COMUNITA' PROVVISORIA

terra, paesi, paesaggi, paesologia _ il BLOG

Ma allora perché si vende casa e si va via ?

questo uno degli incipit per il convegno di oggi (GIOVEDì 21 ore 19.30) al Goleto; sarebbe bello avviare anche qui un dibattito, con interventi scritti da voi irpini (e non) in giro per il mondo; i commenti che arriveranno entro oggi pomeriggio li leggeremo al Goleto.

Le case dei paesi dell’Irpinia non hanno più di vent’anni; sono spaziose, nuove e ci si arriva con la macchina.

Ci arriva anche SKY e anche l’ADSL.

Un mio amico tecnico della Tim mi dice sempre che appena i ragazzi escono da scuola il nodo ADSL di Caserta va in tilt: sono tutti lì tra chat e youtube; sono connessi al mondo.

Per prendere il volo a Capodichino mi basta un’ora di auto; la strada è nuova e veloce, il parcheggio lo prenoto su Internet.

Fra pochi mesi avremo anche l’AltaVelocità;  per la stazione a’ la page di Zaha Hadid, basteranno 40 minuti di auto.

I fondi POR, quelli della Comunità Europea per le zone depresse, i nostri paesi li hanno spesi bene. Dopo la ricostruzione del terremoto abbiamo completato i restauri di Castelli e Monumenti. Le Piazze ? Belle, alberate e tutte di pietra irpina (tranne qualche eccezione).

L’aria è tersa, sa di pulito; siamo in alto; la terra è tanta; è sana e santa; mai avvelenata chimicamente; chi può coltiva il proprio orto, autoproduce per autoconsumare; in fondo qui c’è questa avanguardia: si pratica la “decrescita felice” senza saperlo.

Ma allora perché si vende casa e si va via ?

– – –  

 

 

 

ho preparato delle note che proietterò domani al Goleto; ovviamente ogni discorso parte dalla Comunità Provvisoria; le note hanno qualcosa di sperimentale per un convegno: riportano brani tratti dai commenti del blog …  chi ha la pazienza di scaricarle in download (dal link seguente) le potrà visionare e commentare. Domani sarà una chiaccherata tra amici nella piazza del Goleto; una piazza costruita per incontrarsi e stare in Irpinia, mille anni fa. La fece un monaco di Vercelli, Guglielmo; doveva essere un punto di sosta per lui e per chi era diretto all’imbarco per la terra santa.

Guglielmo decise di rimanere in Irpinia.

San Guglielmo è oggi patrono dell’Irpinia.

scarica le note in pdf, clicca a lato  >>> 1-goleto-21808-note-video 

angelo verderosa

SVILUPPO SOSTENIBILE  e CENTRI MINORI

ABBAZIA del GOLETO    giovedì  21 agosto 2008          ore 19.30

 

Architettura naturale / Microcosmi eccellenti /

E’ possibile un’ecologia del costruire ?

conferenza di GIANCARLO ALLEN _ segretario ANAB

 

contributi di

SIEGFRIED CAMANA _ presidente ANAB

MARCELLO PARISI _ ingegnere _ Catania

MARCO MORO _ caporedattore “Edizione Ambiente” _ Milano

GIOVANNI DAL CIN _ architetto _ Varese

ALESSANDRO BOANO _ architetto _ Asti

anteprima del film “la voce del paesaggio” di Franco Arminio

 

ABITARE  i “CENTRI MINORI”, tavola rotonda con

Michele Forte _ sindaco di S.Angelo dei Lombardi

Federico Verderosa _ architetto _ VZL +

Franco Archidiacono _ architetto _ Accanto srl

Gianni Fiorentino _ esperto sviluppo locale

Enzo Luongo _ ingegnere, IIS Maffucci Calitri

Dario Bavaro _ esperto comunicazione integrata

M.Antonietta Sbordone _ SUN Napoli, redattrice Interni

Paolo Maria Barducci _ rettore Abbazia del Goleto

 

coordina

Angelo Verderosa

– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

organizzazione

ANAB _ Associazione Nazionale Architettura Bioecologica

COMUNE di SANT’ANGELO dei LOMBARDI

ACCANTO srl

info   COMUNITA’ PROVVISORIA il blog dei paesi e delle montagne 

https://comunitaprovvisoria.wordpress.com               348.6063901

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33 Risposte

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  1. Le case dell’Alta Irpinia, dopo il sisma del 1980, sono diventate grandi, accoglienti, con tanti comfort. Anche le piazze sono state ricostruite, ma siccome le case sono calde e grandi, la gente preferisce sky e il caminetto, o il giardino d’estate, invece che uscire a passeggiare, a fare il vecchio, caro “struscio” (salvo alcuni casi).
    Dovremmo pensare ad un percorso di riabitudine ai luoghi in comune nei Comuni (scusate il bisticcio); fontanelle, scalinate, sagrati delle chiese, viali alberati; recuperare la cura dei paesi come casa di tutti, invece che pensare ognuno al proprio spazio individuale. Creiamo spazi comunitari.

    Questo era il mio pensiero, domani ci sarò anche io (finalmente in Irpinia!).

    STefano

    teoraventura

    20 agosto 2008 at 9:16 PM

  2. spero che ci sia tanta gente.
    è l’evento culturale dell’estate irpina d’oriente.
    ad occidente non succede niente….
    armin

    comunitaprovvisoria

    20 agosto 2008 at 9:37 PM

  3. Caro Angelo.

    “Ma allora perchè si vende casa e si va via” ? Bella domanda che richiederebbe una lunga risposta. Oppure decine e decine di risposte.

    Provo a dire per ora soltanto qualcosa, anche per farmi perdonare l’assenza dal convegno (ma sono presente al Festival Folk di Ariano, come vedi “marchiamo” a vista chiunque!).

    La tua descrizione delle cose, in generale (anche in urbanistica, ma quella è forse deformazione professionale), è un po’ troppo ottimistica. La realtà non è proprio così.
    Qui dovrei soffermarmi minuziosamente sulle questioni che poni ma adesso non c’è il tempo.

    Basti soltanto, per ora, ricordare l’incapacità di produrre lavoro duraturo (il lavoro resta sempre centrale nella vita delle persone) dei vari progetti messi in atto con fondi europei e non.

    Vedi, e hai ragione a porti questa domanda, quando si mette in atto un progetto, la prima cosa da chiedersi è perchè non produce ricchezza, a parte il consumo effimero dei soldi per costruire il progetto stesso.

    Questa domanda socialmente e politicamente non se la pone più nessuno. Tant’è vero che da noi (ma anche altrove, almeno nel sud e in parte in Italia) ormai si dà per scontato che si può fare un lavoro e nello stesso tempo quel lavoro non produce ricchezza sociale e sviluppo ma il contrario, aumento della povertà ed emigrazione.

    Tutto questo dovrebbe essere vissuto come uno scandalo (e in realtà in molti posti del mondo “civile” così è). Ma non avviene nè una presa d’atto del fallimento da parte delle classi dirigenti (tutte, tecnici compresi), né, e questa è davvero la tragedia del nostro tempo non solo qui, una protesta vera, cioè una proposta alternativa da parte della “classe” (uso un termine che mi è caro). Insomma “la classe operaia diffusa”, cioè tutto il mondo del lavoro dipendente e sfruttato compresa la massa ancora enorme di disoccupati, “non parla”, o meglio parla la lingua biforcuta dei suoi oppressori, chiuso com’è nella prigione del mito del benessere coniugato in stile borghese e piccolo borghese.

    Fin quando tutto quel mondo, quel popolo, non riprenderà la parola (autonoma, la parola vera che libera è per definizione autonoma) è vano sperare in un “nuovo progresso” collettivo autentico. Ci possono essere piccoli focolai di positività qua e là, ma niente di più. Anzi è sempre più in agguato la crisi che, come sai, si nutre della mancanza di vie d’uscita.

    Adesso tu, che sei un uomo concreto (chissà se è un complimento), mi potresti porre questa domanda: ma nel frattempo aspettiamo che il popolo si desti, che facciamo?

    La mia risposta a questo quesito è pronta (ma non è uno sfottò): organizziamo un convegno al Goleto, i più sensibili fanno dei giri nei paesi e fondano comunità provvisorie, i più coglioni stanno a fare stupidi casini in puzzolenti e inutili anfiteatri (mi trovavo ieri sera a Montemarano e sono letteralmente fuggito, che è tutto dire per uno che non ama nessun tipo di moralismo).

    Con affetto
    Michele Fumagallo

    michele fumagallo

    20 agosto 2008 at 9:54 PM

  4. Ma allora perché si vende casa e si va via?

    Sarebbe molto comodo dare risposte semplici come quella di andare via
    per trovare un lavoro migliore. Tutti pensano sia più facile farlo nelle città.
    In effetti, forse può essere anche così.

    Per me invece un motivo valido sarebbe quello che
    le grandi città danno molta importanza a coloro che ci vivono.
    Nelle piccole città v’è molta dipendenza ed uniformità.
    Oppure anche il fatto che qui ancora non si ha una mentalità più aperta,
    non si creano le possibilità di scambiarsi informazioni e idee;
    infine nessuno eccetto che in qualche caso,
    raramente sa o vuole esercitare una forte attrazione
    per invogliare a continuare ad abitare o magari a venire.
    Qui si sprecano ancora troppe energie ponendosi
    in un atteggiamento di critica assoluta,
    non ci si vuole sentire per nulla parte dell’“ambiente”
    che ci circonda e, in esso non si trova alcun valore da salvare.

    ant.

    antonioluongo

    21 agosto 2008 at 3:31 am

  5. Il tema che sottostà alla domanda che viene posta è molto ampia e complessa sia sociologicamente che politicamente.La politica nel suo senso piu ampio.profondoe più vero la capacità di costruzione ,di uso e di cura delle cose che ritroviamo in natura e di quelle che ‘costruiamo’ con la nostra intelleigenza e manualità. La politica non è solo la capacità analitica e razionale di evidenziare o smascherare le contraddizioni e le ambiguità delle azioni umane in rapporto alle loro strutturali valenze economiche .Ilsaggio di Engels ‘Sulle abitazioni” ha costruito le categorie mentali e politiche di una intera generazione e ci ha portato ad una lettura ideologica della vita umana e sociale che spesso ci ha costretti ad una marginalità se pur nobile ed eticamente coerente.Mi sembra di cogliere che lo spirito di questo incontro è radicalemnte diverso .Sicuramente da parrofondire ,da ricostruire ma sicuramente l’unica strada da imboccare e percorrere. Partire dalla nostra personale percezione e cura delle case che ci sono date in uso nella terra delle nostre radici ,dei nostri affetti , delle nostre storie familiari.Non è il semplice ritorno al privato che è anche politico.Le nstre case che sembrerebbero vuote ed abbadonate in nostra temporale assenza sono piene delle stoirie personali ed individuali che si sono costruite tra le loro mura. Non voglio richiamare la religione dei Lari di calssica memoria.Ognuno ha i suoi Lari nella mente ,nel cuore ma sonole nostre case segni concreti che ci sono stati lasciati in eredità che vanno recuperati o scoperti e fatti rivivere attraverso la nostra vita solo d’estate oper tutto l’anno se siamo ancora nel ciclo produttivo del vivere sociale.Lo spirito che sento circolare tra le persone della Comunità provvioria mi sembra suggerire questo nuovo modo di guardare,pensare e vivere i luoghi naturali , artificiali ed umani della nostra Irpinia .E questo non solo mi incuriosice ma mi mette in una prospettiva di attesa e di impegno per capire e cambiare lemie vecchie categorie mentali e…politche.
    http://www.mauroorlando.it

    mercuzio

    21 agosto 2008 at 8:32 am

  6. Caro Angelo,

    dal Formicoso al Goleto il viaggio continua, la voglia di abitare questa terrà ci tiene insieme.

    Il Goleto è un luogo da ascoltare, non potevi scegliere (dopo il formicoso) posto migliore per l’incontro di questa sera.

    un abbraccio
    dario

    dario

    21 agosto 2008 at 9:15 am

  7. Caro Angelo.
    “Ma allora perchè si vende casa e si va via” ? Bella domanda che richiederebbe una lunga risposta. io invece cercherò, come è mia abitudine, di essere molto breve: credo che la scela di vivere in una città significhi certamente rinunciare alle piacevolezze del sito, del clima, della gente, della sostenibilitò ecc….tutto quello che tu descrivi; ma di internet e della TV francamente non ne possiamo più; ci piacciono i contatti diretti, la gente, tutte le relazioni possibili e soprattutto la “libertà” di fare, di agire, di incontrarsi, di vestire, di mangiare ………. francamente, se avessi solo 10 anni in meno, ed in barba a quello che pur con fatica sono riuscita a realizzare a Napoli, cercherei di trasferirmi in una città dove ci sia meno provincia e maggiore libertà; mi chiedi, libertà di cosa? di tutto, di essere, di vivere, di avere coerenza, di comportarsi come si sente di fare; ecc

    in tal senso suggerisco a tutti di leggere “Durante”, l’ultima fatica del mio amico Andrea De Carlo (figlio dell’a noi più noto Giancarlo) per capire le ragioni di questo mio dire

    con grande ammirazione per le cose che fai, altrettanto grande affetto e buon lavoro a tutti

    Luciana

    luciana de rosa

    21 agosto 2008 at 9:34 am

  8. c’ è E-books che si interssa di espatriati, nuova emigrazione e investimenti all’estero.
    La casa editrice Expats Ebooks, http://www.mollo-tutto.com si dedica al recente fenomeno della “nuova emigrazione”, tema credo molto caro sempre a Michele Fumagallo.
    Probabilmente le motivazioni di coloro che si rivolgono a”mollo-tutto” sono diverse da quelle che portano la gente delle nostre parti a vendere casa e trasferirsi altrove.
    Probabilmente, in ogni caso, si cerca di risorgere in qualche modo la vita, salvo trovarsi, come è accaduto a un mio amico partito per il Messico, in un inferno peggiore del limbo da cui si è voluti fuggire.
    “vendo casa e vado via” è in antitesi, non in piena antitesi, con quanti, pur non vendendo la loro casa, ne comprano una da noi, come a Calitri. a Calitri circa 60 famiglie di inglesi, nord-americani e tedeschi, hanno acquistato casa.
    evidentemente hanno avuto occhi e menti e cuori non abusati dalle nostre immagini. hanno visto la bellezza di ciò che noi per troppa frequentazione abbiamo deteriorato e sciupato.
    succede così ovunque. succede come per il formicoso. ci siamo stati e passati tante volte in passato. nessuno che lo avesse mai apprezzato quel luogo nevoso e malagevole e privo quasi di tutto. lo abbiamo riscoperto, per fortuna, quando ce lo stavano portando via, quando era sotto minaccia.
    c’è voluto il terremoto per scoprire come fossero belli i nostri paesi prima e come fosse “armonica” la gente.
    forse c’è bisogno di vendere casa e andare per ritrovare la propria essenza e magari scoprire quanto essa sia legata a ciò che si è lasciato, non perduto.

    questo commento mi sembra molto banale, perciò non so se lo pubblicherò. sfoglio la margherita e vedo,
    spero piuttosto che l’incontro al goleto sia proficuo e ci dia delle indicazioni sul come svolgere un lavoro per il territorio come comunità.

    alfonso

    21 agosto 2008 at 9:47 am

  9. Sono amaramente d’accordo con Michele…anche se io sono una di quelle persone che nella propria terra ci è voluta rimanere e sottolineo voluta…e non potuta perchè all’oggi è solo la volontà che mi resta mentre di possibilità ce ne sono pochissime…perchè forse la domanda più appropriata potrebbe essere: perchè tanta ricchezza passa per le nostre terre e non vi rimane? tutti i progetti portati a termine sono un valore sicuramente ma sono tutti progetti “statici”….restauri….nuove costruzioni….case grandi, belle , confortevoli…anche sostenibili…..ma abitarci non basta per viverci…questa ricchezza….questo tipo di ricchezza è un valore…ma un valore di che tipo? nelle teorie della sostenibilità il valore ha diverse sfaccettature…economica, culturale, sociale….ma tutte….in “teoria”…dovrebbero andare insieme a chiudere un cerchio che permette agli “utenti” di vivere bene….di avere cioè una vita che dal punto di vista sociale, economico, culturale sia soddisfacente, che non comporti povertà di nessuno di questi aspetti…bene io credo che qui il cerchio ancora non si sia chiuso….

    Il discorso è lungo, complicato….difficile da affrontare anche per me che a 29 anni possiedo ancora tutto l’entusiasmo per affrontare difficoltà e delusioni….

    A stasera….

    valentina corvigno

    21 agosto 2008 at 10:44 am

  10. “E’ vero che le case dei paesi dell’Irpinia non hanno più di vent’anni; sono spaziose, nuove e si arriva con la macchina anche in campagna; abbiamo anche SKY e anche l’ADS; per prendere il volo a Capodichino basta un’ora di auto; la strada è nuova e veloce, il parcheggio possiamo prenotarlo su Internet.
    Fra pochi mesi avremo anche l’AltaVelocità; basteranno 40 minuti di auto.
    I fondi POR, quelli della Comunità Europea per le zone depresse, i nostri paesi li hanno spesi ben; l’aria è tersa e non inquinata, ma chi può se ne va e vende anche casa”
    Cerco di dare qualche spiegazione spicciola, avulsa (per quel che è possibile) da spiegazioni politiche o sociologiche) tenendo come punto di riferimento proprio S. Angelo dei Lombardi.
    C’è lavoro? Futuro per i giovani? Punti di incontro e di aggregazione sociale?
    No
    I giovani restano rintanati in casa specie i più piccoli, mentre quelli più fortunati possono frequentare qualche centro sportivo in qualche paese limitrofo non senza sacrificio di tempo e denaro da parte dei genitori costretti a fare da autisti.
    Qualche mese fa, da un monitoraggio scolastico, è risultato che la stragrante maggioranza dei bambini delle suole primarie e dei ragazzi delle scuole secondarie di primo grado che aveva frequentato dei corsi pon pomeridiani era contentissima di essere restata il pomeriggio a scuola: hanno risposto “siamo stati bene e non siamo stati soli”. Tutti hanno risposto che avrebbero ripetuto di buon grado l’esperienza ; dato che consola: la scuola resta il centro di socializzazione e di aggregazione per eccellenza, ma può essere il solo?
    Il tessuto sociale si è smembrato anche a seguito di scelte urbanistiche sbagliate (vedi case popolari di Fontana Piccola (distanti per un bambino che vuole socializzare quotidianamente con i coetanei).
    Il centro storico (sicuramente uno dei più belli dell’Irpinia, il meglio ricostruito) si popola solo d’estate di forestieri che hanno acquistato la casa di villeggiatura, mentre in inverno è desolato.
    Che resta? la casa ricostruita, anche se spaziosa e con i giardino, il rintanarsi dentro quattro mura in una sorta di familismo amorale, ma siamo proprio sicuri che questa sia la scelta migliore, siamo sicuri che le nostre case, per quanto belle siano il massimo per la nostra esistenza?
    Vi è in esse assenza di umidità, di infiltrazioni di gas radon che spesso sale dal terreno alla superficie, di formaldeide, sono antisismiche, vi sono o no cariche elettrostatiche, hanno isolamento termico e acustico?
    Sono queste le domande che mi chiedo e le risposte che oggi mi attendo.

    Angela Ferragamo

    21 agosto 2008 at 11:40 am

  11. Ci si chiede mestamente perché mai nei nostri paesi, nonostante le case belle e confortevoli si è sempre tentati (e molti alla tentazione hanno ceduto) di mollare tutto e andar via.
    Purtroppo, le ragioni sono varie ma tutte mi sembra riconducano a una sola motivazione centrale, che poi è la causa scatenante di tutti i nostri mali: il dilagante senso di consapevole solitudine, di profondissima inquietudine, frutto di storico abbandono, mentre il mondo corre veloce (così crediamo, così ci dicono di credere) intorno a noi. Questo sentimento angoscioso è vissuto nella propria anima come una sconfitta definitiva, una tremenda disfatta senza gloria, come quella di un esercito cui non è stata data mai neppure la possibilità di combattere.
    Dalle nostre parti ci è stato detto di aspettare Godot da tempo immemorabile: le classi politiche ci hanno lucrato il consenso a piene mani e a lungo, parlando (meglio sarebbe dire straparlando) di sviluppo per tanti di quegli anni che nel frattempo i loro capelli – e i nostri, ahimé! – hanno avuto tutto il tempo per incanutire, senza mai intravederne i contorni. Mi verrebbe da domandarmi, per esempio, se ci sia stato mai qualcuno che abbia presentato il conto per i così magri risultati nella battaglia della industrializzazione post-terremoto, considerando il fin troppo generoso fiume di risorse finanziarie pubbliche messe in campo a questi fini.
    Mi viene in mente la bella e profetica sentenza di Franklin che andrebbe ripetuta al nostro popolo:”ogni uomo che vi dirà che la fortuna si possa acquistare altrimenti che con il lavoro è un avvelenatore”.
    Questa, caro Angelo, mi pare sia la strada maestra per combattere il male oscuro della rassegnazione, che è alla radice della fuga dalle nostre pur confortevolissime abitazioni.

    Io sono andato via dal mio paese tanti anni fa, ma la mia casa l’ho mantenuta, come ancoraggio fisico alla mia terra con l’intesa di non perderci mai di vista.

    A stasera.

    Fausto Altavilla

    fausto altavilla

    21 agosto 2008 at 12:18 PM

  12. Perché abitare non basta a vivere.

    EnzoLuongo

    enzlu

    21 agosto 2008 at 12:41 PM

  13. VORREI RISPONDERE AL QUESITO CHE ALLA BASE DELL’INCONTRO COSI’:

    Andiamo via di qua perché non sappiamo più amare, abbiamo disimparato il senso solidale e comunitario dell’essere al mondo.

    Non sappiamo più amare le persone , se non con il senso esclusivo e possessivo.

    Non sappiamo amare i paesaggi, perché abbiamo disimparato a riempire le giornate dando valore al tempo.

    Non sappiamo amare le nostre piazze, aperte, ovunque in ogni paese irpino, su panorami emozionanti, perché abbiamo disimparato a guardare l’orizzonte con braccia allargate e con il respiro rapito dal luogo.

    Non sappiamo amare la libertà, perché non abbiamo mai capito che essa è prima di tutto partecipazione e poi perché , – questo sì l’ abbiamo imparato bene – ci scandalizziamo e mettiamo alla gogna una persona, – un uomo, una donna – , se vuol gridare all’aria che è gay.

    Cosa resta al posto dell’amore ? La ricerca di una triste rincorsa a ciò che si creda possa far star bene. Il centro commerciale, il cinema, il locale alla moda, l’automobile..

    PERO’ NON RISPONDO COSI’ .. ALTRIMENTI PASSA FACILE IL PENSIERO CHE L’AMORE NON TI DA’ IL PANE !
    ED ALLORA ?

    Si va via dall’Irpinia perché :

    1) Si rincorre ancora una forma di reddito tradizionale, che favorisce solo ed esclusivamente un’economia di tipo mercantile. Quindi è necessario avere opportunità di lavoro che ti facciano guadagnare bene, per poter comperare tutto ciò che ti serve.

    2) La capacità proiettiva, rappresentata dal contesto politico, è praticamente inesistente, staticizzata sull’idea che buona parte della ripresa economica possa passare per attività legate al recupero dei paesi finalizzati a qualche forma di attività turistica o ludica. Niente di più sbagliato.

    3) Le industrie e le attività produttive sono da sempre slegate dalle vocazioni territoriali. Se c’è ancora necessità di sfruttare le prebende europee, stabiliamo quali sono le attività produttive che vanno premiate. Indicatore: non la grandezza economica dell’azienda (in attivo, ma più spesso in passivo) , ma la coerenza con il territorio.

    4) E’ indizio favorevole alla depressione , vivere 365 giorni all’anno, in paesi dove ci sono solo vecchi. Sai che presto o tardi rimarrai solo, in un paese fantasma.

    5) Non esiste una organizzazione territoriale della economia e del commercio, che esalti il senso della specializzazione delle attività. Le specializzazioni localizzate, favoriscono ed attraggono insediamenti di altre specializzazioni. E soprattutto costruiscono un sistema territoriale che funziona a rete, senza gerarchie funzionali, realizzando di fatto il principio urbanistico dell’Area Vasta.

    6) Si ha un’idea del tutto negativa del concetto del “margine”. E’ necessario per non perdersi nulla delle opportunità della vita vivere al centro, in un centro.

    7) Non si conoscono, – proprio per ignoranza, per mancanza di comunicazione , per mancanza di rete – le opportunità che già esistono per occupare il proprio tempo libero. Avere su una mappa con le relative distanze in minuti , i luoghi della cultura, i cinema, i teatri, le palestre, i ristoranti enogastronomici, i luoghi della musica, i musei , farebbe capire che non è poi così diverso dalle grandi città, ovviamente rapportato agli indicatori popolazione presente e tempi di percorrenza.

    8) Non c’è voglia , ognuno di impegnarsi in un piccola – grande rivoluzione, che è quella di DEMOLIRE i confini amministrativi comunali, per costruire una nuova modalità di gestione e soprattutto di programmazione amministrativa del territorio.

    GRAZIE, A CHI HA AVUTO LA PAZIENZA DI PORRE ALL’ATTENZIONE DELL’ASSEMBLEA QUESTI APPUNTI.
    I MIEI SALUTI E LE MIE SCUSE PER NON ESSERE RIUSCITO A LIBERARMI PER ESSERE AL GOLETO CON VOI.

    Luca Battista (Amici della Terra/Irpinia)

    luca b.

    21 agosto 2008 at 12:44 PM

  14. Caro Angelo.
    La tentazione di dare una risposta che appaia intelligente e ad effetto , è forte.
    Il sistema che determina le condizioni per cui “si vende casa e si va via” è, invece, sicuramente complesso. Prima di dare risposte sarebbe opportuno analizzare accuratamente gli elementi (sociologici, economici, urbanistici, ambientali….) che lo caratterizzano e le loro interazioni.
    Chi ha risposte “pronte” ritiene di avere informazioni complete ed esatte su quelle che sono le cause che determinano l’ effetto. In questo caso o si sopravvaluta la prorpia intelligenza o si sottovaluta il problema.
    Ciao

    Gianni Iannaccone

    giovanni iannaccone

    21 agosto 2008 at 1:05 PM

  15. perché si va via? io nei paesi dell’irpinia non ci ho vissuto però ci ho insegnato e quello che ho registrato, tanto nell’irpinia d’oriente quanto in quella d’occidente, è un diffuso disagio giovanile, che cresce in maniera inversamente proporzionale al livello di istruzione. meno diffuso tra i liceali, che vivono nella prospettiva di andare a studiare fuori, molto più marcato tra i ventenni, che non trovano occupazione. concordo con michele, credo che un discrimine significativo sia rappresentato dalle possibilità di lavoro, dal momento che il lavoro costituisce il veicolo principale di un inserimento autonomo e maturo all’interno del tessuto sociale, anche se ovviamente non sottovaluto tutti gli altri fattori oppurtunamente evidenziati nei commenti.
    purtroppo stasera non potrò esserci e me ne rincresce tanto. spero di rivedervi tutti quanto prima.
    buon lavoro e complimenti ad angelo

    roberta

    21 agosto 2008 at 1:54 PM

  16. Vorremmo tutti andare via da queste terre maledette, non per la loro povertà in senso materiale, ma per la loro povertà nel senso metaforico del degrado della convivenza civile. E’ inutile, miei cari conterranei, ostinarsi a vedere la bellezza dei luoghi e dei paesaggi, indiscutibili del resto, a difendere la salubrità dell’aria, la serenità del cielo e la maestosità dei monti! In queste nostre terre si è ormai esteso in profondità l’inquinamento mafioso E NON SOLONEGLI AMBITI DEL POTERE POLITICO-AMMINISTRATIVO, ma anche in settori ampi e differenziati del tessuto sociale.Questo è secondo me il vero problema! Se infatti volessimo fare un’accurata indagine socio- economica, non possiamo negare che il percorso fin qui compiuto dalle nostre zone è un visibile processo di crescita economica, di trasformazione sociale e culturale, di espansione del benessere materiale degli individui. Oggi non abbiamo pù i problemi che si presentavano nel passato, i nostri paesi si trovano in condizioni nuove e inaspettate. La mitica arretratezza del Mezzogorno contadino è un ricordo del passato, un mito per l’appunto.L’istruzione di massa, le strade, la televisione hanno rotto definitivamente il nostro secolare isolamento. Ma proprio in virtù di ciò si deve parlare di progresso contraddittorio e distorto. Abbiamo avuto un’espansione economica sostenuta da un intervento statale consistente ma non orientato allo sviluppo produttivo e perciò incapace di innescare un circolo virtuoso crescita economica- progresso civile. L’uso illecito delle risorse pubbliche ha solo prodotto la dissoluzione delle regole che fondano una collettività civile.
    Rossana Cetta

    rossana cetta

    21 agosto 2008 at 3:16 PM

  17. Nel mio paese, con i contributi previsti dalle leggi 1431/62 e 219/81, è stato ricostruito un patrimonio edilizio in grado di ospitare agevolmente oltre 3.500 abitanti: tanti eravamo a Carife fin quasi agli anni Sessanta.L’esodo continuò inarrestabile incrementandosi e qui ci sono tante case nuove di zecca vuote o mai abitate. Nel frattempo, essendo la popolazione molto vecchia, si continua a morire e nascono pochi bambini: i giovani sono partiti per cercar lavoro altrove ed ereditano case che non hanno più interesse a tenere: bollette ENEL, TELECOM, ACQUA, ICI, TARSU, IRPEF e mille altri balzelli rendono parassitaria la proprietà delle case, per cui quando si presenta l’occasione vendono per pochi soldi le case che non usano e che spesso sono seconde case. Pagano in questo modo anche i mutui soffocanti e “cravattari” contratti nelle città del Nord in cui hanno trovato lavoro.
    Sono arrivati qui molti acquirenti dalla “zona rossa” vesuviana ed hanno fatto e stanno facendo veri e propri affari: hanno comprato casa in paese o villette in campagna, circondate dagli ulivi, per poche migliaia di euro. Chi vende evidentemente non ha più interesse a tornare, nemmeno in prospettiva per godersi la pensione. Sicuramente venderanno la casa anche i miei figli: è triste perchè io e mia moglie ci siamo sacrificati una vita per costruire una casa diventata troppo grande per due persone sole. Sono già partiti e qui non torneranno, purtroppo…
    Raffaele Loffa

    raffaele loffa

    21 agosto 2008 at 5:03 PM

  18. ringrazio tutti di cuore per l’immediatezza e la profondità degli interventi; sono schietti, diretti; di sintesi come dovrebbero sempre essere gli interventi in un convegno; ci sono ancora “politici” che quando prendono la parola la tengona per un’ora …
    Saluto in particolare Luciana De Rosa, mia maestra di architettura -è stata una bella sorpesa leggerti sul blog.
    Adesso monto i commenti per la proiezione al goleto; li leggerò tutti, compatibilmente con gli interventi in sala; in fondo è una piccola novità, aprire un convegno sull’architettura e sui piccoli paesi attraverso un blog.
    Internet ci svincola dai vincoli geografici; certo non passano gli sguardi, le emozioni, i sapori, i profumi, i suoni …
    il prossimo convegno della comunità provvisoria potrebbe sperimentare la videoconferenza, oppure ognuno manda un breve video autoprodotto associando immagini, scritti, suoni…
    Si potrebbe fare per il primo compleanno della C.P.
    Chi non riesce ad essere a Bisaccia (fine settembre) invierà qualcosa da condividere in sala.
    Per chi è in zona ed è in vena di spostamenti, per chi vuole evitare una serata di musica prefabbricata in piazza, per chi vuole rivedere la bellezza del Goleto >>> ci vediamo in Abbazia alle 19,30.

    VAI FACILE

    verderosa

    21 agosto 2008 at 5:27 PM

  19. Forse perché così crediamo (o quanto meno ci illudiamo) di riempire un vuoto nella nostra esistenza.

    Agapito Malteni

    21 agosto 2008 at 5:56 PM

  20. a me piace pensare che qualche maschietto chiuda baracca e vada via perchè si è stufato dell’arretratezza sessual-sentimentale della donna irpina ( ci saranno delle eccezioni ovviamente…). il piacere è parte importante di una vita felice, ma le donne irpine sono fissate a trovare il buon partito per accasarsi, insomma credo che la condizione femminile in irpinia sia ancora più risibile e mesta di cinquant’anni fa, ma ovviamente ci saranno delle eccezioni, per carità…

    sergiogioia

    21 agosto 2008 at 11:04 PM

  21. caro Angelo
    ci fai sapere come è andato il convegno, anche se sono certa che, come sempre per le cose che fai, è andato benissimo
    mi dispiace non esserci stata; non sono in vacanza, ma a studio
    luciana

    luciana de rosa

    22 agosto 2008 at 5:08 PM

  22. Sarebbe interessante un resoconto o anche qualche commento, qui, su gli interventi arrivati via blog e letti in tavola rotonda.
    la discussione si dilata ..e poi si può riprendere.
    Luca b.

    luca b.

    22 agosto 2008 at 5:34 PM

  23. Il Clown Nanosecondo alle prese con le….”SCENE DI VITA DI PAESE”….
    …La gallina è un animale strano, un poco stupido, egoista, incapace di affezionarsi. Sembra simile a un tipo di uomini; forse l’istinto di conservazione la spinge a pensare a se stessa….

    http://www.girodivite.it/Il-Clown-Nanosecondo-alle-prese,8566.html

    Nanosexcondo

    22 agosto 2008 at 11:57 PM

  24. Carissimo Angelo,
    Sono arrivato prima e sono dovuto andare via prima ma dai commenti e dai primi interventi che ho sentito credo che vada sfatato un “mito”. Sia le galline di prima che mio cognato e mia cognata con i quali sono venuto al Goleto l’altra sera mi hanno detto che l’Irpinia non è l’obelico del mondo.

    In particolare mio cognato nato a Calvera (PZ) – come mia moglie – mi ricordava che Cavlvera e moplti altri paesi della Basilicata ormai sono “fantasma”.

    Lui è andato a Monaco di Baviera perchè li non aveva “nessuna prospettiva di lavoro” se non quella di fare il contadino. Oggi ha sposato Monika (bavarese di orgine) e vivono li felici. Hanno due spenditi bambini: Antonio e Pratizia.

    Beniamino e Monika mi facevano anche riflettere che questo fenomeno dell’abbandono dei paesi piccoli è un fenomeno che si registra anche in Germania. Monaco di Baviera fino a pochi anni fà con un milione di abitanti viaggia ormai sul 1,5 milioni. I flussi migratori sono determinati e causati dai modelli di società che abbiamo costruito. E’ un’illusione portare l’industria in Irpinia come nel cratere – penso all’area industriale di Contursi dove sono stati trovati capannoni trasformati in depositi di rifiuti tossici e nocivi. Ecco credo che il modello di sviluppo “insostenibile” sono anni che lo hanno realizzato e noi continuiamo a chiedere di “nascondere i rifiuti”.

    Nella sostanza credo che non serve più lamentarsi come le galline bisogna più che fare comprendere meglio “come fare”. Lo “sviluppo sostenibile” va prima costruito nella nostra capoccia, pensando a cosa possiamo rinunciare nel prossimo futuro.

    Abitare o fuggire dall’irpinia , dalla basilicata , ma anche dai paesi piccoli della costa penso qui quando l’anno scorso parlavo con un abitante di Otranto che mi diceva “nei tre mesi estavi la popolazione si ventuplica d’invero siamo quattro gatti e molti si ritirano in collina. Addirittura li si regsitra il fenomeno al contrario dalla costa al country.

    COST O COUNTRY ? Be tra poco non ci saranno più dubbi. I cambiamenti climatici imporrannno a ridisegnare le coste.

    Uacc Uaa
    Nanos

    Nanosecondo

    23 agosto 2008 at 9:48 am

  25. Promuoviamo il nostro parco e realizziamo paesi alberghi. Recuperiamo l’artigianato e la voglia di vivere attraverso la gioia. Costruiamo piramidi con le eco balle e le case con le balle di paglia (sono ambedue ecocompatibili). Facciamole vedere tutte le brutezze e le bellezze, non serve nasconderle. L’architettura è sogno e realtà, è utopia o non è, e, l’utopia, è il solo strumento per costruire il futuro: “LA TERRA DEL SORRISO” ( o l’isola che non c’è….).

    Tu che sei architetto e capisci di spazi e di forme sai anche che tutto nasce da un granello di sabbia e che bisogna ritrovare la capacità di: “vedere il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore di campo ..porta l’infinito nel palmo della mano e l’eternità, in una sola ora.” (William Blake)….è da qui che nasce il nsotro futuro.

    Uacc Uaa
    Nanos

    Nanosecondo

    23 agosto 2008 at 1:01 PM

  26. ho problemi con il pc

    loffa.raffaele

    23 agosto 2008 at 4:38 PM

  27. Scusate. Ho risolto. A rileggerci

    loffa.raffaele

    23 agosto 2008 at 4:39 PM

  28. post convegno

    le impressioni di elisa forte (resoconto dettagliato)
    https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/08/23/post-convegno-al-goleto-2-impressioni-di-elisa-forte/

    approfondimento (giovani e agricoltura)
    https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/08/23/post-convegno-al-goleto-1-lagricoltura/

    quello che volevo dire (Enzo Luongo)
    https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/08/23/armonie-al-parco-dopo-il-goleto/

    il giorno dopo (franco Arminio)
    https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/08/22/il-giorno-dopo/

    – – –
    per luciana e tutti gli amici che non sono riusciti a raggiungere l’Irpinia:
    è stata una bella serata, corale, comunitaria; tantissime persone care in sala;
    allen è stato bravo perchè fin dall’inizio ha fiutato l’aria e ha parlato poco di architettura …
    così camana, moro, dal cin, parisi, boano: hanno testimoniato le loro esperienze, hanno paralto ognuno della propria terra; certo lo hanno fatto da architetti; e hanno fatto bene.

    25 interventi, tutti molto emozionali; tre minuti ciascuno; massima sintesi, poche chiacchiere a vuoto; oltre gli interventi programmati sono intervenuti, tra gli altri, lo psichiatra-blogger Antonio Imbriano, Toni Ricciardi, Salavtore Antonacci, l’amico Tonino Stefanelli, l’esploratore eno-gastronomico Antonio Vespucci, Antonio Luongo (Milano/Cairano), Domencio Marrucci, Fausto Altavilla (con la speranza che riveda i suoi giudizi… l’irpinia cambia, sta cambiando, vai facile fausto);

    altre 10 richieste ad intervenire sono state rimandate poichè eravamo ormai stanchi; è un’occasione per salutare chi non ha avuto parola: il maestro felice Storti, il blogger Stefano
    Ventura, Valentina Petito, Matteo Imbriano, il collega Nicola Iacoviello, il pittore Luigi Di Guglielmo, l’architetto Enzo Cristallo, la scrittrice Vera Mocella, la collega Valentina Corvigno …

    ho ringraziato il sindaco di sant’angelo perchè non mi è mai capitato di vedere un sindaco partecipare dall’inizio alla fine ad un appuntamento di questo tipo… in genere fanno passerella;
    lo stesso paolo maria, rettore del goleto, ci ha accompagnato per l’intera navigazione…
    questa la sua sintesi : “le piccole cose fanno le grandi cose / bisogna far bene le cose / farle con la mente come se le facessimo con le nostre mani / farle in silenzio / si accende qui la speranza …

    le testimonianze pervenute sul blog scorrevano durante i vari interventi;
    2 filmati; nessuna pausa … abbiamo terminato in sala alle 23, poi abbiamo continuato fino alle 2 di notte a tavola.
    si sono intrecciate diverse questioni, ma gli interventi procedevano fluidi, c’era tensione e al contempo distensione; si parlava della nostra amata.
    la terra d’irpinia.
    ne è nato anche un gemellaggio, su invito di Marcello Parisi, ripeteremo questa esperienza nelle Madonie…
    è stato un bell’evento; ringrazio tutti

    – – –
    vi segnalo http://www.anab.it/
    – – –
    28.8.08 – i saluti dell’anab

    Caro Federico,
    al mio rientro con qualche problemino relativo al volo che Giancarlo
    ha egregiamente risolto, desideravo ringraziare Te, Tuo fratello, Tua
    mamma (che non ho avuto il piacere di conoscere) per la squisita
    ospitalità. Un ringraziamento va anche al Priore , ai ristoratori e al
    simpatico “custode del cuore di Irpinia”, Antonio Vespucci. Lo farei
    anche direttamente se potessi avere i loro indirizzi e-mail (Angelo,
    priore, Antonio, cuoco e la bella signora, Antonio ecc.). Auguro le
    migliori fortune alla comunità provvisoria. Ciao l
    SC Dr.Arch. Siegfried Camana

    – – –
    ciao federico
    ti ringrazio ancora, e ti chiedo di estendere i miei ringraziamenti anche a tuo fratello, alla tua famiglia e a tutti gli amici dell'”irpinia d’oriente”,
    per la splendidà ospitalità e per l’opportunità, che ancora una volta ci hai offerto, di passare tre giorni ricchi ed intensi;
    leggo con piacere ed entusiasmo di confermare questo appuntamento di fine agosto anche per il prossimo anno
    ed inoltre della possibilità di arricchirlo con ulteriori progetti anab, impegnativi ma sicuramente stimolanti,
    a cui mi piacerebbe poter collaborare.
    cercherò nei prossimi giorni di inviare un mio contributo alla comunità provvisoria
    un saluto giovanni

    verderosa

    23 agosto 2008 at 6:49 PM

  29. Carissimo Angelo,
    dopo l’incontro di giovedì scorso all’Abbazia del Goleto ritornando verso casa (a Venticano) avuto tutto il tempo lungo la strada che mi portava verso il valico – complici una notte serena e un incantevole plenilunio – per ammirare quella inedita (per me) visione della Valle del Calore, che mi si offriva nella sua interezza come un guscio morbido e accogliente e la cui magia avevo oramai dimenticato.
    Non ho saputo resistere all’impulso di fermare la macchina e scendere per godermi quella stupenda opera d’arte, mentre una brezza gradevolissima accarezzava me e i campi bui e deserti intorno a me.
    Quella strada evidentemente non puoi percorrerla senza che la tua mente non riceva sollecitazioni: i tornanti sono tanti e il paesaggio è aspro come quello delle Crete senesi.
    Mi sono seduto sul ciglio della strada e mi sono guardato lentamente intorno cercando, da quell’inusuale punto di osservazione, di riconoscere questo o quell’altro luogo a me più familiari.
    Ebbene, ho fatto fatica (parecchia, credimi) a capirci qualcosa. Sembrava un unico agglomerato urbano. Tutta la valle mi si presentava come un unico ammasso di luci che non dava alcuna possibilità di distinguere un paese dall’altro, lunghissimi filamenti luminescenti disegnavano sul terreno figure caotiche che, con ogni evidenza, riproducevano in chiave “illuminata” sentieri raramente percorsi da viandanti notturni e che probabilmente avrebbero preferito restare al buio come prima.
    Non credo sia stata una operazione granché saggia – e da nessun punto di vista – avere finanziato questa inondazione di lampioni sul territorio, che nella maggioranza dei casi si è risolta unicamente in un aggravio gestionale delle spesso già sofferenti casse comunali.

    Vuoi l’ennesimo esempio di disordinata decisione, frutto di disordinate menti governanti? Al mio paese è stato costruito – con denaro pubblico, naturalmente! – un asilo nido capace di ospitare oltre una cinquantina di bambini: ebbene, tutto ciò sarebbe stato altamente meritorio se non fosse per il piccolo particolare che qui non c’è traccia di donne che lavorano ! Conclusione, essendo un immobile a destinazione obbligatoria, pur essendo stato completato da anni, resta chiuso e lo sarà chissà per quanto tempo ancora.

    Quando io dico di provare amarezza mi riferisco a cose e fatti come questi, che sono un portato di un (molto) recente passato che non vuol passare, di una gestione largamente clientelare che ha creato una mentalità diffusa e accettata, ma che rischia di diventare opprimente.

    Un pensiero leggero e persistente mi ha accompagnato quella sera verso casa: che si possa riprendere finalmente il cammino, cancellando dalla nostra mente tutte le croste che si sono sedimentate negli ultimi decenni.
    Credo che questo si attagli bene al motivo d’essere di una associazione come la Comunità Provvisoria.

    Un grande irpino del secolo scorso, Guido D’Orso – oggi dall’intellighentia irpina ingiustamente, o forse “coerentemente”, relegato nella penombra delle cose vecchie – auspicava che nascessero 100 uomini di acciaio per vincere i ritardi strutturali del Sud; credo che a noi ne basterebbero due o tre. Sarebbe già un gran bel segnale se nella nostra architettura, per esempio, si vietasse (d’autorità, se necessario) l’uso del marmo o del travertino e si ritornasse alla spettacolare ruvidezza della roccia irpina; mi darebbe grande speranza se nei nostri comuni si decidesse finalmente di limitare il pernicioso fai-da-te che ha profuso in abbondanza tetti a pagoda e torrini merlati e facciate con colorazioni sfavillanti.
    Verso simili brutture, veri e propri misfatti culturali, si dovranno sollevare le anime.

    Ecco, caro Angelo, sono convinto anch’io che l’Irpinia stia cambiando, ma penso che la massa critica non sia ancora lontana. Ci sarà ancora tanto da faticare!

    Ho fiducia che con C.P. si sia sulla giusta strada.

    Io. per quanto potrò fare, starò con voi.

    Un caloroso saluto a tutta la Comunità.

    Fausto Altavilla

    fausto altavilla

    25 agosto 2008 at 3:10 PM

  30. Mi sono accorto di erore nel testo. Uno degli ultimi capoversi è da correggere come segue:

    “Ecco, caro Angelo, sono convinto anch’io che l’Irpinia stia cambiando, ma penso che la massa critica sia ancora lontana. Ci sarà ancora tanto da faticare!”

    Ciao
    Fausto Altavilla

    fausto altavilla

    25 agosto 2008 at 3:16 PM

  31. Tra i commenti che ho letto quello di Rossana Cetta mi sembra che operi una sintesi dei temi concreti che affliggono la realtà della comunità Irpina. Utile e interessante soprat
    tutto il blob ma senza nulla togliere ai relatori presenti in sala. Questo il mio commento in sincera sintesi sul vostro dibattito che mi pare sarebbe bene continuasse a localizzare e svolgersi…Sono convinto che porterebbe a dare le basi per qualche cosa di serio proprio nel tentativo materiale di formare una coscienza critica sociale e culturale al di fuori di strumentalizzazioni politiche. Crando strutture sociali capaci di esercitare un riferimento critico territoriale è oggi possibile dimostrare l’incapacita della politica a risolvere e dibattere problematiche che hanno perso il loro radicamento sociale e territoriale. Si tratta di trovare delle alternative autonome capaci di mettere insieme uomini e idee per riflettere sulle anomalie all’interno di una realtà urbana e territoriale.
    Il problema dei centri storici è uguale in tutta l’italia, sia che si tratti di città antiche che nuclei territoriali caratterizzati paesaggisticamente. In parole povere meno forza sociale
    meno possibilità di vedere rispetto e lavoro, sviluppo e futuro per i giovani che devono essere trattenuti sul territorio di origine. Rigirate la frittata come volete cari amici il problema è questo! Il sistema dei comuni deve poter trovare organizzazione partendo dalla coscienza sociale e territoriale.

    renzo marrucci

    29 agosto 2008 at 1:44 am

  32. […] la pioggia, la case lasciate, sembrano proiezioni della disperazione di un paese, uno dei tanti  “centri minori” che vede disertare borghi o interi rioni, dai suoi abitanti. Ormai non si trova quasi nessuno, il […]


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