COMUNITA' PROVVISORIA

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SUN / Seconda Università di Napoli / La vita e il tempo nel Formicoso

Silenzio. Vuoto. Tutto intorno tace come in eterno letargo. Tutto e niente. Tutto è niente.

E ancora silenzio.. vuoto.. niente… o forse no..

Forse qualcosa c’è. Sono solo paradigmi impercepibili ai nostri sensi. Disabitudini atrofizzanti appannano la scena, seppur così limpida.

Ed ecco il vento: timido ti accoglie testimoniando la sua presenza. Pochi attimi di timidezza bastano, servono solo a prender vigore, a dimostrare chi comanda in questa terra di nessuno!

Di nessuno?

Non la pensa così lei (*), che libera levita tra il verde, il giallo, l’azzurro… e poi di nuovo giallo, verde e azzurro, volteggiando sicura perché sa di essere l’unica. Sa di esserci, fiera di quegli attimi di vita fugaci ma intensi. Sa di essere l’unica, ma sa di non essere sola.

Distese dorate dormono sotto la neve, in attesa di splendere rigogliose al sole.

Una sagoma segue l’orizzonte: sa cosa fare e dove andare; il suo lento e sicuro incedere segna il tempo.

Ritmi. Bioritmi.

Attori non protagonisti celati dall’immenso, dall’infinito, ognuno col proprio ruolo,che partecipano incessantemente al tutto… pronti ad esserci, pronti a ricominciare.

Tutto è niente… o forse no!

 

Dove cade la razionalità, e la schematicità e la logica svaniscono, dove i tradizionali canoni non esistono, dove la città si spoglia delle regole è lì che nasce la città che si trasforma. Un panta-rei dinamico, dove tutto cambia, dove i colori, i profumi e quello che ci circonda è mutevole ed è dettato dal ritmo delle stagioni , scandito dallo scorrere del vento e delle nuvole, dal rincorrersi perpetuo di sole e luna.

Lì dove i sistemi abitativi diventano effimeri e cambiano pelle in base alle funzioni, alle produzioni e alle stagioni.

In un posto governato dal tempo, è il tempo la chiave di lettura del progetto, dove è tutto scandito dal “metronomo” delle pale eoliche, nella valle del vento e delle farfalle.

I sistemi abitativi sono bozzoli che crescono e cambiano a seconda dello “stadio larvale” e delle funzioni. Crisalidi chiuse su se stesse per preservare il nucleo vitale, pronte a schiudersi per manifestare la maestosità, la bellezza e i colori mutevoli e cangianti.

Bio-sistemi che si integrano con l’ambiente, che lo caratterizzano e lo valorizzano. Cellule-crisalidi polifunzionali dal design organico, che vivono in attesa della schiusa in un luogo sinergico, poetico ed emozionante.

 

Carmela Lucamante, Ivana Saltelli, Maddalena Garofano

 

(*) Il “lei” è riferito ad un esemplare unico di farfalla che vive nel Formicoso.

Written by A_ve

4 dicembre 2008 a 9:53 PM

3 Risposte

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  1. carmela ivana maddalena
    il formicoso vi ringrazia…
    armin

    Arminio

    5 dicembre 2008 at 12:40 am

  2. “IRPINIA, luci e ombre – 30 anni dopo”
    stamattina ho letto un ampio servizio dedicato sul mensile del Touring Club alla nostra terra …
    A leggerlo, molte più ombre che luci e la percezione di uno schiacciamento di visuale sui problemi di Napoli.
    L’Irpinia, pur distante geograficamente e culturalmente, appare come periferia della metropoli …
    Passaggi frettolosi sulla qualità della ricostruzione e giudizi sommari sulle possibili prospettive.
    Foto in bianco e nero, tetre … quanto di peggio si possa fare per promuovere un territorio …

    Il convegno ‘architettura in irpinia’ del 19 dicembre probabilmente sarà spostato a metà gennaio; sarà l’occasione per aprire una riflessione sulla ‘comunicazione’ dell’immagine del nostro territorio.

    – – –
    Adesso sono curioso di leggere come i ragazzi della SUN (seconda università di napoli), immagino residenti tra napoli e caserta, vedono l’Irpinia: è la periferia della conurbazione costiera o la vedete come un mondo a parte ?
    Domanda tendenziosa : chi di voi è stato in Irpinia ?
    Chi ha visto il Formicoso ? Ritenete opportuno affrontare una una prima conoscenza venendo qui sul posto ?

    verderosa

    5 dicembre 2008 at 11:48 am

  3. La maggior parte di noi non è ancora stata sul Formicoso, e le riflessioni avute e testimoniate anche qui, a comunità provvisoria, sono frutto di intense percezioni alla sola vista “indiretta” (attraverso immagini) del paesaggio. Immagino dunque quanto siano amplificate una volta lì, sul posto.
    La sensazione che ha accomunato tutti noi è stata quella di spaesamento, come fossimo stati catapultati in un’altra realtà, seppur così vicina a noi. Una sorta di “horror vacui” si alternava all’attesa di scoperta, nella voglia di svegliare una terra apparentemente dormiente.
    Non vediamo l’ora di sentire sulla pelle il vento d’Irpinia, sperando si creino quanto prima condizioni favorevoli.
    A presto,
    Carmela

    carmela

    7 dicembre 2008 at 7:39 PM


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