COMUNITA' PROVVISORIA

terra, paesi, paesaggi, paesologia _ il BLOG

…..una piccola tappa verso “la paesologia”

….. “Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte”.Carlo Levi.
Anticipato da uno stimolante,documentato  scritto sul nostro Blog di Andrea  Di Consoli sulla  figura di Carlo Levi, politicamente  determinante per intere generazioni di democratici e antifascisti meridionali l’incontro di Castelbaronia  è stato bello emotivamente e ricco di  spunti  utili per individuare  temi,percorsi e finalità per una possibile  Università popolare irpina nella cornice della esperienza della Comunità provvisoria. E’ stato un lusinghiero e ricco incontro di persone  disponibili  a giocare la loro personale vita  mentale e concreta  nella possibile declinazione di due categorie apparentemente contrastanti ,locale e globale che tanto ci inquieta e ci disorienta. Andrea  ,particolarmente ispirato e  costruttivo, ha delineato non solo la grammatica e il lessico rinnovato per una possibile nuova esperienza culturale ma assieme alla necessità  di ristabilire un rapporto di tipo nuovo con una realtà meridionale sociologicamente e psicologicamente immutata in un contesto di modernizzazione “con sviluppo e senza progresso” e una mondializzazione  non solo economica ma soprattutto antropologica. La “paesologia” come intuizione da definire e sviluppare potrebbe essere uno strumento conoscitivo originale e nuovo.Tutto dipenderà dall’uso che ne vorremmo fare per il futuro di noi e dei nostri territori. Lo scritto di Levi potrebbe essere già un ‘canovaccio’ possibile su  cui esercitare una metodologia    e decostruire un analisi .Essa   non ci costringerebbe intellettualmente ad un semplice riconoscimento di onestà e profondità intellettuale “per riandare con la memoria” in questo mondo ‘altro’ che è l’irpinia di oggi e di domanima un tentativo di andare oltre per un nuovo possibile inizio.

Una persona che ha intenzione di vivere e pensare un  territorio del sud ha la necessità  di rivendicare alla base  della sua ricerca di funzionalità intellettuale e esistenziale   non solo retaggi e ricchezze  culturali pregresse in modo  consolatorio o di orgoglio identitario.Oggi bisogna rivendicare  la categoria della “marginalità” e “fragilità”come capacità e possibilità  di autenticità e originalità  di stare e vivere contemporaneamente  il mondo  nel suo piccolo e nel suo grande. Si può vivere non con il vecchio schema della schizofrenia una bella esperienza emotiva e culturale a Castelbaronia e il giorno dopo visitare  una importante mostra alla Tate Gallery di Londra e una settimana dopo partecipare ad un convegno a Bombay sulle nuove tecnologie informatiche e il futuro delle economia mondiale.Lo spazio concettuale libero e liquido tra centro-margine-periferia si è aperto incondizionatamente e  ci permette di verificare nei fatti e non solo nella volontà le idee ma soprattutto la nostra disponibilità e capacità di  attivare volontà e strumenti per condividere “comunitariamente” anche le nostre individuali solitudini, introversioni, umori caldi e freddi, inquietudini e sogni .Non  in una sorta di sopravvalutazione con  sovrappesi culturali e professionali di sé stessi che ci costringe a costruire muri e barriere intolleranti  non solo psicologiche  per rifiutare  o accettare gli ‘altri’. Sapendo che stare insieme può essere anche una sofferenza ,un esercizio faticoso di ridurre frammentazioni e chiusure e alleggerire  pesantezze conoscitive e rigidità dottrinarie .Per iniziare questo nuovo viaggio di prospettiva necessita anche un viaggio nelle nostre storie mentali  costruite su un eccesso di sviluppo accumulativi di saperi e un eccesso di  ‘criticismo’ sedimentato o ossifificato nelle nostre diaspore  migratorie. “Siamo emigrati male  e spesso ritorniamo peggio”. Ci siamo costruiti intellettualmente e professionalmente  con una idea di acculturazione e sapere  come possibile strumento per acquisire potere   e riscatto  su un diffidenza  e non fiducia verso gli altri in termini sociali e politico.Cultura e sapere non è acquisire potere  ma proprio una possibile  possibilità  di depotenziamento del potere e del sapere stesso.Con una tale idea  di acquisizione di conoscenze,abilità, sapere  come strumento di possibili poteri  e riscatti anche la categoria  economica e sociale di ‘disoccupazione’ nei piccoli e grandi paesi

del sud e del nord  del mondo può acquisire slancio progressivo e ideativo e riscatto individuale nella propria  vita  mentale e politica  nei luoghi che ci è dato vivere hic et nunc. Dato per acquisito che la  politica politicista va dunque sempre  sospettata e criticata nella sua rigidità e illiberalità  costitutiva e istituzionale ma sopratutta perché educa a coltivare pensieri corti e relazioni corte.Dobbiamo ricostruire una “società civile” di nuovo conio e funzione non seguendo i canoni e le categorie politologiche  classiche e moderne  che la mettono necessariamente e unicamente con la “società politica” in una sorta di separatezza e superiorità solo  concettuale. La differenza tra società civile e società politica è che una obbliga a pensieri lunghi e di prospettiva  la seconda educa a pensieri corti  e regressivi ingessati nelle istituzioni.Noi abbiamo bisogno di  mettere in campo con modestia e presunzione “pensieri e relazioni lunghe sapendo però che vivere insieme agli altri e confrontarsi non è mai stato perfetto,idilliaco,edenico.Bisogna diffidare chi ci ripropone “paradisi perduti” e chi ci lusinga con utopie di comunità utopiche e mitiche. Bisogna accettare le complessità e difficoltà nei possibili spazi di amori ,di sogni, di odi,di controversie, di rancori, di rimorsi   , sempre disposti  al rischio ma  con “gesti eroici”ed autentici anche di intelligenze confuse ,provvisorie o smarrite mai  dogmatiche e prescrittive.  Massima vitalità anche in possibili massime disperazioni.

Serata umanamente e culturalmente bella e misteriosa per continuare il viaggio della Comunità provvisoria anche con la occasione della Università popolare dell’Irpinia nel lingiaggio e nello spirito propulsivo delineato da Andrea e da Franco.

Mauro Orlando

Written by Mercuzio

2 dicembre 2009 a 10:30 am

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20 Risposte

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  1. …anche Mauro ieri sera era veramente ispirato!

    michele ciasullo

    2 dicembre 2009 at 4:01 PM

  2. mi è dispiaciuto molto non esserci, purtroppo ero di corvée domestica.

    Salvatore D'Angelo

    2 dicembre 2009 at 5:10 PM

  3. qualcuno che spieghi in maniera comprensibile cosa è accaduto nel pomeriggio del primo dicembre a castelbaronia???

    i commenti sino ad ora impaginati parlano di “ispirazione” e “rammarico”

    vorremmo sapere cosa è accaduto, a cosa è servito l’incontro. Grazie. Rocco Quagliariello

    rocco quagliariello

    2 dicembre 2009 at 7:56 PM

  4. in pratica c’è stato un discorso di andrea di consoli davvero toccante sul senso dello stare in insieme nel 2009, in un’epoca in cui ogni luogo è marginale e quìndi può essere centro di produzione di idee e di vita.

    sergio gioia

    3 dicembre 2009 at 12:12 am

  5. uelà……per caso avete incontrato il mio Angelo Mercurzio. Me lo so perso! Anch’io in verità non ciò capito niente! Ma, queste cose non sono state dette in una delle prime riunioni della Comunità Provvisoria. Ma vi siete fatti pure voi la macchina del tempo e siete tornati indietro di due anni?

    Flussi e i flussometri della provvisorietà stanno andando in crisi?

    O vi siete fatti anche voi la moto del tempo, come la mia. E si vi avevo dato anche la scheda costruttiva. Però sta cosa della “grammatica interiore” mi piace da morire e pure il telefilm di lessi.

    Sul sociologico e sullo psicologico immutato non sono troppo d’accordo credo che dopo aver letto l’ipocondriacamente di Franco capisco meglio perchè adesso parliamo di società liquida, c’è briachiamo tutti e la smettiamo di darci a martellate sugli …zebedei, come fà a volte Rocchino. Uaoo finalmente torna Dionisio e Apollo?

    Sull’uso della paesologia come nuova religione avrei dei dubbi se non dei timori come lo stesso uso del potere del clown da parte di alcuni.

    E, si pure io un sacco di volte mi so chiuso nella stanza , nel mio mondo pieno di grate, per dimenticare più che ricordare. Dimneticare o ricordare? questo è il dilemma, del nuovo secolo.

    Uomo paziente? Malato sociale! Uomo incazzato: guarito biologico.

    “Ma si riandare nella memoria” oggi è possibile con la via del cerchio del clown scemano. Ma quanti sono stati disponibili a confrontarsi con la memoria del passato e mettersi a confornto con se stessi “nudi” daanti agli altri?

    Ripartire dall’individuo? E, come? Ieri sera sono stato a Grottaminarda e si parlava dei giovani e delle loro angosce di solitudine e disperazione “liquida”. Si è parlato anche di università popolare dell’irpinia alla fine ho fatto una proposta a Michelino. Facciamo un seminario sulla disperazione dei giovani nel luogo di ritrovo di giovani che può essere un bar o una delle panchine di Franco.

    A me manca la Comunità! perchè mi manca la sicurezza di potermi confrontare sena confini. La sicurezza è l’elememto fondamentale per una vita felice. Ma a cosa risponde la sicurezza? Risponde ad uno dei bisogni primari la sopravvivenza.

    Ora giusto per rivendicare le “marginalità” e le “fragilità” perchè non si dice che il problema della sicurezza oggi non esiste perchè qui da noi almeno non ci moriamo di fame. E che se torniamo alla terra possiamo recuperare possibilità di vita che in Irpinia farebbero invidia ai depressi milanesi.

    Il problema è prima perdersi per poi ritornare.

    Vado spesso , come sapete in giro con la moto, e

    “Mio padre che faceva l’autista di camion mi diceva sempre: non è importante la meta ma il viaggio, perchè quando arrivi ti accorgerai che stai già li ad aspettarti da un pezzo.”

    Come facciamo a ricostruire una societa “civile” ..perchè se diciamo ciò dobbiamo prendere atto almeno che questa è “incivile” …gia dirlo, nominarlo, è un cambiamento.

    Il cambiamento non passo attrraverso l’altro ma attraverso noi stessi. La strada? Ognuno ne percorre una l’importante e reincontrarsi e questi non sono e non devono essere “gesti eroici”.

    Io sono per rinunciare all’eroe e
    al coraggio e riconquistare semplicemente consapevolezza del : “io sono…” e del come “mi chiamo…”. Ognuno con la propria storia di disperazione ma ognuno con la capacità di farsi attraversare come un colabrodo da essa.

    Mi fà piacere che Andrea Di Consoli “illuminato sulla via di Castelbaronia” a differenza di quella di “Cairano” riprende uno dei temi fondamentali sui quali è nata la stessa Comunità Provvisoria e sui quali c’è bisogno di confrontarsi in maniera “individuale”.

    Una via l’avevo anche proposta tempo era la via del cerchio “appuntamenti fuori rotta: la biblioteca dell’anima” è una delle vie per un confronto a partire da me clown che cerco di andare oltre il coraggio per ricercare la “perfezione”.

    Problema “esistenziale”? No “massima vitalità nella massima disperazione”.

    Eulà….ecco ieri sera ho detto u mierec Ciasullo ….se ti senti tradito non chiederti perchè l’altro ti ha tradito ma cosa hai fatto tu per meritarti il tradimento. Il problema è rovesciare il tavolo della discussione. E raccogliere i frammenti sotto il tavolo per ricucirli.

    Io uso la Singer la vecchia macchina nero lucida per cucire che mi ha lasciato mia madre.

    A questo punto mi so perso..lo so quando penso faccio danni …anche perchè il pensiero è illusione …il corpo è realtà e adesso ho un bisogno corporale ……devo vedere il mio angelo.

    Avete visto Mercurzio il mio angelo custode, passare di qua? Ogni tanto mi lascia incustodito e mi vengono le angosce e prima mi voglio trasformare in Gabbiano e poi in Rana….ultimamante so finito in uno stagno di merda….e ad un certo punto….mi sono sentito toccare al piede destro da un essere piccolissimo …… e mentre succedeva cio …Mercurzio mi ha detto un sacco di cose…poi è scoparso dalla circolazione e non si è fatto più sentire……se lo vedete ditegli che lo sto cercando…..

    .http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2009/12/langelo-mercurzio-ranosecondo-toccato.html

    Nanosecondo

    4 dicembre 2009 at 9:20 am

  6. ..ops scusate .,,….se sono scappato via …ma quando penso a queste cose sodomizzo da solo. E si vorremmo tutti unire l’utero al dilettevole, ma con tutti sti ipocondri in giro è difficile. Biosognerebbe pensare ad esempio a fare una riserva per la protezione degli Ipocondri…sapete che cosa bella verebbero un sacco di gente in irpinia a vedere questi animali storici appartenenti al periodo “gliaciale delle nevicate tra lacedonia e candela”. Insomma la comunità è questa e ce la teniamo chi se l’è persa se la ritrova ….e chi se l’ha ritrovata ci cerca come me il proprio Angelo.

    Se vedete Mercurzio ditegli che lo cerco, per favore.

    Cia Nanos

    Nanosecondo

    4 dicembre 2009 at 9:33 am

  7. Per Nanos…facciamo ‘sta cosa’ che hai detto…ha senso!
    io ci sto
    mandami una proposta

    Michele Ciasullo

    michele ciasullo

    4 dicembre 2009 at 3:46 PM

  8. Facciamo un seminario sul “tradimento dei grandi nei confronti dei giovani” nel BAR di GROTTAMINARDA (no so come si chiama) dove ci siamo incontrati l’altra sera.

    Incontro Pubblico per quasi caso della
    UNIVERSITA’ POPOLARE DELL’IRPINIA
    sul tema:
    “CHI HA TRADITO MICHELINO?”

    o meglio:
    “IL TRADIMENTO DI GIOVANI EROI DA PARTE DI ….”

    sottotitolo:
    nuovi eroi? i giovani!

    sottotitolo del sottotitolo:
    società liquida (alcool, fiale ecc);
    o societa solida ( sapere e poteri);

    nella “sostanza” e nella “forma”
    chi ha tradito Michele Ciasulli, e perchè?

    Ingresso Liberi si paga all’uscita in natura: si accettano polli, conigli, soppressate, bottiglie di vino, uova fresche e anche marce.

    nanosecondo

    4 dicembre 2009 at 11:57 PM

  9. Interventi di:

    L’angelo Mercurzio (con le ali però stavolta e sul serio);

    Il Clown Nanosecondo (con la moto del tempo)

    La Principessa Naiza (con…..??)

    Il Dottor Michelino Magnifico Ruttore della Università Popolare dell’Irpinia d’oriente , di ponenete di levante e d’accidenti.

    Coordina il battito:
    Lo scrittore e somma di poeti dell’ipocondria e panchinaro esimio Franco Arminio
    (senza presentazione di libri stavolta)

    nanosecondo

    5 dicembre 2009 at 12:02 am

  10. lo il locale è piccolo , ma si puo mettere uno schermo gigante sul marciapiede fuori…..

    nanosecondo

    5 dicembre 2009 at 12:05 am

  11. quelcuno che mi spieghi il significato del verso di una canzone di francesco de gregori in cui si legge o si ascolta
    “mussolini ha scritto anche poesie, i poeti che brutte creatura,ogni volta che parlano è una truffa”

    l’autore si riferisce ad duce o a tutti i poeti?

    dunque la paesologia come antidoto alla poesia o come zibaldone della retorica di inizio di millennio.

    una spiegazione è gradita. Rocco Quagliariello

    rocco quagliariello

    5 dicembre 2009 at 6:34 am

  12. Gli “eroi non volano sempre attraverso l’aria”….” adorso di cavallo o d’uccello,in sembianza d’uccello, su una nave volante, su un tappetovolante, sulle spalle di un gigante odi uno sirito,nella carrazza del diavolo …..”….”la razionalità più profonda implicita in ogni azione lettararia ( o filosofica, politica ecc.) vada cercatanelle necessità antropologiche a cui essa cosrrisponde” I. Calvino…..
    ….attenzione alla categorie mentali troppo astratte o troppo comuni…..a proposito di govani…
    ….tempo fa avevo fatto queste considerazioni….mi auto cito non per narcisismo ma per pigrizia.

    Nella nostra società si è inserito un fattore di grossa discontinuità.E i primi ad accorgersene sono stati ,non a caso gli uomini del marketing.
    Secondo questi ultimi, la mutazione interesserebbe i ragazzi nati apartire dalla fine degli anni settanta.Da quel momento, in effetti, che una massiccia iniezione di tecnologia dell’informazione e della comunicazione ha sovvertito i rapporti di forza tra le generazionei.Fino a quell’epoca noi bambini eravamo privi di autorità, avevamo tutto da imparare anche negli scontri familiari e nella conquista degli spazzi di democrazia e dei diritti.Avevamo molti doveri e pochi diritti tutti da conquistare .
    A partire da allora, invece i giovani sono stati investiti da una autorità crescente.La loro dimestichezza e abilità nelle nuove tecnologie, chiave della nuova economia della conoscenza li ha avvolti in un alone di misteriosa, ieratica superiorità.All’interno della famiglia, molto spesso, sono stati trasferiti a loro gli scetrti del potere : il telecomando, la tastiera del computer e tutti gli accorgimenti tecnici del montaggio e del funzionamento delle macchine utensili della casa.
    Per la prima volta il principio di anzianità e di potere è apparso ribaltato.Si è svalutato ,cioè ,il peso del bagaglio di insegnamento per via ereditaria e il ruolo autorevole dei genitori nel confronto fisiologicamente conflittuale e nella crescita evolutiva nella formazione della personalità.
    Sono saltati i processi di trasmissione ereditaria del sapere, i loro codici di comunicazione e ,cosa più importante dal mio punto di vista, la gradualità dello sviluppo intelletivo ,emotivo e caratteriale
    del bambino nel processo della età evolutiva (infanzia-adolescenza-maturità).
    Non c’è da sorperendersi, quindi, se il risultato di tutto questo è una generazione al tempo stesso onnipotente e precoce e nello stesso tempo matura ma debole e disorientata.
    Una generazione che produce “enfants prodige”, geni dell’informatica, baby imprenditori ma anche “mostri della normalità” e “assassini senza moventi e senza scrupoli” , nel “migliore dei casi “ degli arrabbiati perenni e dei violenti superficiali e inconsapevoli.
    …..mauro orlando

    mercuzio

    5 dicembre 2009 at 9:02 am

  13. Facciamo finta di ‘prendere in seria considerazione’ le domande sulla poesia,i poeti e la paesologia e quant’altro.Voglio restare al tema specifico e serio della funzione della forma di poesia per musica Di De Gregori riguardoi fatti storici nei diversi contesti politici.
    Avevo scritto delle considerazioni sulla canzone “il cuoco di Salò” che mi dava occasione per una analisi non solo letteraria o politica sul concetto di Storia o di storie…Ne riporto la parte finale che può essere utile per una possibile domanda nel merito…

    “Il cuoco di Salò” (Amore nel pomeriggio, 2001) è una canzone inimmaginabile e fuori da ogni canone.
    Primo straordinario coupe de theatre è il “corner storico” da cui viene guardata la vicenda, perché di vicenda storica si tratta e così recente che la ferita fa ancora male. La trovata del “corner” per raccontare un “grand affair” non è nuova in arte. Il personaggio minore, angolare, che fa da protagonista e racconta dal suo punto di vista un evento più grande di lui c’è già in Shakespeare, c’è in molto cinema (“La Tunica”, “Ben Hur”, “Il mondo nuovo”, etc.), esiste in parecchie opere letterarie.
    Nella canzone in esame il trucco di lasciar descrivere gli ultimi giorni del fascismo da un personaggio ignaro, a digiuno di politiche e intrighi, ingenuo quel che basta, permette a De Gregori una descrizione non solo imparziale, quasi naturalistica (i fatti son desunti da rumori, voci, pettegolezzi) ma perfino più disincantata, lontana e nel contempo paradossalmente più vera e tragica.
    Il cuoco pensa a sé, alla sua vita, al suo lavoro: è lui nella sua piccola dimensione il centro: tutto il resto che è “la storia” fa da sfondo e risulta ai suoi occhi come occasionale incidente, ininfluente. Il cuoco “vede” soltanto i riflessi esterni del grande dramma che si sta compiendo, e in questo fiume in piena, in questo mondo che si sconvolge e cambia, continua quasi imperturbato a pensare come il giorno prima, come sempre, alla sua professione, al suo quotidiano. Ma, e qui sta la trovata, quando si spinge a giudicare oltre il suo orto non ha, non conosce pensieri di parte, torti o ragioni, e accomuna nel delirio di una sola morte tutti, anche quelli che stanno “dalla parte sbagliata”.
    L’espediente della voce esterna narrante permette a De Gregori di fermare le bocce e provare un’umana, universale pietà per tutti i nemici, rivali compresi. Quel che gli sarebbe stato più ostico in prima persona (vedi “Le storie di ieri”), in questa falsariga di svolgimento a tema gli risulta semplice, non contraddittorio e soprattutto coerente. Non è il De Gregori di “Bella ciao”, il ragazzo che “guarda il muro e si guarda le mani” a raccontare. Non è il De Gregori passionario e comunista, il populista contro ogni potere: partendo da sé e dal suo vissuto non avrebbe mai potuto scrivere una canzone simile. E allora ecco il “cuoco” di Salò, creatura in una tempesta più grande di lui che appena avverte e non può capire in tutte le sfumature, se non nell’unica che gli risulta leggibile: la morte, lo sfascio, la fine. L’aggiramento dello scoglio ideologico è molto più apparente che reale. De Gregori si avvale di uno schermo per permettere a se stesso uno sfogo di dolore universale che altrimenti non potrebbe esprimere in una libertà così assoluta, e non potrebbe permettersi senza suscitare contraddizioni o dover elargire spiegazioni o precisazioni al suo pensiero. Perché anzitutto “Il cuoco di Salò” non è una giustificazione né totale né minima al fascismo e ai suoi disastri. Non è e non vuol essere un accumunare morti di un tipo ad altri morti in una specifica contingenza storica. È semplicemente un grido muto, da espressionismo tedesco, un grido lacerante e silenzioso sull’inutilità, sull’occasione perduta, sull’insensatezza di un periodo evitabilissimo e non evitato, sull’esaltazione pilotata, ingannevole e incolpevole di alcuni, di molti giovani.
    E allora siamo ben oltre i primi anni quaranta: siamo in tutte le guerre, in tutte le irruzioni di morte nella storia, perché di questo si tratta, del confronto cioè tra la bellezza della vita (del sole, dei giorni, della luce) e il disfacimento della morte, una morte melliflua, ingannatrice, subdola nell’apparente meraviglia delle sue promesse di vittoria e potere. Il cuoco è ragazzo, è infante: le ballerine venute da Venezia, il frusciare dei loro vestiti, le musiche notturne, le porte che sbattono, le scale salite e ridiscese la mattina spargendo ovunque profumo, lo colpiscono molto di più degli spari che vengono da fuori. Quando le ragazze scendono a far colazione il primo pensiero è alla vita che va, che continua (“se quest’acqua di lago fosse acqua di mare, quanti pesci potrei cucinare…”). Il primo pensiero è quello di aggrapparsi ai giorni, alle abitudini e di sentirsi in qualche modo importante: “anche un cuoco può essere utile…” “anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare”.
    Ma il secondo pensiero, oppressivo, alto e incombente come un nuvolone è la morte, quel che sta accadendo fuori: “Che qui si fa l’Italia e si muore, dalla parte sbagliata, in una grande giornata si muore…”. Non è un approccio critico, né di parte, è solo come un titolone letto su un giornale al bar o dal barbiere. Così lo prende , così lo fa suo il “cuoco”, che neppure sa se sian banditi, eroi o americani quelli che stan sparando sui monti. È la disinformazione tipica dell’uomo di tutti i giorni, che ha un solo attimo di apparente dolore nella riflessione davanti alle ballerine sculettanti: “quante storie potrei raccontare stasera, quindicenni sbranati dalla primavera”. Ma attenzione, non è pietà vera e propria, bensì una sorta di fatalismo, di impotenza, di “cosa ci posso fare io” di fronte a cose così imponenti. E infatti prevale nel suo piccolo modo di ragionare da Abbondio coraggioso un “sense of humor” perfino irresponsabile: “Io mi chiedo che faccia faranno (I PARTIGIANI) a trovarmi in cucina e se vorranno qualcosa per cena”. Attraverso questo magistrale “fool”, cui tutto nella sua astoricità è permesso, De Gregori dice il non detto, molto più che se lo dicesse espressamente. E lui sì, lui dalla sua anima con la sua voce, distinto se pur ben mascherato nella inattualità del cuoco, piazza quella stridente contraddizione tra illusione e realtà, errore e verità, sole o morte, che sono pianto per l’inspiegabile catastrofe del destino umano dove colpe e torti per una volta tanto non entrano in scena”.
    mauro orlando
    Chi per curiosità volesse leggere l’intero scritto mi può scrivere: orlando.mauro@libero.it

    mercuzio

    5 dicembre 2009 at 11:44 am

  14. ringrazio Mauro Orlando, notoriamente amico del principe dei cantautori unitamente ad Edda, anch’io sono amico di Francesco, conosco la moglie, i due figli gemelli ed ho parlato a lungo con lui mentre si andava a pesca a traino nel mare cilentano di Scario o davanti ad un cappuccino all’alba ,prima che Francesco andasse a riposare dopo l’uscita con gli amici pescatori in quel posto magico che gli ha ispirato molte liriche diventate canzoni.
    come pure a spello(pg) dove ha una bellissima tenuta agricola ,oltre che una sala di incisione nella sua casa di campagna)villa) come la definisce lui personalmente, pareti vetrate vista cielo vista verde vista monti vista colline.

    A Mauro,cosi’ affettuoso, vofrei dedicare queste poche riflessioni in attesa dell’incontro del nove gennaio che sancirà la nascita uffiviale della paesologia.

    dedice e decine sono le persone che ho incontrato nella mia vita, nei mio girare per il mondo.
    arcivescovi, sindaci, scienzati, medici, psicologi, filosofi, magistrati, giuristi, tipografi, giostrai, storici, storiografi, artisti disparati e disperati, architetti, imprenditori, politici, maestri, artigiani
    Li ho scrutati, li ho ascoltati, cercando di restituire la loro voce in particolar modo quando quella voce parlava la lingua concreta e precisa di mille differenti mestieri.
    mille differenti attività alle quali ognuno si dedicava ogni giorno con passione e creatività ma anche con determinazione e sacrificio. Le citazioni dunque nei libri e nei discorsi sono necessarie, come il lievito per il pane saporito, come la farina per zeppole, come le uova fresce per una buona frittata
    non soltanto perchè a dargli linfa sono le tente persone incontrate e le loro storie raccontate ascoltate, ma perchè le sospingono nel mondo dell’immaginazione.
    orbene il nove dicembre al tetro gesualdo di avellino ore 21 il principe dei cantautori terrà un concerto. Ogni amico del principe dovrebbe onorare il dono che rivolge alla città di avellino ,l’occasione è ghiotta come pure la sera successiva al teatro partenio alla prima del film “di mestiere faccio io paesologo”
    Incontriamoci al gesualdo per de gregori, al partenio per la paesologia narrata, al castello di grottaminarda il nove gennaio per la nascita ufficiale della paesologia.
    Sarà ll’occasione di chiudere degnamente un anno difficile ed iniziare degnamente un anno misterioso.
    Grazie Rocco Quagliariello

    rocco quagliariello

    5 dicembre 2009 at 1:17 PM

  15. Nanos: Sentinelle allerta! Alto là, chi va là, fermo o sparò.
    «A siete voi Principessa Naiza.Voi avete tradito sua maestà l’imperatore»
    «Gesummaria e quando?»
    «Smettetela con queste stupidaggini»
    «Faccio rispettosamente notare che tradire sua maestà l’imperatore non è per niente una stupidaggine…»
    «Non volete confessare? Avete volontariamente indossato l’uniforme di un altro esercito tradendo la vostra patria ed il vostro imperatore e padre?»
    «Volontariamente»
    «Senza alcuna pressione?»
    «Senza alcuna pressione»
    «Sapete Principessa , lei è perduta?»
    «Lo so, soldato …. al 91° reggimento delle sentinelle dell’Irpinia d’Oriente mi staranno senz’altro cercando…»

    Mercurzio: Nanos ma che dici? Sei proprio un ingenuo! Ma come puoi immaginare che la Principessa tradisca il suo imperatore e padre. Certo ci sarà stato un equivoco o l’Imperatore è uscito pazzo, ed è llui il traditore. E poi che centra sto cuoco di Salò. Lui mica ha fatto la guerra come te.
    Certo hai una grande dose di ottimismo, di solidarietà umana e ad una forma di astuzia tipicamente contadinesca, sei clown d’altronde, che ne fa ti te il prototipo di milioni di vecchie sentinelle e soldati travolti dalle carneficine della due guerre mondiali e ti appresti a farne un’altra di guerra. prima guerra mondiale. E quell’altro che ancora inneggia agli anti eroi e per questo agli eroi del passato volendo far rivivere la storia pure in un qualsiasi pomeriggio d’amore? Ma sti filosi devono essere un po’ matti.
    Certo sullo sfondo delle lora disavventure umane in terre lontane da questo fronte di desolazioni e tristezze dove solo i muri si lasciano parlare tappando la voce alle persone e poi si parla di villaggi sperduti e distrutti dal terremoto e ancora dalle guerre dei sanniti contro gli Irpini e poi mo di Irpinia d’Oriente contro tutti armati…. Beh! Vedo da quassù anche stazioni ferroviarie dove si ammassano soldati abbandonati a se stessi che aspettano Agostino Della Gatta che li faccia salire per scendere poi in qualche cantina di Taurasi a bere ed ubriacarsi finalmente o aspettano un rancio che non arriverà subendo pure grottesche ispezioni dall’architetto maledetto che gli costruisce muri più alti per le loro caserme con torre di avvistamento per i posti di sentinelle.
    Il lungo viaggio che si è fatto sto Mauro , filosofo da strapazzare con le uova al tegamino la mattina per prima colazione è caratterizzato dai dialoghi surreali di soldati, nei vagoni, con le loro partite a carte, e dal filosofeggiare tradimenti e di sentinelle e di canzoni.
    A proposito dello sproposito, infarcisce i suoi discorsi di racconti grotteschi e paradossali dove spesso si riflettono le esperienze di vita vissuta da quell’altro scansa fatica di sommo poeta che se lo viene a sapere il vero sommo gli spedisce una miriade di fulmini e saette che la panchina dove si và a sedere diventa un barbecu d’autore.
    Ora nell’odissea del nostro eroe Michelino che se la mena un po’ per il tradimento della Principessa Naiza, io gli direi ma perché non vai in prima linea e più che l’atrocità del tradimento di sarà più chiara forse la sua assurdità fatta di vecchi generali rimbambiti, di ufficiali burocrati, di soldati che dovrebbero stare tutti da una parte e che invece sono ostili ed estranei tra loro: i Flumeresi di sopra contro i Flumeresi di basso e poi ancora più contro gli Arianesi e contro i Bisaccesi quest’ultimi poi a loro volta disprezzano i Laceodiani e ancor più i Nuschesi coin tutti i loro soldati e generali vecchi asfittici e insonorizzati, altro che autismo cronico.
    Il tutto, mentre sullo sfondo compaiono in scene comiche e grottesche tra “Rocco Siffrido” e sto filosofo venuto dal nord Italia?
    Tutti Astuti mercanti umani che cercano di sopravvivere con un misero commercio di paroloni, disprezzati da tutti.

    Io sono… l’Arcangelo Mercurzio.

    Nanos: ops …ho ritrovato Mercurzio….finalmente!

    P.S.
    “sense of humor” perfino irresponsabile: “Io mi chiedo che faccia farà Mercuzio quando leggerà sta cosa mentre sto in cucina con il Cuoco di Salò e i Partigiani…. e se anche lui vorrà qualcosa per cena”.

    Nanos

    Nanosecondo

    6 dicembre 2009 at 12:05 am

  16. parlo da “arcangelo” : mi ricordo di un non-più-giovane napoletano nel lontano 1647che si era peritato di combattere gabelle e gabellieri indiscriminatamente in nome dei ‘lazari’…gli scalzi …laplebe del tempo.In un contesto che gli altri hanno chiamato ‘barocco’ per la varietà e diversità di opinioni e idee cercava in modo canzonatorio erealistico di contrastare una ‘modernità’ e un ‘nuovo che avanzava anche con realismo ma con una scompostezza e contraddittorietà che mal si adattavano alla presunta ‘rivoluzione’ che voleva metter su.
    Dopo tanti atti ‘eroici’ e rivoluzionari….la conclusione classica di tutti i simpatici velleitarismi che la storia napoletana ci ha procurato ad iosa.Tommaso Aniello ,pescivendolo e rivoluzionario di giornata…cambia e diventa letteralmente pazzo e comincia a comportarsi come una semplice ‘maschera’ della commedia dell’arte con improvvise e incontrolate sequenze di frasi senza senso, ridicolose e surreali, allusive e criptiche, gesti inconsulti esconvenienti, linguaggio scurrile e plebeo….mattane da palcoscenico non da vita reale….”parlava da matto e operava da baccho” da indemoniato ….cosi si criveva nel secolo XVI a Napoli…….

    mercuzio

    8 dicembre 2009 at 9:44 am

  17. A finalmente riappari … come arcangelo ma mi sa che ti sei perso le ali.

    Ah Mercù! ..Sai (?)… come clown indagando sulle origini del dolore, le ho ritrovate tutte nella mia folle ossessione per il passato. Per questo tempo fa mi feci la moto del tempo , ma poi ho capito che la cosa più importante è il viaggio anche perchè quando sei arrivato ti accorgi che stai già li ad aspettarti da un pezzo…..

    Certe volte ti inceppi pure tu con i ricordi come me;
    ricordi, lieti o dolorosi, che ci provocano l’illusione della continuità e ci fanno soffrire.

    C’è un mio amico filosofo che abita sul “garda” che a volte mi dice che invece bisogna tenere desta l’attenzione sulle singole percezioni e raccogliere momento per momento le sfide che la vita ci pone.

    Adesso sto praticando la disciplina della serenità più che la rivoluzione della follia…..semmai utilizzerei la saggezza delle nonne e delle zie (donne) si tutte donne, per impostare una nuova rivoluzione.

    E’ vero le mie parole sono una sequenza di sensi senso perchè non si pongono mai il problema di cercare qualcosa al di fuori di “se” (senza accento mi raccomando) ma pura conoscenza che implica pensiero perchè il pensiero è materia.

    Le cellule che portano impressi i ricordi sono materiali e anche il pensiero è materiale. Ora studiando la materia che è fuori di noi, molti scienziati che non vengono mai presi per pazzi ( e si loro hanno il metodo scientifico…come michelino che si lamentava l’altra sera dei medici criminali che non prescrivevano il vaccino e che si rischiava…..e bene il virus della suina è passato ……quasi inosservato nel mentre solo in italia sono stati venduti oltre 5.000.000 di fiale di vaccino ad un costo di 3/4 euro l’uno a fronte solo di circa 500.000 utilizzatori) per poi tentare di scoprire qualcosa che è al di là di tutto, mentre dovremmo cercare qualcosa che è dentro di noi, ognuno di noi e ed essere coscienti che il cambiamento “la rioluzione” quella era per (intenderci) la dobbiamo fare prima dentro di noi.

    Rifletti Mercù….a volte ho chiesto a qualche scienziato, o astrofisici che scrutano le profondità dei cieli, se erano d’accordo su questo: con le loro ricerche tentano di scoprire che cosa c’è al di là di tutte le cose.

    Bene alla fine tutti mi ha risposto la stessa cosa studiamo la materia servendoci del pensiero. Ma se il pensiero è materia: allora perché non studiare subito dentro di noi la materia, invece di andare a cercarla fuori?

    A mercù……io so pazzo perchè mi so messo in testa che voglio fare la “rivoluzione dentro di me”….perchè solo così posso cambiare la mia realtà.

    E pure ste cose me le dovresti insegnare tu ……per fortuna che t’ho ritrovato.

    cia nanos

    Nanosecondo

    11 dicembre 2009 at 11:20 am

  18. povero masaniello… se avesse letto il post delle ore 9.44 a m dell’8 dicembre duemilanove!!!

    altro che rivoluzione popolare per la tassa sulla frutta : qui si mette in discussione la napoletanità come se fosse cosa di cui vergognarsi.

    eppure il processo di napoletanizzazione del mondo è in atto, inarrestabile .

    ovunque è stato accettato con consensi entusiastici , salvo rarissime eccezioni di genti senza cuore, senza anima e senza fede nelle capacità umane. una prece natalizia.
    garbatamente Rocco Quagliariello

    rocco quagliariello

    11 dicembre 2009 at 8:11 PM

  19. ma di quale “messa in discussione della napoletanità e…..processo di napoleletanizzazione del mondo” si intende parlare!?!? Quando in questo Blog si riuscirà a stare anche con ironia e sarcasmo nel merito delle discussioni senza necessariamente far diventare sempre il tutto occasione di esrcizio delle proprie idiosincrasie mentali o psicologiche .Non ho esercitato il mio diritto-tecnico di cancellare l’intervento per ‘abundantiam cordis’ della democraticità delnostro blog e anche perchè avevo percepito da parte di Rocco forme di tolleranza e correttezza che facevano ben sperare a tutti.Comunque per tutti vale la massima ” delle cose che non si comprendono appieno è meglio tacere!”
    mauro orlando

    mercuzio

    12 dicembre 2009 at 11:08 am

  20. confermo sia le forme di tolleranza che quelle di correttezza.
    Aggiungo anche il rispetto degli altri e la non ingerenza nella libertà di opinione che appare inviolabile.

    Per quanto attiene le “idiosincrasie mentali e/o psicologiche” rivolgersi altrove, la faccenda non puo’ riguardare me in alcun modo.

    Il diritto-tecnico di “cancellare l’intervento” è esercitabile a norma di regolamento del blog comunitario solo se il commento è lesivo dell’immagine e della dignità dell’autore o di chicchessia, quindi l’abundantiam cordis e la democraticità nel caso in specie risultano sprecate.
    Garbatamente Rocco Quagliariello

    rocco quagliariello

    12 dicembre 2009 at 5:55 PM


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