COMUNITA' PROVVISORIA

terra, paesi, paesaggi, paesologia _ il BLOG

conversazioni

era molto che non parlavano di dio.

forse a parlarne c’erano altri

e c’ero io, forse eravamo

umanamente comprensivi

del nostro non comprendere

e in tutto questo eravamo compresi

da qualcuno, forse dalla sedie

su cui stavamo seduti,

dai quadri alle pareti, fermi più di noi

e muti.                                                 _franco arminio

 

 

 

 

 

Written by Arminio

22 dicembre 2008 a 12:16 am

Pubblicato su Franco Arminio _

Tagged with ,

3 Risposte

Subscribe to comments with RSS.

  1. sOLO aRMINIO POTEVA COGLIERE così bene l’autismo di tante conversazioni….

    alice 95

    22 dicembre 2008 at 6:23 am

  2. La poesia ha il privilegio e lo schermo di essere intellettualmente apolide e non abita la contraddizione ” umana,troppo umana” tra l’ideale della Bellezza e del Significato.Il poeta vive l’esperienza dell’estraneità dell’uomo alla Terra fidando nel potere del linguaggio e si permtte di irridere la ragione e di portare pur il silenzio della natura e della morte alla
    trasparenza della parola e del significato. La poesia di oggi, resa esperta, dalla più recente storia, della catastrofe dell’umano, cerca altro nelle macerie del linguaggio: non nuovi ‘significati’, ma un più antico suono, il respiro del corpo. Accostandosi
    alla natura, questa poesia ridà alla parola significante dell’uomo il peso e l’umore della terra, delle erbe, delle pietre, degli animali. Ma la “ragione poetante” , alleggerita dalla egemonia della logica pura o dallo scientismo dissacrante e matrialistico ha appreso, e ci ha appreso che, oltre lo stare-insieme nella polis, v’è, anche per l’uomo, la possibilità di un più
    aperto, ospitale stare-accanto, proprio dell’esperienza del sacro e non adagiarsi comodamente seduta su “sedie” immobili e ‘ferme’ o peggio “muta” e appesa come “quadri alle pareti” .
    mauro orlando

    mercuzio

    22 dicembre 2008 at 9:40 am

  3. almeno ci si sente
    compresi da qualcuno,
    per quanto,
    come i mobili
    (che sembrano contestare
    il termine che abbiamo loro dato)
    appaia inanimato.

    noi sappiamo che tutto ha un’anima
    che tutto ci sopporta e ascolta
    come noi bambini
    quando ci dicevano i racconti
    di una volta

    alfonso

    22 dicembre 2008 at 10:22 am


I commenti sono chiusi.