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L’INNO ALLA GIOIA DI CAPOSSELA

di franco arminio 

Vinicio Capossela non è un cantante e neppure un cantautore. Chi scrive non è un critico letterario né un critico musicale. Queste sono semplicemente le note di un ascoltatore. Sono ormai più di venti giorni che ascolto nello stereo della macchina l’ultimo disco di Vinicio. Non mi era mai capitato di rimanere avvinto a un disco per tanto tempo senza il bisogno di sentire altro. Quelle di Vinicio sono ariette, sussurri, bisbigli, racconti di un artista originalissimo che si trova a vivere in questo occidente solitario e omologato. Quest’ultimo disco è assai diverso dagli altri perché Vinicio non si ripete mai. La sua musica è come un circo, mette tende in luoghi sempre diversi. Credo che sarebbe molta piaciuta a uno come Fellini, credo che i due abbiano dimore oniriche molto vicine. Capossela non è mai dove lo aspetti. I suoi pezzi non sono mai zavorrati da ansie di compiacimento o di denuncia. Non vuole trascinarci da nessuna parte. Sono pezzi a bassa voce, pezzi che si avvicinano all’orecchio ed entrano con discrezione, poco alla volta. È stato un grande piacere ascoltarli nella bella cornice del teatro Gesualdo. È stato un piacere per lui eseguirli in un’Irpinia a cui si fa sempre più vicino e in cui è sempre più apprezzato. Non poteva mancare e non è mancato un cenno alla battaglia per difendere il Formicoso di cui è grande protagonista. Sicuramente la sua grande arte ha le radici in quella terra che vorrebbero oltraggiare.  Anche se in questo disco appare molto lontano dal Capossela ascoltato sul luogo che ora è circondato dal filo spinato, è ben visibile la svagata malinconia di un perdigiono di grandissimo talento, la traccia poetica dell’Irpinia d’oriente, la teatralità bizantina (che lo accomuna al cairanese Franco Dragone, altro irpino di fama internazionale). La serata del Gesualdo è stata un grande appuntamento con le favole e i miti di un figlio di emigranti, amatissimo ovunque, ma più che mai felice per avere conquistato l’amore della sua terra. Non è un stato un concerto ma un inno alla gioia. Ed è un peccato che fossero assenti quasi tutti i politici irpini. Forse avrebbero imparato qualcosa.

 

Written by Arminio

9 novembre 2008 a 4:16 PM

5 Risposte

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  1. Peccato? E’ stata una fortuna invece! Vedere le solite facce da culo anche in un contesto come quello sarebbe stato vomitevole…

    Rancoroso

    9 novembre 2008 at 6:38 PM

  2. La serata del “Concerto” è stata magica…(è dire una banalità)
    il mattino dopo, al risveglio, mi sentivo come se fossi stata in un sogno, in una storia, una vicenda da sogno…
    Vinicio ha la capacità di creare, prima per sè, poi per chi vuole condividere, settings, atmosfere da sogno in cui non possono esserci freni inibitori…ogni spettacolo è un poema epico…
    ci ha chiesto scusa per il pezzo “il paradiso dei calzini”…è un brano meraviglioso e resterà incancellabile nella mia memoria averlo visto suonare rannicchiato a quel piccolo strumento giocattolo di colore rosso…
    tanta dolcezza e poi tanto casino con l’energia e la potenza e l’istinto di “brucia troia”…
    “ovunque proteggi” dedicato al formicoso…
    “il gigante e il mago”
    “in clandestinità” e i nuovi pezzi, la banda della posta,
    lo “human pignata” e le attrazioni…
    tanta festa, tanta gioia, tanta buona musica, tanti sussurri e tanto rumore, tante emozioni
    tutto mi ha lasciato un gran silenzio dentro…un nuovo spazio per un nuovo tempo…
    grazie Vinicio

    monica

    9 novembre 2008 at 9:31 PM

  3. Ovunque proteggi
    Vinicio e le sue note, i suoni, il caos e il silenzio di un tempo gentile

    Viva Vinicio

    dario

    10 novembre 2008 at 10:09 am

  4. vinicio non può lasciare indifferenti. non può non piacere.
    non ci sono corde non toccate dai suoi versi, dai suoi accordi, dalla sua voce. ce n’è per tutti.
    la strumentalità, le variazioni cromatiche e timbriche, l’uso del linguaggio dal raffinato al popolare dal termine erudito al dialettale, il repentino a volte cambio di registro dal dentro al fuori, dal quotidiano intorno all’intimo, connotazioni mitologiche e mitiche (anche relative a un nostro immediato passato)sbalzano e producono sensazioni forti. mettono a contatto con il sacro. ne testimoniano la presenza nelle cose facendoci sentire più intimi a tutto e a tutti.

    alfonso

    10 novembre 2008 at 10:35 am

  5. però non mi è piaciuto capossela quando è stato intervistato alle invasioni barbariche. ha detto di essere cresciuto a modena senza fare cenno alcuno alle sue orgini irpine e alla battaglia sul formicoso. pensava che avrebbe perso consensi sulla scena nazionale?

    sergiogioia

    10 novembre 2008 at 2:37 PM


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