COMUNITA' PROVVISORIA

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Antonio Neiwiller, Maggio 1993

È tempo di mettersi in ascolto.
È tempo di fare silenzio dentro di se.
È tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
È tempo di convivere con le macerie
E l’orrore, per trovare un senso.
Tra non molto, anche i mediocri lo
diranno.
Ma io non parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi,
di atti meditati in solitudine.
L’unica morale possibile
È quella che puoi trovare,
giorno per giorno, nel tuo luogo
aperto-appartato.
Che senso ha se solo tu ti salvi.
Bisogna poter contemplare,
ma essere anche in viaggio.
Bisogna essere attenti,
mobili, spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione, un’avventura,
un processo di liberazione,
una fatica, un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
per trovare la morale profonda
della propria arte.
Luoghi visibili
E luoghi invisibili,
luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
Ma la merce è la merce,
e la sua legge sarà
sempre pronta a cancellare
il lavoro di
chi ha trovato radici e
guarda lontano.
Il passato e il futuro
non esistono nell’eterno presente
del consumo.
Questo è uno degli orrori,
con il quale da tempo conviviamo

e al quale non abbiamo ancora
dato una risposta adeguata.
Bisogna liberarsi dell’oppressione
E riconciliarsi con il mistero.
Due sono le strade da percorrere,
due sono le forze da far coesistere.
La politica da sola è cieca.
Il mistero, che è muto,
da solo diventa sordo.
Un’arte clandestina
per mantenersi aperti,
essere in viaggio,
ma lasciare tracce,
edificare luoghi,
unirsi a viaggiatori inquieti.
E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario;
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.
È tempo che l’arte
Trovi altre forme
Per comunicare in un universo
In cui tutto è comunicazione.
È tempo che esca dal tempo
astratto del mercato,
per ricostruire
il tempo umano dell’espressione
necessaria.
Una stalla può diventare
Un tempio e
Restare magnificamente una stalla.
Né un Dio, né un’idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.
Ci vuole una altro sguardo
Per dare senso a ciò
Che barbaramente muore ogni giorno
Omologandosi.
E come dice un maestro:

“tutto ricordare e tutto dimenticare”.

 

Written by Arminio

21 gennaio 2009 a 2:39 PM

Pubblicato su AUTORI

3 Risposte

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  1. tutto ricordare e tutto dimenticare, bisogna saper contemplare e essere anche in viaggio… mi ricorda un pò il tipico “sì, ma…” alla veltroni…scherzo, bella poesia

    sergiogioia

    21 gennaio 2009 at 4:28 PM

  2. caro Franco, in più occasioni abbiamo afrontato insieme il tema della memoria e del viaggio.
    La memoria per dimenticare ,usata non dai più per questa straordinaria capacità di dimenticare ricordando e di ricordare dimenticando.
    La memoria come rifugio della mente creativa per eliminare zavorra e riempire i file vuoti con relazioni umane degne di questo nome, di ricordi legati ad esperienze positive che allungano il filo dei ricordi incancellabili indimenticabili.
    Il viaggio come occasione unica per conoscere, per osservare, per percepire, per fare nuove esperienze e non soltanto per muoversi a piedi, in bicicletta in moto, in autostop, in treno, in aereo in nave.
    Viaggio inteso come capacità della fantasia di percorrere sentieri inesplorati e luoghi della mente ariosi e non angosciosi.
    Tutto questo ci ricorda Maggio 1993 e molto altro. Grazie per averla inserita nel blog comunitario. Rocco

    rocco quagliariello

    21 gennaio 2009 at 5:41 PM

  3. Il testo di Antonio Neiwiller, uno degli ultimi, prima che morisse nel 1993, si intitola PER UN TEATRO CLANDESTINO. Esso ha una fecondità aperta non solo al teatro, ma anche alla vita in generale, all’ approccio con la politica, l’arte, il pensiero, con l’essere insomma….
    letto da Massimo Perez,accompagnato al pianoforte da Paolo Rescigno lo potete ascoltare in “VIOLANDO”,cd dei RUA PORT’ALBA.2001 Il Manifesto e Artisti Associati.
    Intuisco perché armin l’ha postato e mi pare una bella cosa.
    Gli rendo omaggio con un altro testo, che non è una dichiarazione programmatica di etica e vita, ma nasce dallo” stato d’animo e dalla predisposizione etico/emotiva, suggerita da Neiwiller.

    Leggete ….La poesia nasce anche all’improvviso, da una conclusione inaspettata, surreale… proprio nell’ apparente orrore delle nostre periferie urbane:

    IL PETTIROSSO

    Di

    Peppe Buonanno

    Scappavano da Ciccio Serpaiang*,
    gli avevano imbrattato la facciata appena imbiancata.
    Sacrifici, stucco, ristucco,
    la paura che al tempo non avesse retto.
    Non mi ero reso conto e già sanguinavano,
    di botte e di vergogna,
    per aver dichiarato di esistere al muro di Serpaiang.
    Shrin, Shock, Lion, Flex.
    Ragazzini tremanti con ancora le bombolette tra le dita.
    Nel silenzio dei respiri i miei fari ebbero ragione.
    “Fermati pezzo di merda” dissi,
    e stappandomi la camicia gli mostrai il petto
    imbrattato di rosso.

    * Ciccio Serpaiang , Francesco “Serpe Bianca”

    Salvatore D'Angelo

    22 gennaio 2009 at 12:56 am


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