcezza sotto il vischio / ha il debole rumore / di baci e di nevischio / calpestato in cerca d’un bagliore. / Nell’anima serale, come a nuoto, / costeggio i Campi Elisi / del primo ed ultimo tuo voto. / Più tardi taglierò / il nastro al tuo regalo, / mio amante ignoto” (31 dicembre 1993).

Ed ecco una poesia rivolta al Cristo, attraverso lo schema del “DuStill”: “Tu sei un sale d’argento / che corrode un ricordo, / una traccia di gesso / lasciata sul muro. / Tu sei il calco di un viso defunto, / sei il cuscino di felci / ai piedi di un giorno stagnante. / Tu sei un acerbo furore, / un fuoco acceso alla terra / da una caduta di spore”.

Un libro poetico è anche “Via Concezione”, in cui Alfonso racconta della vita a Calitri della sua famiglia e del suo paese, e dell’Irpinia, così presentato da Antonella Cilento: “Penso al libro di Alfonso come alla mano del terremoto che taglia i tubi delle case sotto le fondamenta e che lascia fuori le ossa dei ricordi, i dettagli che in tempi di pace nessuno avrebbe notato, le infinite polveri della memoria. Penso a questo libro con affetto perché non lo si dimentica facilmente. Anche le ferite più silenziose e lontane, quando rimarginano, lasciano un segno. E non è poco”.

In questo libro, vi è tutto un mondo, quello d’Irpinia, rappresentato con un tale senso di nostalgia, di dolore, di passione, di amore, per quella civiltà al tramonto, in bianco e nero, per quelle figure scomparse e poetiche, per quegli esseri semplici che eravamo tutti noi. E così possiamo sapere cosa fosse Pasqua o Natale, il Carnevale o i Morti, oppure una liturgia e un incontro e la vita di tutti i giorni. Noi andiamo a caccia di fantasmi, magari nelle poesie di Vinicio Capossela, ma ancora più anima hanno qui, in queste pagine di Alfonso, che con gli occhi increduli del poeta sa veramente cogliere nel mondo quella poesia che noi ci vediamo scivolare dalle spalle, presi come siamo dal non senso della vita.

Alfonso Nannariello, perciò, è un poeta meridiano, nel senso vero del termine, quel poeta che ha fatto proprio il pensiero di Camus o di Cassano e che esalta del mondo ciò che è dimenticato e recupera del mondo ciò che sarebbe di conforto a chi non si occupa di sopravvivere, ma di vivere con l’intensità di tutti i pori. Eccone un esempio: “Qualche giorno prima del matrimonio nella casa di mia madre si esposero con cura i panni della dote, per farli apprezzare. Poi si compilò l’Elenco nominativo del corredo che fu letto, accettato e sottofirmato dagli sposi in presenza di tutti gli invitati. […] Anche quando non si chiamava nessuno a testimone, ciò che si era stabilito a voce si fermava sulla carta”.

Anche questa civiltà, paradossalmente, può parlare a tutti noi.

Written by A_ve

17 ottobre 2008 a 3:14 PM

8 Risposte

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  1. dopo le inutili, lunghe e noiose polemiche dei giorni e dei post trascorsi, ci aiuta molto questo ‘esercizio’ di Paolo Saggese; un’esercizio di ammirazione per un conterraneo, per un poeta cattolico, per un comunitario: Alfonso Nannariello.
    W alfonso
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    W la comunità provisoria

    verderosa

    17 ottobre 2008 at 9:24 am

  2. Messaggio ecumenico benediciamo tutti gli infedeli provvisori. Al di la del bene e del male.Nanos

    Nanosecondo

    17 ottobre 2008 at 9:43 am

  3. enzo maddaloni: SANTO SUBITO!

    Nanosecondo

    17 ottobre 2008 at 9:45 am

  4. grazie a paolo per il non dovuto omaggio.
    forse in via concezione, per quanto a tratti il testo sia poetico, e faccia pensare a una mia nostalgia del passato, faccio una ricerca del senso e dei sensi di quella società che viveva un tempo e uno spazio determinati.
    la religiosità nella mia scrittura non è nel visibile del riferimento cattolico e in alcuni suoi “oggetti di culto”, ma nella scoperta di un mysterium che avvolge tutto. forse una sacralità della natura e delle cose dell’uomo.
    i miei lavori “poetici”, tendono a questo. questo indagano, a questo si accostano.
    insomma: c’è un di più del sensibile di cui sono custodi le cose, i dettagli degli oggetti, le persone e gli eventi

    alfonso

    17 ottobre 2008 at 11:46 am

  5. La cosa sulla quale credo ci sia ancora oggi ed in particolare oggi bisogno di confrontarsi è se non è un rischio l’emulazione sacrificale (sacro-ufficio). E’ chiaro che la spiritualità è in ognuno di noi per questo ho sempre creduto che ognuno di noi è unico è divino. Ma, è proprio nel come si rappresenta la nostra spiritualità che essa può trasformarsi a mia opinione o in sacrificio di vivere o in gioia di vivere. Opto per la seconda ipotesi (come dichiarato agnostico).

    Ti propongo che su questo tema così delicato e “infinito” si potrebbe sviluppare una comune riflessione (a 360°) se è possibile.

    La crisi della politica e della stessa vita sociale, di un uomo che si è allontanato dalla natura e la natura risponde ha senso solo se è vero che ogni “credo” è fallito nel suo scopo. Certo la fede è un’altra cosi come l’arte, l’etica e l’estetica che dovrebbe essere distinta dall’altre.

    La questione può sembrare complessa ma credo che la capacità di tutti noi dovrebbe essere di semplificarla.

    Anch’io ho creduto in uomo buono credendo che il male stesse da un’altra parte. Oggi per l’esperienza che ho vissuto sono arrivato alla conclusione che non c’è bene senza male e solo nel dono del gioco c’è la gioia e la bellezza divina, nel rispetto della terra e di tutte le cose.

    Franco alcuni giorni fà scriveva un post invitandoci ad una riflessione importante “perchè quando una persona – qualsiasi – fà qualcosa di buono subito c’è qualcuno che gli rema contro?

    Nella sostanza cosa c’è “al di la del bene e del male”.

    Ho provato a dargli una definizione (vedi post) certamente non è completa è sarebbe bello che questa riflessione continuasse non solo sul blog ma anche proponendo incontri tematici sull’argomento della “spiritualità, della fede, dell’etica e dell’estetica”.

    Il rischio che stiamo correndo è che la stessa chiesa stà mettendo in discussione il principio del “libero arbitrio” pure sancito nel concilio (classico) di Trento. La domanda è per un “nuovo fondamentalismo” che può condizionare ancora : la vita sociale, l’arte, la scienza e quant’altro.

    Lo stessoi scisma degli aglicani degli ultimi giorni è un richiamo della chiesa ad una risposta ad un’altro fondamentalismo che quello islamico.

    Ecco lo dico per estrema chiarezza sono contro ogni “fondamentalismo” e (ed anche ogni censura) e quindi auspico che la nostra comunità provvisoria possa approfondire questo tema nei suoi molteplici aspetti.

    Stai nella bellezza
    nanos

    Nanosecondo

    17 ottobre 2008 at 1:34 PM

  6. magari si riuscisse a discutere. fai diventare il tuo commento post.
    vediamo che viene fuori.

    alfonso

    18 ottobre 2008 at 6:31 PM

  7. “La vita è come un gioco di carte.
    La mano che vi è stata data è il determinismo.
    Il modo in cui la giocate è il libero arbitrio”

    J Nehru

    PS.
    Anche se certe volte proprio non vi capisco,
    Vi voglio bene lo stesso!

    michele ciasullo

    michele ciasullo

    18 ottobre 2008 at 10:27 PM

  8. caro ciasullo mi meraviglio come non ti censurano a me dovunque scriva non mi passano i commenti e poi lillino dice che penso sempre a male e fa male perchè c’e da pèensare e fare malissimo, gaetano calabrese

    Gaetano Calabrese

    19 ottobre 2008 at 2:37 am


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