Archive for the ‘Franco Arminio _’ Category
poesia d’amore
dove comincia il tuo corpo
finisce il mondo.
il tema
parlo della morte dei paesi
ma il mio tema è la morte
la mia morte.
non c’è niente da fare
la vita serve a essenzialmente
a distrarci dalla morte
la vita non ha una sua ragione
più forte
è appena una diga di carta
un piccolo straccio
per asciugare
il mare nero in cui siamo immersi
il mare il male
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l’utopia caduta dalla rupe
Avevo cominciato insieme a Elda lavorare alla terza edizione di Cairano7x nell’autunno scorso. Inutile adesso dare conto della sequela di eventi che ci hanno portato al punto in cui siamo arrivati.Ho provato a difendere in tutti i modi l’esperienza dei tanti amici della Comunità Provvisoria e continuerò a farlo. Credo che questa esperienza e la paesologia sono esperienze d’avvenire.
Domani vado in Piemonte, ero stato invitato assieme a Elda Martino per parlare di Cairano e della Comunità provvisoria. Dovrò andare a raccontare un fallimento che in realtà è la condizione per passare ad altre avventure. Intanto adesso mi tocca scrivere ai cento e più ospiti previsti, compresi quattro importanti gruppi musicali che avrebbero potuto prendere altri impegni. Lontano dall’Irpinia ci sono persone che stavano già lavorando per noi. E per agosto c’erano tanti amici che mi avevano assicurato la loro presenza, come semplici visitatori, amici che ho conosciuto nei tantissimi incontri che ho avuto in questi mesi in giro per l’Italia e in cui ho sempre parlato di Cairano. Da domani comincia un’altra storia nel mio rapporto con l’Irpinia e comincia un’altra storia anche per questo blog. Avrò modo di scrivere più in dettaglio quello che penso di questa vicenda. Chiedo a chi cura l’impaginazione che questo post abbia la visibilità dovuta. Chiedo che venga lasciato per cinque giorni come post iniziale.
franco arminio, bisaccia, 6-07.2011, ore 23.41
Chiacchiere in libertà intorno alla salute
La giostra delle dichiarazioni sulla chiusura degli ospedali appare sempre più indegna se si considera che dietro le parole ci sono malati che ogni giorno non ricevono cure appropriate. L’azienda sanitaria irpina è la prima industria della provincia e tutti sappiamo chi è stato il capo storico di questa industria. Adesso non si capisce bene chi decide e cosa decide. È vero che è stato redatto un piano da ormai un anno, ma per ora non è stato attuato nulla di quello che in quel piano è previsto. Per cominciare si può dare uno zero in condotta al manager Florio. Leggete questa sua dichiarazione apparsa ieri a proposito dell’attuazione del suo piano: “Si parte con il trasferimento dei malati da Bisaccia a Solofra. Le operazioni partiranno già nel mese di luglio”. Il manager dimentica che sta parlando di persone. I malati non appartengono a lui, ma a se stessi e alle proprie famiglie. Non sarà certo lui a decidere dove andranno. Una dichiarazione del genere rivela una paurosa mancanza di sensibilità umana in un uomo che per mestiere dirige un’azienda che dovrebbe occuparsi della cura delle persone. Comunque il soggetto in questione ne dice tante, visto che sempre ieri il sindaco del mio paese ha dichiarato:
il modello cairano, una festa per chi crede all’irpinia
in viaggio coi fotografi
È Lucania anche questa: Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano
A Castelnuovo di Conza la pena di un paese ricostruito e già in rovina prima di essere abitato. A Laviano la pena e il disgusto per il lavoro degli architetti. Poi il colpo d’ala, la visita a un contadino che conosco. Siamo rimasti due ore noi a fare fotografie alla bella famiglia e alle vacche loro a offrirci il meglio dei loro prodotti. A un certo punto sembrava uno di quegli incontri umani che si facevano una volta. erano tutti felici. Io no, ero immerso nella mia stanchezza. alla fine per qualche motivo non mi trovo mai a tempo con gli appuntamenti della vita. E in questo caso neppure all’appuntamento con la poesia.
Il racconto del viaggio di oggi potrebbe finire qui, in questo veloce riassunto. Ma ricomincio daccapo, frugo nei dettagli, magari è da lì che si apre qualche spiraglio.
Siamo in provincia di Salerno, ma non è il Cilento e neppure la costiera. Siamo molto vicini all’Irpinia d’oriente e alla Lucania. Tre paesi che nessuno aveva mai sentito nominare prima del terremoto dell’ottanta. Il vecchio oblio lentamente sta tornando. Io però ci torno almeno una volta all’anno, sono affezionato a questi tre paesi, sono tra quelli che mi sono più cari. Per i luoghi esistono simpatie e antipatie, come per le persone.
Oggi sono qui coi fotografi della terra dell’osso. Li porto nei paesi, poi ognuno fa quello che vuole.
Prima tappa a Castelnuovo. Andiamo nella piazzetta che una volta era il cuore del paese e ora è un bel cerchio di case vuote, a parte la casa del sindaco. Il baricentro del paese si è spostato più giù, il baricentro è nelle case sparse. Salendo più in alto il senso di sgomento cresce. Non solo non abita nessuno, ma colpisce la grandezza delle case, tutte ricostruite e tutte vuote. Forse in nessun posto in Italia si può vedere una cosa del genere, un patrimonio urbanistico di un certo pregio completamente abbandonato.
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nulla andrà perduto
ognuno hai i suoi toni, ognuno ha il suo stile di scrittura. non giova a nessuno che ci sia omogeneità.
l’importante è ritrovarsi quando si avviano grandi imprese, tipo cairano7x.
qui ci si può riscaldare i muscoli, si possono fabbricare idee e punti di vista
ma poi è il fuoco del fare che illumina entusiasmi e diserzioni.
ieri sera ho visto su fb che michele citoni ha messo la foto del mio libro come suo profilo. mi pare un gesto politico importante oltre che un gesto di grande amicizia. non è che devono farlo tutti, ma con quel gesto michele fa una scelta, indica che sta in un luogo, dice che c’è una battaglia culturale in corso e dice che fa parte di questa battaglia.
elda ha comprato decine di copie del libro e le “fa” comprare alle persone che incontra.
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oratorio dell’ansia
il 23 febbraio esce oratorio bizantino, un libro sulla nobiltà dell’altura….
intanto continua il mio oratorio dell’ansia … _ _ _ armin
*****
tremo sempre
tremo ancora
tra il cuore e la testa
ho una vena di carta
mi basta un soffio storto
nel mio corpo
per sentirmi morto
non ce la faccio più da tanti anni
non ce l’ho mai fatta
e continuo a lavorare
ai muri a secco della scrittura
Nobiltà dell’altura
di ARMIN _ metto qui la prefazione a ORATORIO BIZANTINO scritta da franco cassano e apparsa sul mattino di oggi. il capitolo finale del libro è dedicato a cairano, la nostra rupe dell’utopia.
Nobiltà dell’altura _ Franco Arminio è una figura di intellettuale insieme tipica e assolutamente originale nel panorama del nostro Sud. Egli, pur pos¬sedendo tutte le qualità per farlo, non è mai partito, non ha mai usato la sua intelligenza per scappare altrove. È rimasto invece fedele al-la sua terra, senza sacrificare a tale fedeltà la sua mobilità intellettuale o il suo spirito critico, di cui le pagine di questo libro sono un documento ricco e vibrante. Infatti per Arminio, e questo è un altro tratto singolare, l’amore dei luoghi nasce non, come spesso accade, dalla rimozione dei loro veleni, delle loro miserie e delle loro impotenze, ma da uno sguardo lucido, che non nasconde nulla e non fa sconti a nessuno. Ci sono troppi che, deprecando, sbattono la porta e se ne vanno altrove e di lì pontificano a distanza. E troppi, tra quelli che rimangono, che sono convinti che la modernità sia soprattutto vendersi e sapersi vendere. Troppe volte oggi l’amore dei luoghi è diventato un’industria, un modo per venderli nel grande mercato globale, marketing territoriale, l’idea che si possa diventare commercianti della propria identità, e quindi parte della grande simulazione e dello spettacolo globale. Ma i luoghi di Arminio, i paesi dell’Irpinia, non sono stati assaltati direttamente, non sono stati invasi da turisti. Dall’esterno i cambiamenti sono minori, anche se sono stati fortissimi anche qui, e quei luoghi sono stati distrutti da un’arma silen¬ziosa, da una «modernità incivile», che ne ha disinnescato l’anima, trasformando gli abitanti in profondità.
tribù d’italia
domani dovevo essere a milano per partecipare a una riunione delle tribù d’italia, un gruppo di scirittori, artisti, operatori sociali che cerca un di costruire una rete dei resistenti…. non potendo per motivi familiari muovermi dalle mie alture ho mandato ad antonio moresco, una degli organizzatori della riunione, questa lettera….
Caro Antonio,
cari amici delle tribù d’Italia,
vi scrivo dal mio paese. Anche oggi sto davanti al computer, ci sto già da molte ore. Adesso è mezzogiorno e non vedo che altro potrò fare fino a mezzanotte. A me pare che tutto questo scrivere serva solo a rovinarsi la salute. Non puoi comprarti un cappotto con quello che scrivi, quasi mai si aprono dialoghi veri a partire dalle nostre parole. Ma io sono qui perché letteralmente non so fare altro. Sono finito in questa vita, mi ci sono messo giorno dopo giorno. Il mio impegno civile forse è un tentativo di uscire dal pozzo della scrittura. È un’attività molto faticosa, perché deve passare per riunioni in cui quasi sempre ci si stanca e si ha la sensazione che ognuno segua una sua strada e sia nella sostanza irreperibile.
Guido Giannini…. occhio comunitario e paesologico
Ora |
giovedì 3 febbraio alle ore 18.30 – 04 marzo alle ore 21.30
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Luogo | Libreria ” Feltrinelli “,via Santa Caterina a Chiaia 23 -Napoli |
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Creato da | |
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Maggiori informazioni | Presenteranno il volume:Franco Arminio e Generoso Picone. In contemporanea sarà inagurata anche la mostra di alcune delle foto pubblicate nel libro |
GUIDO GIANNINI : FOTOREPORTER PER VOCAZIONE: IL CHIOSTRO e LIBRARTERIA EDITRICE
“Il fotografo della decenza quotidiana”
L’occhio segreto e radicale di Guido Giannini.
“Uno spettro segreto e inquietante si aggira libero per Cairano…..l’occhio di Guido Giannini! Cairano 7x 2010 sta segnando una sua tappa ulteriore. Lo spazio e il tempo lento e dilatato assieme sconvolgerebbe la stessa ‘ragion pura ‘ kantiana anche se solo al livello della percezione semplicemente estetica senza finalità di ‘razionalizzazioni’ .Qui abbiamo esistenzialmente vissuto il non sentirsi impegnato in nessuna ‘forma a priori’ come obbligo conoscitivo e etico sfiorando in ogni attimo le insidie sofferenti del nihilismo e del relativismo. Abbiamo semplicemente immaginato e concepito il vivere quotidiano e i suoi attimi nelle contrarie maniere di vita come un insieme complesso di contingenza strane e impossibili. Ci ha individualmente aiutati ad apprezzare la ricchezza del possibile e assieme a consolarci dell ‘angustia del presente .Qualcuno ha scritto saggiamente che “ l’universo contiene sempre molte più cose di quelle che al momento è possibile trovarvi”.
il blog della terra
il nostro è il blog della terra, della terra nuda…..
la petizione da firmare qui è un piccolo gesto che esprime bene la nostra visione.
non vogliamo che l’italia diventi una nazione senza terra.
chiedo agli amici comunitari di sensibilizzare i propri amici, a partire da quelli veri a quelli virtuali su fb.
ieri sera a nusco abbiamo deciso tutti insieme di dare fiato alle SENTINELLE DEL TERRITORIO.
sarà questa la nostra principale attività, quella che dà senso a tutto il resto, a partire da CAIRANO 7X, ovviamente!
armin
la domenica dell’attimo
poco alla volta imprigionarsi
all’anca, sbiadire in sé, dentro il tragitto
che ti sei assegnato, nessun occhio intanto
vola via dal corpo, tutto resta al suo posto,
poco alla volta consumarsi
fare insieme un chiasso inutile
limarsi
per rotolare più lontano dagli altri,
la vita è stata un tempo un vetro rotto,
è stata, così diciamo
e adesso?
un paesologo a noci
Legature terrestri / Incontro con Franco Arminio / Sabato 15 gennaio ore 18.30 / Palazzo della Corte – Centro Storico (Noci)
“…un paese lo senti quando trema”
F. Arminio, Sulle spine dell’altura
Appuntamento invernale con le parole quello di sabato 15 gennaio, alle Leggi il seguito di questo post »
Poetica del rancore
metto qui un pezzo uscito sul mattino di oggi. sono cose scritte molto tempo fa, ma purtroppo restano attuali. – – – – ci vediamo lunedì 17 alle 16,30 a nusco con chi vuole, mi sono un pò scocciato di fare appelli, di fare la conta. alla fine non ce lo ha detto il medico di lavorare per questa terra. faremo quel che si puote e con chi vuole. senza rancore per chi resta a casa, alla fine è un impegno anche quello. _ armin
Sarebbe una buona cosa uscire in piazza e sentire gente che muove alti pensieri e scalpita e si appassiona a progettare il futuro. E invece dobbiamo Leggi il seguito di questo post »
prossimamente
cari amici
oggi ero molto stanco e nervoso, sono troppi mesi che tiro la carretta…
poi c’è il fatto che una parte di me non è comunitaria ma è in mano a demoni autistici. insomma, non sono uno che vive facilmente in un gruppo e il fatto che in fondo sto con voi da tanto tempo
vuol dire che siete persone non comuni.
io domani vado a parlare alla casa sulla roccia e poi lunedì alle 15 parla a radio tre, a fharenheit, insomma non c’è tregua…..
stanotte devo lavorare al libro (dico i fatti miei perchè penso che la comunità provvisoria non è un partito ed è un luogo in cui sia lecito dire anche i fatti propri, anzi, si deve partire proprio da quelli….)
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L’ITALIA CHE CERCO
cari amici, metto qui un pezzo uscito oggi sul manifesto. farà parte del libro che uscirà con mondadori a settembre 2011. intanto sto limando quello che esce a febbraio. sono stati giorni durissimi e la giornata di ieri è stata molto penosa. sinceramente tutto questo sforzo mi pare una sorta di suicidio…..
spero che tutti gli amici si facciano vivi circa il viaggio a roma, anche solo per dire che non possono o non vogliono venire: non c’è nessun problema. ricordo ancora una volta che sabato otto la comunità è convocata presso il castello di grottaminarda (ore 10.30).
*****
L’Italia che cerco ogni giorno è annidata nei paesi più sperduti, l’Italia che resiste dove c’è poca gente, dove ci sono alberi, erbacce, cardi, l’Italia che vive ancora solo dove è più dimessa, che non crede alla pagliacciata del progresso, l’Italia dei cani randagi, dei vecchi seduti sulle scale, delle case di pietra incollate in lunghe file che si attorcigliano. Questa Italia vive ancora solo nel sud interno ma bisogna andare a cercarla. Ci vuole che non ci sia città, che non ci sia pianura, ci vuole che non ci sia l’industria o l’industria dell’agricoltura, ci vuole che non ci siano uffici e grandi scuole e strade dritte e mare e serre e nani nei giardini. L’Italia che amo ha più di ottant’anni e rughe non lisciate, è una tribù di reumi e bastoni, è ugualmente lontana dall’Europa calvinista e dall’Africa animista, è una terra di magie arrangiate, di cimiteri sempre ampliati, di piazze livide e Leggi il seguito di questo post »
per un sessantotto delle montagne
metto qui un pezzo scritto mentre infuriava la battaglia per la sanità. quella storia non è chiusa. il 6 gennaio sarò al quirinale insieme agli amici della comunità provvisoria. porteremo il nostro sostegno a salvatore alaia che è lì da tempo a reclamare un maggior rispetto delle isitituzioni nei riguardi dei cittadini. armin
**** Dovrei fare il paesologo, girare per gli amati paesi e invece sto sul tetto di un ospedale a vagheggiare la nascita di un sessantotto delle montagne. Deliro o è veramente possibile scuotere la polvere e la miseria spirituale partendo proprio dai luoghi marginali e dalle cause perse? Non so che pensare, un giorno mi sembra che l’esercizio della lotta si vada allargando, il giorno dopo mi sembra di vivere in una democrazia sempre più anginosa, dove perfino la lotta è una fiction e nessuno crede veramente all’idea di cambiare il mondo.
Anche in un piccolo paese è possibile una grande vita
metto qui un pezzo uscito oggi sul mattino. andremo a roma il 6 gennaio e l’otto gennaio ci vedremo a grottaminarda. la comunità provvisoria è la nostra frontiera contro l’avanzata della miseria spirituale
**** Nei paesi è ancora possibile, ma non per molto, sottrarsi alla forza di gravità del pensiero unico, alla mercificazione onnivora e onnipresente, al demenziale allineamento conformistico che ha reso l’occidente un luogo triste e spiritualmente miserabile. Scansare questi pericoli non significa ricadere nell’antica melma dei propri vizi, indugiare coi ripetenti sotto il proprio campanile. C’è un “feticismo dello sviluppo”, ma c’è anche un feticismo della sofferenza e del fallire. I nostri paesi, al riguardo, sono dei veri e propri cataloghi. Vi si può trovare di tutto: chi rimanda al giorno dopo quello che doveva fare un anno prima, chi sputa veleno su ogni cosa, chi marcisce nella paranoia. Talvolta questa terra mi fa pensare a certi pazienti che quando li si vuole dimettere fanno resistenza, non vogliono lasciare la corsia, si sono abituati ad essere malati tra altri malati e a perdere l’aria viva e pungente del mondo esterno, la grazia del rischio e della bellezza.
poesia del secondo giorno dell’anno
e non questo sole scialbo
questi giorni appesi
al niente
e questo niente
che si è fatto mondo
che seguiamo ogni giorno
sparsi e senza voce
fino all’imbuto della sera
pellegrini senza sguardo
camerieri dell’orrore
incapaci di aprirci al vento
al cuore.
auguri agli ultimi anziani che abbiamo
ogni tanto per vecchiaia muore qualcuno
che non cercava potere né vittoria
e questa era finissima cultura.
ogni paese era una tela di eroi
la miseria per cui lavoravano oscurava
la grandezza di ciò che davano.
per salvare un alone di noi stessi
Davanti a noi c’è sempre un paesaggio, un lenzuolo aperto tra le tempie. Noi siamo qui, tra alture e colline che ci danno uno spazio, un confine. Qui erano le corse infantili, il pallone che rotolava in ogni luogo, gli asini che risalivano dai sentieri, i maiali davanti alle porte delle case. Adesso a un altro secolo si apre il libro dell’Irpinia e tutti abitiamo in una sostanza senza letizia e senza dramma: il limbo di una vita passata a vagare intorno al cerchio in cui non si entra. In una società che ha sempre coltivato una sua fastidiosa e compiaciuta allergia al futuro, in una terra carente di iodio, il lento metabolismo degli individui non poteva non produrre una maggioranza bradicardica, priva di guizzi creativi, murata in una muta, letargica ruminazione delle proprie debolezze. Ormai può dirsi compiuta la mutazione dalle miserie della civiltà contadina alle ricchezze di una modernità incivile. Leggi il seguito di questo post »
Sul voltare le spalle alla terra
Viviamo nell’epoca dell’impotenza. Nessuno sembra poter fare molto per la propria vita e per quella degli altri. È una condizione di tutto il pianeta. Forse è vero che qui in Irpinia abbiamo più problemi che altrove, ma è altrettanto vero che le opportunità qui ci sono, a cominciare, per esempio, dalla grande disponibilità di spazio e di terra. Il guaio è che nessuno ci insegna a vederle. Mia suocera ha quasi novant’anni e quando arriva il mese di aprile ricomincia a prendere la via della campagna per rimettere in vita il suo orto. Il clima di Bisaccia non consente grandi raccolti, ma il suo conforto sta nel fatto che la terra non si perda. In Irpinia gli orti spariscono via via che muoiono gli anziani. I ragazzi se ne occupano, piantano zucchine e cipolle, ma soltanto nel mondo virtuale. Ogni volta che vedo un ragazzo fare l’ortolano davanti al computer ho la misura esatta della bancarotta antropologica causata dal delirio modernizzatore che ha colpito le nostre contrade.
classifica pordenone legge
classifica di qualità ottenuta coi voti di 140 grandi lettori che seguono la letteratura italiana
Altre Scritture
1) Franco Arminio, Cartoline dai morti, Nottetempo, p. 88
2) Franco Buffoni, Laico alfabeto in salsa gay piccante, Transeuropa, p. 51
3) Dino Baldi, Morti favolose degli antichi, Quodlibet, p. 34
4) Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi, p. 26
5) Eraldo Affinati, Peregrin d’amore, Mondadori, p. 23
6) Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi, Feltrinelli, p. 16
6) Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, Einaudi, p. 16
cartoline-espresso
metto qui una piccola recensione di marco belpoliti uscita sull’espresso di questa settimana.
La letteratura è un dialogo con i morti, asseriva Giorgio Manganelli, nel senso che la si scrive, non solo per coloro che sono stati vivi, con cui si continua il dialogo in assenza, ma anche, e soprattutto, per coloro che tra poco non lo saranno più. Uno scrittore cinquantenne, afflitto da un’inguaribile ipocondria, Franco Arminio, poeta e paesologo, abitante a Bisaccia, in Irpinia, ha deciso di fingersi morto, come succede a ogni vero ipocondriaco, e di scriversi delle cartoline indirizzate a se stesso, in cui ogni singolo defunto racconta le cause e i modi della sua morte: Cartoline dai morti. Cartoline perché si tratta di poche righe, a volte un paio, secche e compendiose come quelle frasi che si scrivevano sul retro di foto dei paesaggi. Qui però c’è solo lo spazio bianco, mentre l’immagine della città, del paese, del monumento, della chiesa, non si vede, forse perché tutti questi morti che scrivono sono membri del medesimo luogo, appartengono tutti al Paese dei Morti, che comincia poco oltre le nostre città. Così i casi della vita, gli innumerevoli destini, scorrono sotto i nostri occhi, con accenti che vanno, seppur nella brevità e concisione, dal tragico al comico, dal sarcastico al malinconico, dal patetico al depressivo. La tastiera di Arminio, in questo che è il suo breve capolavoro, è variabile, e insieme ripetitiva, per quanto nessuna vita somigli all’altra: la diversità come sintesi dell’umano. Il destino coglie i morenti in situazioni strane, paradossali; oppure no: nella perfetta normalità del vivere. Tutti si ricordano di sé nell’atto di passare da viventi a trapassati. In verità, tutte queste 127 vite sono la medesima vita, vista da 128 punti di vista differenti, la vita di Arminio. Arminio è il poeta del nostro sconcerto quotidiano, poeta in prosa del nostro affondamento progressivo.
Franco Arminio, Cartoline dai morti, Nottetempo, pp. 136, € 8
Franco Arminio letto a dieci milioni di italiani.
Ci sono giorni in cui si muore in molti.
Sono i giorni delle grandi sventure.
Quel giorno in questa terra fu il ventitré novembre del 1980.
Oggi è domenica, nel cimitero di Conza sono le undici del mattino. I morti del terremoto sono quasi tutti sulle stesse file, un piccolo cimitero dentro il cimitero. Facce di uomini e donne di ogni età. Facce e storie che non ho mai incrociato. Ora di ogni persona che vedo vorrei conoscere cosa diceva, cosa faceva. Dall’addobbo della lapide a volte si capisce che si tratta di persone di una stessa famiglia. Ecco Luisa Masini, nove anni, col gatto in braccio. Sotto di lei Valeria Masini, dodici anni, e poi Maria, quarantatre anni, la madre. Il pensiero va subito al padre, chissà dov’è nel mondo a trascinarsi con la sua pena. Più avanti un’altra famiglia: Gino Ciccone, quarantanove anni, e poi Michele di dieci e Alberto di ventuno. Quelli che sono qui certamente si conoscevano tutti.
Questo pezzo è stato letto con grande profondità da Roberto Saviano, in prima serata e nell’ultima puntata di Vieni via con me di lunedì 29 novembre, sul canale televisivo di Rai tre.
E’ davvero un grande privilegio, aver condiviso con Franco Arminio l’avventura di questi anni della Comunità Provvisoria e di Cairano 7x.
Testimone che con la sua poesia e la sua capacità di scrittura ha raccontato la nostra storia, anche la mia.
Luca Battista
ieri, oggi e domani
ieri ho parlato di comunità e anche di comunità provvisoria a duecento ragazzi irpini. erano attenti……
poi a napoli a parlare di terremoto.
oggi la bella giornata di sant’andrea col sogno del parco e con una festa di sguardi gentili, premurosi. raramente mi sono sentito così a mio agio in irpinia….
prima ero stato a teora per pescare qualche altra immagine per il mio giobbe. conto di finirlo stanotte e presentarlo domani assieme alle cartoline.
un abbraccio a tutti.
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a FRANCO ARMINIO
a 3 anni dalla fondazione, COMUNITA’ PROVVISORIA rende omaggio a FRANCO ARMINIO con una raccolta di pagine a lui dedicate e pubblicate, da oggi, ‘permanentemente’ sul BLOG.
Per accedere >>> menù laterale destro : “Franco Arminio e la Paesologia”
Ecco le principali sezioni; se ne potranno eventualmente aggiungere altre pur nei limiti di questo tipo di blog ‘wordpress’ :
CHI E’ FRANCO ARMINIO https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/chi-e-franco-arminio/
ANDREA DI CONSOLI INTERVISTA FRANCO ARMINIO https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/chi-e-franco-arminio/andrea-di-consoli-intervitsa-franco-arminio/
SALVATORE D’AGOSTINO intervista Franco Arminio su Wilfing Architettura https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2010/01/11/arminio-su-wilfing-architettura/#more-8205
I POST DI FRANCO ARMINIO SUL BLOG DELLA COMUNITA’ PROVVISORIA (un importante raccolta e collazionament in ordine cronologico inverso) https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/chi-e-franco-arminio/i-post-di-franco-arminio-su-comunita-provvisoria/
QUASI TUTTO SU FRANCO ARMINIO (raccolta dei principali LINK) https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/chi-e-franco-arminio/quasi-tutto-su-franco-arminio/
POST, CITAZIONI, COMMENTI su Franco Arminio nell’ambito di COMUNITA’ PROVVISORIA https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/tag/franco-arminio/
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(qui c’erano dei ‘Wiva’, ma è stato fatto notare che erano canzonatori, allora sono stati rimossi. Erano dei viva di ‘bavariana’ memoria; espressione di apprezzamento e di gioia, ma … tant’è!)
spunti….
cari amici
andiamo verso un nuovo tipo di cp.
niente incontri plenari, ma piccoli gruppi che si incontrano per seguire o programmare determinate azioni. il blog resta come cornice generale e potrebbe essere usato anche da chi non lo ha mai fatto.
oggi sono stato a laceno, domani sui monti dauni, da sud ovest a nord est, sempre monti sono….
la fedeltà al paesaggio è la nostra più autentica missione….
vi ricordo per l’ennesima volta l’appuntamento di martedì a napoli….
la lotta al tempo dell’autismo corale
cronaca del 7 ottobre 2010
la giornata comincia con la lettura di un articolo irritante uscito sul mattino. non ho voglia di parlare del contenuto dell’articolo. sono indignato, cerco il sindaco, breve conversazione con lui e altri amministratori e ritorno a casa con la sensazione che per loro le proteste non sono l’elemento risolutivo. in molti c’è una sorta di mito della politica, è una cosa particolarmente forte in Irpinia.
Torno a casa e scrivo un articolo per il mattino tutto centrato sull’invito a partecipare alla manifestazione del 12 a Roma. Sull’argomento ho scritto anche una lettera che è stata affissa in forma di manifesto in tutti i paesi con la firma dei sindaci e dei comitati di lotta.