COMUNITA' PROVVISORIA

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SOFFERENZE SENZA CURA

Questo pezzo è uscito stamattina su “Ottopagine”. Spero che smuova qualcosa, ma conoscendo l’irpinia della politica e quel poco di opinione pubblica che abbiamo, non ho grandi speranze. Ma i sofferenti di cui parlo meritano veramente che si faccia qualcosa di più. Confido in voi amici della comunita provvisoria, d’ora in poi proviamo ad occuparci con costanza del disagio dei cosidetti “pazzi”. Si potrebbe raccogliere sul blog testimonianza e casi da voi conosciuti delle tante sofferenze senza cura che stanno intorno a noi.  Franco Arminio

 

 

Girando nei paesi irpini più affranti, più sperduti, in questi cupi giorni in cui la luce è più breve di un respiro, incontro i cani, i gatti, le donne anziane che vanno a fare la spesa, incontro i depressi, gli esauriti, i passeggiatori solitari, gli scemi del villaggio che non interessano più a nessuno. Tante volte ho scritto che certi paesi, quelli più affranti, più sperduti, rischiano di diventare dei manicomi all’aria aperta. Non mi aspettavo risposte e non ne ho ricevute. E poi non è a me che bisogna rispondere, non è alle visioni di uno scrittore che bisogna andare dietro ma al malessere di tanti cittadini. Meglio dirlo chiaro e tondo: se la sanità in Irpinia non funziona bene, la parte che riguarda l’assistenza ai sofferenti psichici è semplicemente scandalosa. Andate a parlare con le famiglie che hanno un “pazzo” in casa. Spesso queste famiglie neppure lo sanno che il loro congiunto avrebbe diritto a ben altre cure di quelle usuali che consistono nel fargli prendere damigiane di ansiolitici. Ditemi per favore se in Irpinia qualcuno è stato in grado di allestire una comunità per la cura di questi pazienti come ce ne sono in tutto il resto d’Italia. Ditemi per favore di chi è la colpa. Adesso con le restrizioni previste alla spesa sanitaria questi discorsi appariranno ancora più velleitari. I “pazzi” non interessano nessuno, non si sa neppure cosa fargli votare. E allora non ci resta che andarli a trovare nelle piazze dei nostri paesi e passare qualche minuto in loro compagnia: turisti della clemenza più che esploratori delle prelibatezze enogastronomiche.

Un discorso ulteriore e ancora più preoccupate meriterebbero i depressi della nostra terra. Si sa che in tutto l’occidente la depressione è un male dilagante. Si sa che è difficile cogliere il confine tra un filo di tristezza che di tanto in tanto avvolge tutti e il ristagno, il risucchio nelle ombre più nere della mente. Sappiamo che la depressione è la causa principale di suicidio, solo che i depressi tendono a disertare la scena sociale, scompaiono alla vista di un paese che non vede più niente e poi vengono fuori magari quando li si trova appesi con un cappio al collo oppure schiacciati per terra dopo un lancio dal balcone. Come per i morti sul lavoro, anche queste persone non sono vittime del caso, ma di una società che ha voltato le spalle ai deboli, agli insicuri, e spesso ai più sensibili, ai talenti, ai coraggiosi. Stiamo costruendo una società meschina e ipocrita, un ballo in maschera a cui sono invitati i più squallidi, i più conformisti.

Con questo non voglio finire l’articolo in letteratura e allora chiamo in causa i responsabili delle ASL che dovrebbero occuparsi di salute mentale e chiedo loro di spiegare agli irpini cosa hanno fatto e cosa fanno. Chiedo al mio amico Angelo Giusto di impegnarsi perché quello che è scritto nei piani regionali circa i malati di mente sia effettivamente realizzato.

Tagliate pure, ma si cominci a garantire veramente ciò che la legge garantisce. Chiedo alle stanche leve dei partiti di occuparsi in qualche modo di questa vicenda e non semplicemente di allestire sedute spiritiche per vedere con chi allearsi e con chi dividersi. Lo chiedo con poche speranze di ricevere risposte. Perché c’è anche una malattia in giacca e cravatta, c’è una malattia di chi da anni va per convegni e conferenze inconcludenti ed è una malattia che non mi suscita alcuna clemenza.

Written by Arminio

3 dicembre 2008 a 9:55 PM

Pubblicato su AUTORI

23 Risposte

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  1. e’ un pezzo di grande sensibilità, che testimonia un altro modo di vedere le cose, da un altro punto di vista. e di questo la nostra terra ha bisogno, cambiare il modo di guardare la realtà.

    teoraventura

    4 dicembre 2008 at 12:07 am

  2. Franco ma ti rendi conto che le malattie mentali, i disturbi del comportamento e dell’umore, i disagi esistenziali afferiscono alle neuro scienze, alle sociopatie oltre che alla genetica.
    Cosa ne sai tu delle neuroscienze, della genetica, delle sociopatie.
    Un poeta paesologo non è un tuttologo e nemmeno un esperto.
    Preferisci essere ricordato come uno che sa poco di tutto o uno che presume di sapere molto di poco?
    Lascia perdere la sanità ed occupati di paesologia scrivendo poesie e raccolte di poesie.
    La sanità è materia per chi ha scelto di occuparsene.
    Non essere testardo , ti stai facendo solo “nemici” in tutti gli ambienti, in particolare negli ambienti della politica. Con remota amicizia R.Q.

    rocco quagliariello

    4 dicembre 2008 at 6:22 am

  3. caro stefano
    grazie per la sensibilità. se non ci saranno altre risposte vorrà dire veramente che l’autismo corale è in piena forma.
    armin

    Arminio

    4 dicembre 2008 at 9:49 am

  4. “ Il pensiero della sofferenza non è discorsivo. Il pensiero urta contro il dolore fisico, contro la sventura, come la mosca contro il vetro, senza potere progredire in alcun modo né scoprirvi nulla di nuovo, e senza potersi impedire di tornarvi. Così si esercita e si sviluppa la facoltà intuitiva. Eschilo media la sofferenza,con la conoscenza. Fare della sofferenza un’offerta è una consolazione, e quindi un velo gettato sulla realtà della sofferenza. Ma lo è anche considerare la sofferenza come una punizione. La sofferenza non ha significato. E’ questa l’essenza stessa della sua realtà. Occorre amarla nella sua realtà, che è assenza di significato.” S. Weil
    Caro Franco sono sempre preso dai tuoi scritti sempre autenticamente onesti buoni e giusti. Io tuttavia sulla follia ho maturato ben altre idee e conclusioni, attento a non mistificare la serietà del dolore e della sofferenza dietro un razionalismo di maniera o di scuola.Per amicizia vera te le ripeto con beneficio di inventario o semplicemente per amore di verità.
    Che rapporto c’è tra psichiatria e follia?
    La psichiatria è una scienza nata non per curare la follia ma per mettere la società al riparo dalla follia., segregandola un tempo nei manicomi e oggi nel chiuso dei corpi sedati dai farmaci.
    La storia della psichiatria è la storia degli psichiatri mai di folli.
    Ma la follia è davvero una malattia o una delle tante forme della condizione umana? La follia è presente come la ragione e una società civile dovrebbe accettare la ragione come la follia. Invece ci si inventa una scienza per tradurre la ‘follia’ in malattia allo scopo di trasformare l’irrazionale in razionale.
    L’ansia di accreditarsi come scienza ha reso la psichiatria disinteressata alla soggettività dei folli ,oggettivati dalla soggettività salvaguardata dal medico.
    Il greco invasato dal dio, l’indemoniato del medioevo diventa il moderno “malato” in una società come istituzione totale,dove gli individui,nel tentativo di gestire al meglio i propri umori,preferiscono alla relazione sociale, il ricorso quotidiano alle pillole, fino a trasformarsi in robot chimici sempre all’altezza delle proprie prestazioni nel cupo silenzio delle proprie anime.
    “amicus Plato sed magis amica veritas”
    http://www.mauroorlando.it

    mercuzio

    4 dicembre 2008 at 10:07 am

  5. inutile accampare i miei lunghi studi di psicologia.
    non si tratta di essere competenti, ma sensibili anche per stimolare i “competenti” insensibili.

    caro orlando
    basaglia sulla stesa base di quanto dici ha fatto una legge che poi negli anni è stata miseramnte tradita.
    non credo che abbiamo diverse idee sul tema.
    il mio pezzo non intendeva esibire teorie ma parlare dela realtà che mi circonda.
    armin

    Arminio

    4 dicembre 2008 at 11:06 am

  6. caro franco,
    avevo capito ul senso profondo e onesto del tuo scritto.E proprio per ‘onestà intellettuale’ ho voluto riproporti idee e concetti che che il mio attardato e testardo spirito illuminista e positivista non per sottolineare differenze teoriche per un ‘agonismo di maniera’ ma per condividere con te le mie recondide “paure” rispetto a una sofferenza e un dolore così avvolgente e sottile.Di una parte del mio ragionamento non ho dubbi…..” La follia è presente come la ragione e una società civile dovrebbe accettare la ragione come la follia. Invece ci si inventa una scienza per tradurre la ‘follia’ in malattia allo scopo di trasformare l’irrazionale in razionale”.
    Facile a dirsi …difficile a viverle ,queste parole.
    sempre più con affetto e sopratutto stima.
    mauro
    Ps …malizia: come mai mi hai sempre risposto con ‘caro mauro’ e in questo caso hai scritto ‘caro orlando’!?

    mercuzio

    4 dicembre 2008 at 11:31 am

  7. la faacenda è delicata caro
    mauromercuzioorlando…..
    il fatto che ti interroghi
    questo è bello.
    oggi pensare non è di moda.
    e se pure qui rottamiamo questa vecchia virtù degli uomini
    siamo fregati.
    pensare per me significa mischiare razionale e irrazionale….
    mi fermo, per ora….
    armin

    Arminio

    4 dicembre 2008 at 12:12 PM

  8. Come sempre cogli la corda dolente d’una realtà ch’ è diventata fantasmatica allucinazione… “mo’ pure i “pazzi”… come se non bastassero gli zingari, i terroristi, i comunisti, gli scassac….i e il lavoro che non c’è”, mi sembra di sentirlo il delirio dei “morti in vita” che ci cingono d’assedio..

    Non so cosa accade nelle ASL Irpine, allora voglio raccontarti ciò che è accaduto e accade qui, in quella che fu la piana di Terra di Lavoro – ora sversatoio di cemento miasmi e liquami della città periferia che ha fatto tabula rasa dell’identità dei paesi che ne costituivano le particolarità, qui nell’ Agro Aversano, in quella che fu la patria dell’Istituzione Manicomiale per definizione.

    Sette anni fa all’ASL CE 2 di Aversa arriva Franco Rotelli, manager di scuola basagliana: una vera rivoluzione; via tutti, aria, aria….trasparenza nei metodi nello stile….

    Con Angelo Righetti e il suo staff di persone da Lecce, Milano, Modena, Padova, Trieste e che lo seguono nel suo peregrinare (prima di Aversa era a Palermo), si appoggia a giovani, volontari, volenterosi e intellettuali locali :

    cerca di costruire un metodo nuovo per l’erogazione dei servizi socio-sanitari : non mero burocratismo ( o attenzione agli equilibri e alla “carriera”, come sembra dal commento di Rocco Quagliariello), ma azienda come corpo vivo con al centro il, “malato”, a cui partecipano , con pari ma diverso ruolo, medici tecnici società territorio:

    Ecco il sistema del “budget di cura”, ecco i pubblici avvisi per la co-gestione del sistema dei budget di cura, aperti alle associazioni di volontariato che agiscono sul territorio; ecco i “tetti” all’accaparramento dei budget di cura, per combattere la formazione di “cartelli spartitori“ dei consorzi imbellettati di “cooperativismo”.

    Ecco il “contratto” per l’affidamento del budget di cura, dove l’ultima parola, nella scelta del soggetto attuatore (proposto in una rosa di idonei selezionata da apposita commissione aperta ) spetta al “soggetto fruitore”.

    Ecco i “gruppi appartamento”, le “case famiglia”, “gli appartamenti per singoli”, ecco i budget di cura psichiatrici “ a bassa” “a media” “ad alta intensità” vale a dire con assistenza di personale volontario adeguatamente formato per h8 h12 h24:
    Ecco le cure domiciliari per i malati gravi e gli anziani non in grado di muoversi, con trasferimento di attrezzature e personale medico.

    Ecco i bandi per le “borse lavoro” per ragazze madri, giovani disagiati, immigrati ed emarginati.

    Ecco una campagna di “coinvolgimento” degli intellettuali e del territorio, chiamati a co-gestire il disagio, il dolore, la malattia, visti come “un aspetto” dello stare al mondo, da con-dividere, come strategia di uscita dalle logiche affaristiche e del profitto, che finiscono inevitabilmente per rovesciare e stravolgere le finalità dell’ assistenza sanitaria.

    Ecco il regolamento per l’accesso e la co-gestione del budget di cura, ecco il bando aperto per candidarsi alla co-gestione, con una grande apertura alle autentiche associazioni NO PROFIT presenti sul territorio (che assicurano competenza, amore, risparmio), alla cui redazione chi scrive ha partecipato con entusiasmo e convinzione , in qualità di Coordinatore dell’Ambito socio-sanitario C3 (Caserta 3) per la legge 328 di cogestione dei servizi sociali…

    Non voglio farla lunga. Vi dico subito come è andata a finire :

    lo “sparigliamento” trasversale di un sistema consolidato di appalti e gestioni, del controllo occhiuto e pervasivo del “livello politico”, ad opera di un metodo che si apre alla società e “non guarda in faccia nessuno”, nemmeno chi – per una orribile legge regionale- ha scelto il manager propulsore di tale rivoluzione…

    Allora immaginate dapprima i mugugni, poi gli “avvertimenti” sommessi, poi le chiacchiere di corridoio, il fiume limaccioso della calunnia che si mette in moto, assieme a improbabili sindacalisti gialli… le intimidazioni, le minacce velate, i manifesti osceni nella lingua e nel contenuto… la sommossa dei peones politici locali, cinghia di trasmissione del “consenso” fatto di compravendita di voti e coscienze, in cambio dell’ accesso alla “polpetta”, insomma il sistema che tutti conoscono e che a tutti sembra star bene (che “non si fa nemico nessuno”)…

    Insomma, Rotelli se n’ è andato a Pordenone, il suo staff disperso, ciò che ha seminato non credo sia tutto dissolto…. Sono passati due nuovi manager, nel tentativo di “normalizzare” , “addomesticare” un metodo che comunque ha imposto una svolta nella gestione scandalosa della sanità.

    E’ stata una stagione esaltante, quella che vedeva ( e vede) la malattia, il disagio psichico, come qualcosa da condividere nel “corpo vivo” della società…

    Perciò, fai bene, caro Franco a porre il problema. Quagliariello ha torto, le sue parole mi sembrano meschine.

    Che altro deve fare un vero intellettuale se non “farsi nemici”, soprattutto politici. Non per il gusto di farsene, ma per esercitare il dovere/privilegio dell’intelligenza critica.

    No, la “malattia” mentale non appartiene (solo) alla neuro – scienza (?) psichiatrica, la “sanità “ non “è materia per chi ha scelto di occuparsene”, (gli “specialisti”, che hanno fatto disastri), ma è questione sociale (come fai rilevare) che appartiene a noi tutti, al corpo vivo della società…

    Ma noi, siamo ancora “corpo vivo”?

    Salvatore D’Angelo, uomo delle pianure

    Salvatore D'Angelo

    4 dicembre 2008 at 12:16 PM

  9. I MATTI NELLE CITTA’
    Giovanni MICHELUCCI – Dove si incontrano gli angeli. Pensieri fiabe e sogni.

    “Cominciando a enumerare gli spazi delle città che si sono rivelati inutilizzabili per i folli, si scopre che non vi è posto capace di accoglierli. La casa, dove spesso il malato di mente è rientrato, a detta delle famiglie, è diventata invivibile. Gli altri ospedali, che ospitano questo tipo particolare di pazienti, hanno solo una funzione temporanea rispetto alla gravità del problema.
    I matti allora vagano spesso in città, sollecitando l’indifferenza dei passanti e soprattutto dimostrando, sulla loro pelle, che la città contemporanea offre spazi per la follia collettiva, ma nessuno per il delirio individuale.”

    Franco: sempre grande.

    Affettuosamente,
    Vittorio

    vittorio

    4 dicembre 2008 at 1:13 PM

  10. grazie vittorio
    a questo post ci tengo in modo particolare.
    la faccenda che tratta non può passare inosservata.
    mi impegnerò in ogni modo anche per aiutare uno solo di quelli che soffrono senza cure.
    io posso farlo perché sono inguaribile….
    armin

    Arminio

    4 dicembre 2008 at 1:22 PM

  11. ci sono i pazzi veri e propri, e i malati di tristezza bisognosi di affetto. di questo secondo gruppo attorno a noi ne abbiamo a migliaia. a questi basterebbe un sorriso, una parola dolce, un pò d’incoraggiamento. ma questa merce non la si trova facilmente perchè la gente ha paura di dispensarla, perchè è abituata a ricevere un tornaconto dal proprio più piccolo gesto. c’è tanta gente che è stata assasinata per non aver dato un pizzico di riguardo al suo carnefice. chissà, magari gli avrebbe fatto cambiare idea…la gente deve imparare a farsi voler bene

    sergiogioia

    4 dicembre 2008 at 5:20 PM

  12. sergio quello che dici è molto interessante e pure quello che scrive salvatore. pr me questo post è anche un censimento dei sensibili…
    armin

    Arminio

    4 dicembre 2008 at 5:48 PM

  13. Non ho il piacere di conoscere di persona Salvatore uomo delle pianure, tuttavia essendo stato citato ben due volte nel suo commento intitolato “…corpo vivo?… mi corre l’obbligo di precisare quanto segue:

    La paesologia non è tuttologia.
    La poesia non è assimilabile alla politica .
    L’impegno nel sociale è cosa diversa dall’osservare luoghi paesaggi e tipologie umane
    Il mio intervento era una reiterazione di un invito già rivolto a Franco Arminio a non occuparsi di problematiche sulle quali non ha competenza specifica.
    L’intellettuale che si impegna nel sociale e nella politica,assumendo incarichi di partito ufficiali, è funzionale all’apparato ,non puo’ lottare in quanto appartenente.
    Franco Arminio è stato candidato nelle liste del PD alle elezioni politiche del 2008, attualmente ricopre la carica di responsabile del dipartimento ambiente del direttivo provinciale del PD, ma spara contro la politica, le ASL ed i Servizi di Salute Mentale. Tuttavia invita il suo amico Angelo Giusto Consigliere Regionale a scendere al suo fianco per il buon funzionamento delle strutture residenziali diurne o residenziali assistite per i malati psichici non acuti e per i depressi della provincia di Avellino. Il mio desiderio , da esponente della classe medica irpina e della dirigenza sanitaria provinciale e regionale, sarebbe che Franco si occupasse di paesologia, poesia, territorio e non di sanità pubblica. Vorrà dire che comincero’ anche io a scrivere poesie… ma non in chiave paesologica.
    Per quanto attiene ai torti ed alle ragioni lasciamo che a giudicare siano i preposti sulla terra e sull’anima immortale. grazie. R.Q.

    rocco quagliariello

    4 dicembre 2008 at 6:31 PM

  14. Questi post potrebbero essere, forse, controproducenti,nel senso che potrebbero scoraggiare ancora di più la gente che ci abita in questi paesi; tuttavia leggendo le prime righe notavo che era la descrizione di quello che ho visto e che ho provato tornando a Nusco lo scorso fine settimana: gente che parla da sola, farneticanti, derelitti davanti a un bar, eccetera,; e un senso di desolazione immane. perciò con questo post mi ci ritrovo molto, forse perchè anche io appartengo ai pessimisti.

    Luigi Capone

    4 dicembre 2008 at 7:54 PM

  15. Questo testo denota una profonda sensibilità. Anch’io credo che esistano due categorie di
    ammalati mentali: quelli veri, e quelli tristi e bisognosi di affetto, di amore, di un
    semplice sorriso..
    Difficile coltivare l’amore in un mondo dominato dall’avidità.
    A PRESCINDERE da età, cultura, lingua o razza, tutti gli esseri umani sono assetati di
    amore. Se questo desiderio non viene appagato, le persone non sono felici e spesso si
    ammalano. Un medico e ricercatore ha scritto: “L’amore e i legami affettivi sono
    direttamente responsabili dello stato di malattia o di benessere, della tristezza o della
    felicità, della sofferenza o della guarigione di un essere umano. Se esistesse un farmaco
    altrettanto efficace, qualsiasi medico lo raccomanderebbe: se non lo prescrivesse, si
    comporterebbe in modo professionalmente scorretto”.
    Nondimeno la società moderna, in particolare i mezzi d’informazione e le persone il cui
    comportamento viene preso a modello, dà spesso più importanza a ricchezza, potere, fama e
    sesso che al bisogno di forti legami affettivi. Molti educatori danno risalto alle
    aspirazioni e alla carriera, definendo il successo soprattutto in questi termini. Certo,
    farsi un’istruzione e migliorare le proprie capacità è importante, ma ci si dovrebbe
    dedicare a queste cose fino al punto di non avere tempo per la famiglia ,e gli amici ? Un
    dotto scrittore dell’antichità che fu un acuto osservatore della natura umana paragonò la
    persona dotata ma priva di amore a “un pezzo di rame risonante o un rimbombante cembalo”
    Persone del genere potranno diventare ricche, anche famose, ma non saranno mai veramente
    felici.

    lucia

    4 dicembre 2008 at 9:38 PM

  16. Non commento l’articolo che ho percepito come un grido di dolore e un allarme ad una situazione che credo in Campania stia diventando sempre più critica in relazione alla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie.Ma innorridisco e mi indigno quando leggo che purtroppo c’è chi pensa che la
    “sanità è materia di chi ha scelto di occuaparsene”. La sanità è materia di tutti . Questo è un paradosso che sa tanto di politica. Anzi meglio se chi ne parla sa anche scrivere poesie.

    Rosafat

    4 dicembre 2008 at 10:39 PM

  17. sono contento per i commenti a questo pezzo. parlatene in giro. cerchiamo di creare una sensibilità diffusa. prima di far bene agli altri
    facciamo bene a noi stessi.
    armin

    Arminio

    5 dicembre 2008 at 12:14 am

  18. Si mostra la terra con le sue ferite, ricoperta di nebbia, scarna è la visione, i colori mutano consistenza, senza veli come la madonna addolorata appare la terra d’Irpinia.
    Non ha importanza affermare se è un luogo sperduto o desolato o denso di luci scintillanti come in questi giorni di festa che prepara il Natale, può accadere ovunque di perdere il senno.
    Nei paesi certamente, si conoscono i fatti: la solitudine delle famiglie, le sofferenze che emergono e lo smarrimento estraneo a ogni situazione, ma non è facile individuare quando qualcosa si è alterato, modificato e decontestualizzato.
    La follia può giungere per caso, non solo per qualche deficit neurologico, è sufficiente la manifestazione di una malattia grave e irreversibile, la deflagrazione di una relazione, o le incomprensioni tradizionali tra generazioni.
    Possiamo affermare che siamo un po’ tutti a rischio, questo è dovuto alle tante sensibilità che ognuno nutre in sé, al codice genetico, educativo e sociale.
    Preoccupante è l’abbandono della socialità quando si interrompono le relazioni e insorgono patologie e l’intervento sociale sopraggiunge quasi sempre sprovveduto davanti ai drammi acuti e densi di solitudine.
    Sulla malattia psichica che è di competenza della sanità e quindi della medicina, l’intervento politico è inaffidabile perché non tutela la malattia e le famiglie che affrontano la dorsale tra bisogno e legalità.
    Recentemente ho partecipato a un convegno organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale sui disturbi dell’alimentazione – CDA – ASL 2 di Avellino, non mi apparsa una sanità assente, oltre al contenuto specifico inerente alla psichiatria e alle neuroscienze, ci sono uomini e donne, medici e studiosi interessati allo studio, alla comprensione e alla risoluzione dell’attuale fenomeno diffusissimo tra gli adolescenti.
    Non tutto è da cestinare nella nostra provincia!Certamente permangono molte verità.

    M.Teresa Iarrobino

    5 dicembre 2008 at 12:17 am

  19. Rosafat
    inorridisci…
    ti indigni quando… purtroppo….

    ma chi sei??? se hai desiderio di parlare del pianeta sanità in Campania, mostra almeno le tue credenziali e referenze. Altrimenti..” Delle cose che non si sa è sempre meglio tacere”(citazione) .
    Cordialmente R.Q.

    rocco quagliariello

    5 dicembre 2008 at 10:47 PM

  20. ci riguarda tutti. il livello della sanità pubblica è la misura della civiltà di un popolo. noi siamo così come trattiamo i sofferenti che ci stanno accanto. e se non siamo direttamente responsabili delle nostre strutture sanitarie, lo siamo almeno della nostra indignazione. e che nessuno si faccia mai sequestrare questo diritto dai “tecnici”, questo è democrazia

    roberta

    7 dicembre 2008 at 9:31 PM

  21. Roberta,anche tu contro i tecnici, la tecnocrazia, schierata dalla parte degli indignati.
    La popolazione irpina intesa come utenza dei servizi alla salute che la sanità pubblica eroga è stata definita “remissiva” “rassegnata” da numerosi osservatori del settore, eppure le offerte non mancano ,spesso i medici di famiglia sono poco informati anche sulla carta dei servizi della asl cui appartengono e non riescono a svolgere il ruolo di mediazione tra la famiglia e l’istituzione eppure sono pagati anche per fare questo lavoro ,nella quota forfettaria è prevista anche questa funzione… Di cio’ che non si sa , meglio tacere…

    rocco quagliariello

    8 dicembre 2008 at 6:40 am

  22. Arminio ha rilevato un problema con lo sguardo letterario e poetico, i tecnici intervengano su ciò che a loro compete.
    Non sarebbe male coniugare i due aspetti per il bene sociale dei cittadini!

    M.Teresa Iarrobino

    9 dicembre 2008 at 3:48 PM

  23. rocco, io non ce l’ho con i tecnici, ma con la pretesa dei tecnici di toglierci la parola. e non credo che wittgenstein avesse in mente esattamente questo quando ha pronunciato quella frase

    roberta

    11 dicembre 2008 at 8:30 PM


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