conversazioni
era molto che non parlavano di dio.
forse a parlarne c’erano altri
e c’ero io, forse eravamo
umanamente comprensivi
del nostro non comprendere
e in tutto questo eravamo compresi
da qualcuno, forse dalla sedie
su cui stavamo seduti,
dai quadri alle pareti, fermi più di noi
e muti. _franco arminio
sOLO aRMINIO POTEVA COGLIERE così bene l’autismo di tante conversazioni….
alice 95
22 dicembre 2008 at 6:23 am
La poesia ha il privilegio e lo schermo di essere intellettualmente apolide e non abita la contraddizione ” umana,troppo umana” tra l’ideale della Bellezza e del Significato.Il poeta vive l’esperienza dell’estraneità dell’uomo alla Terra fidando nel potere del linguaggio e si permtte di irridere la ragione e di portare pur il silenzio della natura e della morte alla
trasparenza della parola e del significato. La poesia di oggi, resa esperta, dalla più recente storia, della catastrofe dell’umano, cerca altro nelle macerie del linguaggio: non nuovi ‘significati’, ma un più antico suono, il respiro del corpo. Accostandosi
alla natura, questa poesia ridà alla parola significante dell’uomo il peso e l’umore della terra, delle erbe, delle pietre, degli animali. Ma la “ragione poetante” , alleggerita dalla egemonia della logica pura o dallo scientismo dissacrante e matrialistico ha appreso, e ci ha appreso che, oltre lo stare-insieme nella polis, v’è, anche per l’uomo, la possibilità di un più
aperto, ospitale stare-accanto, proprio dell’esperienza del sacro e non adagiarsi comodamente seduta su “sedie” immobili e ‘ferme’ o peggio “muta” e appesa come “quadri alle pareti” .
mauro orlando
mercuzio
22 dicembre 2008 at 9:40 am
almeno ci si sente
compresi da qualcuno,
per quanto,
come i mobili
(che sembrano contestare
il termine che abbiamo loro dato)
appaia inanimato.
noi sappiamo che tutto ha un’anima
che tutto ci sopporta e ascolta
come noi bambini
quando ci dicevano i racconti
di una volta
alfonso
22 dicembre 2008 at 10:22 am