COMUNITA' PROVVISORIA

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BERLUSCONI E LA PAURA DELLA MORTE

di Andrea Di Consoli

Siamo in presenza di una nevrosi gigantesca. Molti stanno reggendo, per puro interesse, il gioco a Berlusconi. Il vuoto che gli è dentro sta crescendo sempre di più. Berlusconi ha paura della vecchiaia e della morte. È ossessionato dalla posterità, dalla sopravvivenza della sua immagine dopo la sua morte. Non pensa ad altro che ai libri di storia del futuro, dove probabilmente il suo nome si confonderà con quello di Mariano Rumor e di Mario Scelba. Dorme poche ore a notte, dicono le cronache “embedded”, perché un oscuro nemico gli fiata sul collo. Se chiude gli occhi, Silvio Berlusconi ha davanti a sé il baratro, vede immediatamente il suo volto straziato dal nulla.

E perciò corre, corre, corre, e vorrebbe risolvere tutti i problemi con il suono magico del suo nome. La spazzatura viene nascosta. Gli arerei regalati agli amici, che neanche regalati li vogliono. Lo Zar finge di ascoltarlo, ma poi bombarda i nemici. E tutti fanno finta che lui, colmo di paure, risolva tutti i problemi. La politica italiana si è ridotta a un solo teatrino: quello di far credere al Capo che lui è il più grande, che nessuno è più grande di lui. Lo si vede anche alle conferenze stampa: Berlusconi parla ai giornalisti, ma li guarda con sufficienza, con distacco, perché i suoi interlocutori sono di là da venire, sono i posteri. Berlusconi non vive più nel presente. Ha paura della morte, e forse questa paura lo rende anche simpatico. Lui vuole solo “fare”. Ma “fare” con questa fretta, con quest’angoscia, porta solo danni. E intanto cerca di non perdere tempo, e pietrifica sempre di più il suo volto in una maschera di cera. Tutti i suoi amici vorrebbero dirgli: “Non sei Dio”. Ma gli reggono il gioco, finanche pietosamente. Berlusconi lavora dalla mattina alla sera perché vuole essere amato da tutti, dai vivi e dai morti. Siamo nel cuore di una disperata emergenza narcisistica. Abbiamo ridotto il nostro Paese, e la politica, a un gioco psicoanalitico. Berlusconi è diventato l’oscuro capro espiatorio della collettiva paura di morire. Finché è vivo Berlusconi, siamo tutti vivi. Se non muore lui, nessuno morirà. Questo, ripeto, lo rende simpatico. Però sta tirando la corda. Ogni tanto sviene in pubblico, ma poi si riprende, affamato e gratificato dell’amore altrui. Vorrebbe alleviare tutti i dolori, al punto che il dolore di chi gli sta di fronte diviene il suo dolore. Poi però se ne dimentica, e passa oltre. E vola, corre, scappa. E intanto intorno gli sono collaboratori che parlano, ma chiedono scusa di parlare, di non far parlare il Capo. Mai la morte e la paura del tempo era stata così presente nella politica italiana. Berlusconi vince le elezioni perché la sua velocità, la sua corsa disperata, il suo “fare” rappresentano l’anima oscura di un Paese che non sa più fermarsi, che ignora le ragioni profonde del proprio stare nel mondo. Si “fa” per non pensare alla morte. E’ tutta una fuga. E il Capo fugge più di tutti. Berlusconi non sarà mai un dittatore perché lui pensa solo al futuro. E nessuno, nel futuro, lo giudicherebbe bene se facesse il dittatore. Lui non vive qui con noi. Lui vive nel futuro del mondo. E vuole essere amato anche lì, nel tempo che ancora non esiste. Perché spesso si fa il bene solo per soddisfare il proprio narcisismo. Solo per essere amati e venerati. Fa del bene a tutti, Berlusconi, tranne a chi non gli regge il gioco, lo psicodramma che ha messo in scena a partire dal 1994. Questo, ripeto, lo rende simpatico. Il suo vero vice è il medico Scapagnini. E’ lui, al di là di ogni discorso scientifico, a farlo sentire eterno, una eccezione biologica. In un Paese retorico come il nostro ci mancava la retorica del “fare”. Ma tutto è, Berlusconi, fuorché un uomo pratico. E’ un uomo magico, semmai, colmo di superstizioni. Basta il suo nome per cambiare le cose. Ma, ripeto, siamo in presenza di una tragica rimozione: la rimozione della paura. Berlusconi ha paura, come tutti noi, solo che lui ha deciso di combattere la paura della malattia e della morte mettendosi al centro della scena, facendosi coccolare da milioni di adepti mediatici. E’ una drammatica sceneggiata. Stiamo tutti con le braccia incrociate a vedere le moine e i “miracoli” di quest’uomo disperato che spreca tutte le sue energie per affermare l’eternità del suo nome. Intanto questo psicodramma ha distrutto politica, cultura, socialità. Siamo come al cinema: da un lato c’è un uomo, dall’altro c’è il tempo. E’ come una corrida. Alla fine vincerà il tempo, com’è ovvio. Ma intanto cosa sarà diventato il nostro Paese?

 

 

Written by comunitaprovvisoria

23 settembre 2008 a 11:34 PM

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24 Risposte

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  1. Non si tratta semplicemente di una nevrosi,carissimo Andrea. Siamo di fronte allo scompenso nevrotico ed al passaggio ossessivo della fine dell’era del consumismo.Pasolini lo ha scritto ripetutamente tra il 1968 ed il 1975 lasciandolo ai posteri.Lo ha spiegato nelle rare apparizioni televisive,nelle interviste concesse ad Enzo Biagi.
    Il contrasto tra norma e desiderio sviluppa nevrosi.
    La contemporaneità berlusconiana invece sviluppa inadeguatezza senso di impotenza malessere diffuso invidia gelosia che piano piano si insinuano nella civiltò del benessere e dell’apparenza.
    Scapagnini per assistere il divino Cavaliere,l’unto del Signore, l’immortale vanaglorioso, si è dimenticato persino di esercitare la funzione di Sindaco di Catania riducendola ad un massacro giornaliero ed ad uno scempio ambientale ed ecologico
    Siamo nel delirio,non nella nevrosi. Siamo ben oltre la nevrosi Siamo nel cortocircuito cerebrale definitivo ed irreversibile collettivo ed individuale
    Cerchiamo di non farci contagiare anche noi depositari del sentimento dell’appartenenza al territorio che sconfina del paradosso epico sacrificale .lasciamo che il tempo si prenda la sua rivincita su tutto e ricordiamo la provvisorietà del vivere del partecipare ma anche la spiritualità che accompagna il senso ed il significato dell’esistenza di ciascuno di noi. Aver pubblicato la mail dell’anonimo irpino volgare quanto ridicola è stato un atto democratico ma indecente.Noi non siano you tube non dovremmo diventarlo mai. Un caro saluto a te ed anche al volgare anonimo irpino .Aruspice Roccioso alias Rocco Quagliariello.

    aruspice roccioso

    24 settembre 2008 at 5:11 am

  2. questo testo di andrea è importante.
    ed è bello che stia qui in anteprima.
    armin

    comunitaprovvisoria

    24 settembre 2008 at 9:24 am

  3. Il dramma di Berlusconi

    L’occasione di questo scritto intelligente e caustico mi ha fatto pensare al dramma di Enrico IV di Pirandello.Il contrasto tra la vita e la forma, tra realtà e finzione, tra persona e personaggio rivivono nella ribellione esistenziale di Enirico.
    la sua tagedia: recitar per vent’anni la parte di Enrico IV, nei primi dodici anni con inconsapevole innocenza, negli ultimi otto per dolorosa necessità. Importante il soccorso alla sua tranquilla pazzia facendolo in un castello tra compiacenti cortigiani che lo assecondono e lo blandiscono per vari motivi.Quando rinsavisce si accorge di aver speso il meglio della sua giovinezza ( o vita), la donna che amava lo ha fatto e anche gli altri amici. Il tempo inesorabile si vendica con gli uomini che non hanno capito il suo senso ineluttabile ma reale e non aspetta Enrico che ora insegue disperatamente nei ricordi e si ritrova estraneo al mondo che è andato avanti senza e nonostante lui.
    Il tempo scorre inesorabile e non aspetta nessuno.
    Non gli resta che continuare a recitare la sua pazzia ,essendo impossibile il recupero egli anni perduti.
    Unico via di fuga rivivere nel profondo dei suoi sentimenti come rivalsa sul tempo che non può più sfiorare la sua esistenza volontariamente posta al di fuori della vita degli altri. Così non invecchia rimanendo fermo all’immagine di sé giovane avventuriero di belle speranze facendo appendere nella sua camera tutte le sue foto giovanili.
    A niente possono i suoi amici venuti a curiosare e tentare di farlo rinsavire.
    Enorme il contrasto tra la consapevolezza del protagonista e la superficialità degli amici che cercano di riportarlo all’attualità della vita.
    Nell’allucinante dialogo tra gli interlocutori emerge la follia come saggezza e la saggezza come follia inconsapevole.
    http://www.mauroorlando.it

    mercuzio

    24 settembre 2008 at 10:06 am

  4. Lo scritto di Andrea è una radiografia precisa del pensiero e dell’anima di coloro che non amano vivere il loro tempo. Vivere bene il proprio tempo significa aver vissuto bene il passato e sperare nel futuro. Quando si corre troppo si rischia di non veder niente e nessuno lungo la strada, invece, ai margini, c’è tanta gente e tanti ricevono solo schizzi in faccia.
    A proposito del tempo trascrivo dei versi di un mio amico, Gennaro Ciampolillo.

    Il tempo

    Guardando l’orologio
    un uomo sai che dice?
    “Oh, come passa il tempo!”
    Ma il tempo sai che pensa
    sentendo l’infelice?
    “Qui l’unico che passa
    sei solamente tu.”

    antonio morgante

    24 settembre 2008 at 2:56 PM

  5. Credo che vi stiate sbagliando così come si sbagliavano gli amici di Catania sul conto del loro sindaco Scampagnini.

    Scampagnini custodisce il segreto vero di Berlusconi…..se ne volete sapere di più leggete qui….

    http://www.girodivite.it/Il-mistero-di-Scampagnini-Sindaco.html

    Come avete visto “Lui”, a differenza di noi comuni mortali, non ha paura della morte.

    Uacc Uaa
    Nanosecondo

  6. ops…siete voi che rischiate di andare in nevrosi se non vi curate con pillole di sorriso…..mica lui, vedete come è sempre sorridente!

    Uacc Uaa Nanosecondo

  7. Se il tema è specificatamente “L’uomo Berlusconi”, beh c’è ne sarebbero di cose da dire!…ma nessuno osa, chissà poi perchè, visto che ha due occhi, due orecchie, una bocca, magari rifatti,ma sono li, visibili! Sono le 9 e nello zapping in attesa della cena, compare davanti ai miei occhi, in quella scatola chiamata televisore, l’unico vero eroe di queste ore: sto parlando del PAOLINI ( per tutti l’uomo che, se cosi possiamo dire, disturba le dirette televisive, solo con la sua presenza ) il quale durante il collegamento che è andato in onda stasara al tg5, ha espressamente… chiaramente… obbiettivamente… detto che… “BERLUSCONI E’ UNO STRONZO!”…è stato bellissimo! Hanno dovuto oscurare il video…fantastico! Ci voleva…almeno per una volta qualcuno (che non sia la “Fede” o la “Vespa” di turno ), ha detto quello che pensava, e… lo devo dire…SONO PIENAMENTE D’ACCORDO!

    Paolo battista...

    24 settembre 2008 at 9:28 PM

  8. Volevo consigliare un articolo di Marino Niola, mio prof. di Antropologia dei simboli all’università, su Repubblica. Leggendo questo articolo la mia pelle ha avuto un brivido in un assenso di riconoscimento , penso proprio che abbia colto un aspetto importante della politica Cavaliere. In prima pagina esordisce con ” La seduzione del Potere” all’interno del quotidiano parla degli arcaismi nella strategia del Cavalire, parla della DEMOCRAZIA che ricorre alla seduzione. Cito qualche stralcio. Niola individua nell’esibizione del corpo lo strumento di persuasione, che fa vedere nelle creature politiche i volti giovani e belli di un’immagine che si rigenera. L’istanza estetica prende surrentiziamente il posto di quella etica, il sentire comune non si forma più nel confronto con gli altri ma conformandosi al format. E’ quasi naturale che donne giovani e belle diventino ministre , e che il potere sia circondato da uno scintillio glamour che fa da specchio al narcisismo di massa e indora le pillole che ci tocca inghiottire. La giovinezza e la bellezza sono due password del presente e al tempo stesso sono da sempre il nucleo sorgivo della rappresentazione del potere, che come insegna Hobbes, nasce nel corpo e dal corpo. Nietzsche invece diceva che per conquistare il consenso delle moltitudini un capo deve ridurre il ruolo della politica a una recita grossolana e semplicistica. Almeno in apparenza. E proprio in questa apparenza sta, per il momento la forza del Cavaliere. Credo che ognuno di noi abbia il compito di smascherare questa grossolana recita semplicistica….

    stella simoniello

    24 settembre 2008 at 10:18 PM

  9. chi ha paura della morte e vuole lasciare qualcosa di sé nel futuro, non dovrebbe solo FARE.
    le cose fatte, infatti, vengono disfatte.
    ciò che serve al futuro è la solennità maestosa, forse, degli eroi. di coloro che hanno creduto in un valore, nonostante tutto. di coloro che hanno sperato contro ogni speranza in una qualità diversa del futuro e nel diverso (da quello economico-finanziario-utilitaristico) rapporto tra gli uomini.
    BERLUSCONI, in pratica, HA PAURA DI Sé. DI AVER BATTUTO L’ARIA A VUOTO, PER LA VACUITà DEL PROPRIO PROGETTO. PER AVER AVUTO, anzi per avere, UNA VISIONE DELLA STORIA FISSA SUL PRESENTE, NON AL FUTURO.
    per lui il futuro è solo un presente dilatato

    alfonso

    25 settembre 2008 at 8:09 am

  10. BERLUSCONI ILLUMINACI: DATTI FUOCO!

    uacc uaa nanos

    Nanosecondo

    27 settembre 2008 at 11:13 am

  11. E’ proprio contro questo tipo di cultura estetizzante che dobbiamo scagliarci. Ora il problema è che la politica può essere salvata solo dall’etica eruttante di una popolazione allo sbaraglio. Dico popolazione perchè ormai l’opposizione politica è stata risucchiata dalla forza centrifuga dell’economia( come possiamo sperare di fermare questa politica “liquida” se in Parlamento nessuno più rappresenta la gente comune?),quindi per creare una nuova politica d’opposizione che sappia tener testa agli uomini più potenti d’Italia, c’è bisogno di una coscienziosa consapevolezza di ciò che ci sta divorando. Ognuno di noi dovrebbe, prima individualmente e poi collettivamente, interessarsi alle storture di un governo che pensa esclusivamente agli interessi propri e di conseguenza a quelli della sua classe sociale ( dai tagli al Manifesto, alle riforme scolastiche senza tener conto di chi nella scuola realmente ci lavora, agli scempi ambientali fino all’affare Alitalia, dove anche li uomini/lavoratori vengono lasciati sospesi in quei cieli che per anni hanno servito, e c’è ne sarebbero di scogli da sollevare ). Chi ci pensa più ai lavoratori o meglio alle migliaia di precari che fanno dell’Italia uno dei posti meno abitabili d’Europa?
    Il problema è ricostruire un’opposizione che faccia dell’etica il suo imperativo morale, che con onestà dica le cose per quelle che sono, che basi la sua forza su nuove generazioni che hanno voglia di credere in qualcosa di più pulito: come possiamo parlare di futuro, se i giovani sono i primi ad essere esclusi dai contorti meccanismi politico-sociali? Il futuro è uno scoglio e noi siamo l’onda che rode, rode , rode fino a levigarne le pareti, a seconda delle nostre esigenze, comuni esigenze!

    Paolo Battista

    27 settembre 2008 at 12:43 PM

  12. Caro Andrea (e cari amici),

    il tuo scritto è interessante e i commenti dei nostri amici lo sono altrettanto.

    Vorrei soltanto aggiungere, tanto per aumentare la nostra incazzatura (o ironia, se volete), che Berlusconi è pura metafora.

    Al di là dell’uomo c’è, purtroppo, una cosa più importante che è il berlusconismo, vera “autobiografia della nazione” per mutuare dal vecchio adagio gobettiano (“fascismo come autobiografia della nazione”).

    Lui è un vincente, l’unico “rivoluzionario” da molti anni a questa parte in Italia, nel senso che ha rivoluzionato il modo di vivere e di “sentire” degli italiani. Naturalmente è una “rivoluzione” di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma tant’è. Questa è la realtà oggi.

    Da qui si parte, non da un improbabile “uomo” Berlusconi che è pura astrazione. Da qui si parte significa che la ricerca del capro espiatorio, antica leggenda e pratica umana quanto mai deleteria, dobbiamo lasciarla ai reazionari di professione (come “lui”, del resto).

    Noi abbiamo il compito di prendere di petto (e di lato e di dietro e ovunque) il berlusconismo. Sviscerarlo in tutte le sue sfumature e demolirlo pezzo per pezzo.

    Un’impresa non facile. E non breve. Soprattutto in un’epoca in cui le classi “depositarie” dell’avvenire e del progresso (i “poveri”, la classe operaia “diffusa”, insomma tutto il lavoro dipendente e sfruttato) parlano spesso la lingua dei loro oppressori.

    Liberare il popolo “dai suoi peccati”, restituirgli autonomia, quindi ripresa e iniziativa d’ “attacco” (non “resistenza”, non logiche da cacasotto del male minore), richiede la “sostituzione” del simpatico uomo Berlusconi con la dura realtà (antipatica) del berlusconismo.

    Con affetto
    Michele Fumagallo

    michele fumagallo

    27 settembre 2008 at 4:20 PM

  13. caro michele, la tua riflessione è impeccabile. Berlusconi come metafora e come autobiografia della nostra nazione. Ci penserò su seriamente.
    Grazie
    andrea

    Andrea Di Consoli

    27 settembre 2008 at 6:45 PM

  14. Ha ragione Fumagallo, il vero problema non è Berlusconi ma il berlusconismo, in quanto rivoluzione di destra a beneficio del semiocapitale. Il berlusconismo è una metafora e la vera autobiografia della nostra sventurata nazione? Sì! E’ una cultura eversiva e aggressiva di destra in grado di esercitare un rulo di egemonia in diversi settori del paese. Esso (il berlusconismo) punta allo sfascio e all’imbarbarimento della società civile, allo smantellamento delle conquiste sociali degli ultimi 40 anni, dei diritti e delle libertà democratiche (che se pure ci sono, esistono ormai solo sulla carta), delle tutele a garanzia dei soggetti e delle fasce socialmente più deboli.

    Scrive Franco Berardi Bifo su Liberazione del 21 settembre scorso:

    Il berlusconismo non è fascismo è dittatura del semiocapitale

    Perché insistere a chiederci se si tratta o no di fascismo? Quello prodotto da trent’anni di bombardamento televisivo è probabilmente peggio del fascismo storico, perché non si fonda sulla repressione del dissenso, non si fonda sull’obbligo del silenzio, ma tutto al contrario, si fonda sulla proliferazione della chiacchiera, sull’irrilevanza dell’opinione e del discorso, sulla banalizzazione e la ridicolizzazione del pensiero, del dissenso e della critica. Il totalitarismo di oggi non è fondato sulla censura del dissenso ma su un immenso sovraccarico informativo, su un vero e proprio assedio all’attenzione.
    Non si può in alcun modo assimilare l’attuale composizione sociale del paese con la composizione sociale, prevalentemente contadina e strapaesana dell’Italia degli anni Venti. Nei primi decenni del secolo ventesimo, il modernismo futurista dei fascisti introduceva un elemento di innovazione e di progresso sociale, mentre oggi il regime forzitaliota non porta dentro di sé alcun germe di progresso, e la sua politica economica si fonda sulla dilapidazione del patrimonio accumulato nel passato. In questo Asor Rosa ha visto giusto. Il fascismo è un fenomeno di modernizzazione totalitaria, il berlusconismo è un fenomeno di devastazione della civiltà sociale della modernità. Mentre il fascismo avviò un processo di modernizzazione produttiva del paese, il regime forzitaliota ha dissipato le risorse accumulate dal paese negli anni dello sviluppo industriale, come aveva fatto Carlos Menem in Argentina nel decennio che ha preceduto il crollo di quell’economia e di quella società. Ma questo carattere dissipativo è perfettamente coerente con la tendenza principale che si manifesta nel pianeta nell’epoca neoliberista.
    Il capitalismo moderno era fondato su alcune regole direttamente riconducibili all’etica protestante. Regole su cui si fondava la fiducia, elemento decisivo dell’economia borghese moderna.
    Ma ora la forma weberiana dello sviluppo si esaurisce per il capitalista post-borghese il quale sa che il credito non dipende dai valori protestanti dell’affidabilità, dell’onestà, della competenza, ma dal ricatto, dalla violenza, dalla protezione familiare e mafiosa. Non si tratta di una temporanea caduta del rigore morale, di un’ondata di corruzione. E non si tratta neppure di un fenomeno di arretratezza. Si tratta di un mutamento della natura profonda del processo di produzione. La determinazione del valore ha perduto la sua base materiale, oggettiva (il tempo di lavoro socialmente necessario, come dice Marx), e ora dipende dal gioco di simulazione linguistica, dei media, della pubblicità, della produzione semiotica, ma anche dalla violenza.
    Ecco allora che la prospettiva in cui vedemmo l’Italia nella passata epoca moderna ora si ribalta: proprio ciò che aveva fatto dell’Europa meridionale controriformata un luogo arretrato, ora ne fa laboratorio delle forme di potere postmoderno. Proprio ciò che aveva messo l’Italia alla retroguardia dello sviluppo capitalistico moderno, diviene il motivo della sua capacità di anticipazione. Proprio perché predomina la cultura del familismo immorale, della violenza mafiosa e del raggiro mediatico, negli anni Novanta di Berlusconi l’Italia diviene il laboratorio culturale e politico del capitalismo criminale iperliberista. La scarsa penetrazione dell’autorità statale nelle pieghe della società e dell’economia è sempre stata considerata un fattore di arretratezza e di debolezza, ma il neo-liberismo ha creato una situazione in cui gli interessi privati, gli interessi di famiglia e di clan prevalgono sugli interessi pubblici. In nome di un’ideologia della libera impresa e del libero mercato si è in effetti aperta la strada a una sorta di privatizzazione dello stato. La macchina statale non è stata ridimensionata, ma si è messa al servizio di interessi di famiglia. Questo processo non si è svolto solamente in Italia, ma qui le condizioni culturali erano particolarmente ben predisposte.
    La deregulation economica ha liberato immense energie produttive, e al tempo stesso ha indebolito o distrutto le difese che la società moderna aveva costruito per proteggersi dall’aggressività predatoria del capitale.
    Come al capitalismo proprietario si addiceva il decoro gotico e severo, così al capitalismo finanziarizzato si confanno sembianze barocche. A partire dagli anni ottanta, lo spirito barocco della Controriforma, che aveva impacciato le società meridionali fino a tutto il novecento, non è più un elemento di arretratezza.
    Il borghese moderno era legato alla sua impresa perché le macchine, i luoghi, i lavoratori dell’industria erano la sua proprietà. Il capitalismo virtuale separa la proprietà dall’impresa, l’impresa si finanziarizza e si immaterializza. La corporation globale può spostare il suo investimento in pochi istanti senza render conto ai sindacati, alla comunità, allo stato. Il capitale non ha più alcuna responsabilità verso la società, e ormai, come abbiamo visto nel caso Enron, neppure nei confronti dei suoi azionisti. L’etica protestante non è più redditizia. E’ molto più efficace l’etica della compromissione mafiosa, del ricatto e dello scambio illegale. Nel processo di globalizzazione l’Italia non è sfavorita dall’illegalismo e dall’immoralità della sua nuova classe dirigente, come la sinistra moralista paventa. Al contrario, l’Italia diviene il paese nel quale la dittatura tardo-liberista meglio può svilupparsi.
    Qui il regime incorpora comportamenti del fascismo (la brutalità poliziesca, che abbiamo visto a Genova nel 2001, l’irresponsabilità che portò l’Italia di Mussolini alla guerra catastrofica del 1940-45, il servilismo che ha sempre caratterizzato la vita intellettuale italiana). Incorpora caratteristiche proprie della mafia (il disprezzo per il bene pubblico, la tolleranza per l’illegalità economica).
    Ma non per questo è una riedizione del regime fascista né come un sistema di mafia. Neoliberismo aggressivo e media-populismo sono i suoi ingredienti decisivi, ed esso funziona obiettivamente come laboratorio delle forme culturali e politiche che accompagnano la formazione del semiocapitale.
    Franco Berardi Bifo

    temporis

    27 settembre 2008 at 7:29 PM

  15. L’unica nostra salvezza per liberarci dall’etica estetica è esternarci in una grande esternazione corporale di piazza: una grande ERUTTAZIONE COLLETTIVA e “di” …”MASSA” (come ci piaceva a Michè).

    Il popolo sinistro allo sbaraglio deve liberarsi immediatamente di quest’area pesante che ci inquina il corpo e l’anima.

    SIIIII !!!! Esteriorizziamoci nell’etica del RUTTO Forse siamo ancora in tempo….PER SALVARCI.

    ERUTTIAMOCI!

    uacc Uaa
    Nanos

    Nanosecondo

    29 settembre 2008 at 10:45 am

  16. Tutto bello, tranne la coclusione: “ma intanto cosa sarà diventato il nostro Paese?”
    Ma cosa te ne importa del futuro del paese, giacché anche tu dovrai morire?
    Non sembri poi tanto diverso da Berlusconi…

    ALFREDO

    1 novembre 2008 at 11:21 am

  17. Parlare di Berlusconi con così tanta poesia e passione che onori gli fate … è provvisorio come le sue disposizioni, la storia lo dimostra, sarà ricordato non per le sue azioni ma per evidenziare quel popolo stupido, illuso, incoerente, perso, che l’ha votato. Il migliorare a quanto pare non è un processo spontaneo mentre il peggiorare decisamente si.

    Pompilio

    1 novembre 2008 at 12:22 PM

  18. Berlusca non è MORTE: è STORIA.

    Bernardo Cavasin

    9 aprile 2010 at 12:58 PM

  19. E finitela con Berlusconi: sono 20 anni che dura questa cantilena. Sta diventando la vostra ossessione. Attenti: vi ammalerete di mente.

    Pensate un pò ad altro.

    Non perdere tempo con le tue vecchie e logore idee comuniste, fallite, superate in tutti i sensi.

    Cambia, muta letture: studia altro.

    C’è tanto da imparare: Fiumanesimo, Dannunzianesimo, Carta del Carnaro, Fascismo rivoluzionario, Manifesto di Verona, Corporativismo, Socializzazione delle imprese, Cointeressenza, Partecipazione degli operai alla gestione e agli utili.

    Insomma: un socialismo dal volto umano, italiano, nazionale, identitario, spiritualista e ben lungi da quello internazionalista (antinazionale e antiidentitario) nonché ferocemente barbarico come appunto fu quello comunista.

    E tutto ciò benché a stento credo che il comunismo sia davvero stato un socialismo: io lo vedo piuttosto come un capitalismo di Stato (brutalmente materialistico e oligarchico)

    Giorgio

    21 gennaio 2011 at 8:20 PM

  20. Ma quale Berlusconi: il male assoluto è il comunismo.

    Che il comunismo sovietico fosse una forma di capitalismo di Stato e che la burocrazia politica sovietica si configurasse come una nuova forma di borghesia non ci sono dubbi (lo avevano già capito più di vent’anni prima i rivoluzionari di Kronstadt!).

    Che l’altra faccia della stessa medaglia fosse il capitalismo angloamericano è altrettanto evidente.

    E quindi cosa può elevare l’uomo verso il lavoro inteso come fattore di realizzazione sociale e di benessere se non la SOCIALIZZAZIONE, LA COGESTIONE E L’EQUA RIPARTIZIONE DEGLI UTILI nel superamento delle classi che non esistono più appunto perché gli operai stessi sono padroni.

    La lotta diclasse semina odio e violenza, la socializzazione unisce.

    La lotta di classe divide, la socializzazione unisce.

    La lotta di classe serve al comunismo perché senza di essa: IL COMUNISMO NON PIU’ HA RAGIONE DI ESISTERE.

    Giorgio

    24 gennaio 2011 at 9:25 am

  21. Quante parole per nulla, Berlusconi è semplicemente un uomo e come tale ha le debolezze che sono proprie degli uomini. Il problema è un’altro, è l’uso politico che si fa da parte della magistratura milanese che spende fior di milioni di euro per intercettare Berlusconi, le veline, le escort ( io direi puttane) e poi ne troviamo a migliaia per le strade che si danno per venti euro a botta e nessuno le conosce, perchè loro non hanno la escort ma la bianchini … e poi non ci sono i fondi per … ci scandalizziamo per le trombate presunte del berlusca e non per la denuncia di Barbareschi che ha ascoltato due parlamentari che nei palazzi parlamentari si lamentavano del fatto che i soldi che la mafia dava loro erano in ritardo … Leggiamo senza che vedo alcuno scritto o commento dei fitti altissimi che lo stato paga ai clan della camorra per i terreni atti ad ospitare le balle di “monnezza”, e poi leggo ancora che gli ospeadali irpini sono virtuosi e che la ASL 1 Napoli un cancro per la sanità campana, e intanto si vogliono chiudere gli ospedali in Irpinia, leggo ancora … E voi benpensanti politicizzati invece di indignarvi per tutto quello che ci circonda e che fa schifo vi indignate per le scopate di Berlusconi con delle troiette, quelle si che dovrebbero vergognarsi, che prima di entrare nelle dimore dorate del berlusca chiamano la mamma e il papà, che brava gente, che le incita a fare le cose per bene, così ci sistemiamo tutti. Se mia figlia mi chiamasse per dire che sta per spogliarsi per il gusto di qualsiasi porco certamente non le darei il benestare. E se per un attimo apriamo l’obiettivo e invece del soli 50 mm che inquadra solo quello che ci garba usiamo un grandangolo forse potremmo guardare anche dove ad alcuni non fa piacere si guardi. Questa società non è certamente figlia del centro destra o di Berlusconi, è figlia della falsa democrazia indottaci da decenni e decenni da democratici cristiani e comunisti corrotti e corruttori, e dove io vivo, in Campania, vi è l’esempio massimo della “zecca” Bassolino e C. parassiti succhia sangue che hanno dilapidato interi forzieri di danaro pubblico conferendo incarichi a tutti coloro che erano amici o amici degli amici. Ma questo a voi non ve ne fotte un cazzo, perchè tanto l’ideologismo giustifica i mezzi. Una stazione della metropolitana artistica ( che grande cazzata ) profutamente pagata ad un grande olandese è ancora in Olanda e i nostri soldi invece nelle tasche dell’olandese volante. Cospargetevi il capo di cenere e abbiate il coraggio di ammettere che il comunismo è morto nel mondo, vive solo in Italia ancora in una procura in quel di Milano in cui una zarina, fottendosene di tutto e di tutti con i nostri soldi invece di indagare le mafie economiche che stanno stritolandoci si applica da un ventennio a cercare il modo per distruggere un uomo che rispecchia il fallimento delle ideologie comuniste che va abbattuto a tutti i costi.
    E ora attendo pacifico le risposte dei post comunisti che pensano ad accumulare beni e denaro in nome di una condivisione ideologica mai attuata nei fatti, L’unico comunista che conosco e che ammiro si chiama San Francesco d’Assisi, dopo di lui quanti altri hanno saputo fare i comunisti ???
    Sia chiaro che io da cristiano condivido l’indignazione verso la deriva dell’uomo che a 80 anni cerca ancora ostentatamente nei piaceri della carne una nuova vita ma mi guardo bene dal criticarlo perchè, se potessi, anche io mi circonderei di belle ragazze, e ditemi, ipocriti del cavolo, chi di voi darebbe 17 anni a Ruby ??? Chi di voi se incontrasse quella ragazza con quelle fattezze e lei ci stesse le chiederebbe quanti anni hai ??? Finiamola !!! Smettetela di essere ipocriti e prevenuti !!!

    giovanni ventre

    24 gennaio 2011 at 11:52 am

  22. AGLI AMICI DEL BLOG – PROPONGO UNA SOLUZIONE
    VISTO CHE GIORGIO EVIDENTEMENTE NON HA NULLA DA FARE SE NON SCRIVERE A SE STESSO, E RISPONDERSI PURE……. APRIAMOGLI UN BLOG, O UNA SEZIONE DI QUESTO COMUNITARIO, COSI’ ALMENO SI SCRIVE, SI RISPONDE e ….SI LEGGE PURE, SEMPRE E SOLO LUI, VISTO E CONSIDERATO CHE I SUOI SCRITTI SENZA SENSO, RIPETITIVI ED INUTILI NON INTERESSANO NESSUNO.
    (mi scuso per questa parentesi “anonima”, ma un tale soggetto non merita commenti personali, sarebbe uno spreco).

    IL CUGINO DI GIORGIO

    29 gennaio 2011 at 12:30 PM

  23. è da un pò che faccio questa domanda al nostro Direttore tecnico……ma come mai vengono tirati fuori dei Post del 2008….forse solo per esrcitare le nevrosi antidemocratiche e le ossessioni repubblicine del nostro”anonimo del Ca….rnaro!?Si potrebbero evitare queste false libertà “democraticistiche” con accorgimenti tecnici che salvaguardiano la nostra “salute” politca e culturale .Caro “giorgio” la democrazia repubblicana e costituzionale è un esercizio difficile ma può essere un bell’esrcizio anche di salute mentale oltre che ideologica per tutte le mentalità totalitarie ….dico tutte …capito? E poi io con le persone che non mi interessano non ho voglia nemmeno di prendere ipocritamente un caffè assieme.Tu perchè ti ostini con questi benedetti “comunisti” …oltre che un ingenuo e sprovveduto mi sembri anche un pò masochista.Ma ognuno è libero di sceglersi la corda con cui si vuol impiccare e non serve a niente anche essere convinto e motivato per la sua scelta suicida.Sei medico …oggi la farmacologia ha fatto passi da gigante.Sedarsi chimicamente è e terepeuticamente meno doloroso di un falso confronto ideologico al di là delle buone ragioni ancestrali genetiche alle prprie comprensibili e legittime ossessioni se voui una spalla sui cui scaricare le tue paure questo è la mia mail :orlando.mauro@libero.it

    Mauro Orlando

    29 gennaio 2011 at 2:43 PM

  24. @l Cugino di Giorgio

    Visto che costui ha tempo per rompere ogni cosiddetto a tutti, perché non lo esorti a curare di più i suoi veri interessi con una accorta politica di controllo del suo talamo nuziale, viste le reiterate e segrete violazioni dello stesso?
    Perché non controlla con più accuratezza l’esistenza elettronica di chi lha intorno e lo gratifica per tenerlo buono, in modo da evitare che un’Orco Cattivo insidi i suoi gioielli?

    Che pensi è abbastanza spiritoso da potergli fare uno scherzo che più scherzo non si puo?? Da togliergli il fiato?

    Mimmo ‘O Mast

    Mimmo 'O Mast

    29 gennaio 2011 at 3:41 PM


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