COMUNITA' PROVVISORIA

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MA LA VITA è FATTA COSì

“e cosi partimmo lasciando l’Italia e tutti i miei cari”

 Introduzione a Ma la vita è fatta cosi (Such is Life), autobiografia di una donna emigrata tra Italia e America.

Coautrici: Ilaria Serra e Laura E. Ruberto

“il mio paese era piccolo 1500 abitanti, si chiamava Cairano prov. Avellino, cittadini, contadini tutti lavoravano la terra di loro proprietà, anche i cittadini pur avendo il mestiero coltivavano la loro terra, i contadini quando andavano alla loro terra a lavorare, e quando andavano a lavorare dai cittadini per guadagnare un po’ di soldi per le spese che avevano per loro, vi erano pochi signori ricchi di terra che avevano i coloni…”

Così cominciano le memorie che Leonilde Frieri Ruberto scrisse a quasi 70 anni. Il documento, recentemente pubblicato in edizione bilingue da Bordighera Press, narra semplicemente la vita dell’autrice, tra il villaggio meridionale di Cairano dove nacque e crebbe i suoi figli, e il quartiere italoamericano di Bloomfield (Pittsburgh, Pennsylvania) dove emigrò dopo la seconda guerra mondiale.

Si tratta di un documento insolito. Innanzitutto è la sola autobiografia pubblicata negli Stati Uniti scritta da una donna italoamericana di prima generazione. La memoria tratta inoltre di un periodo storico sottovalutato dai critici: l’ondata di emigrazione verso gli Stati Uniti avvenuta nel secondo dopoguerra. E il fatto che il punto di vista appartenga ad una donna umile, con la quarta elementare, che non parlò mai bene né italiano né inglese rende questo lavoro ancor più particolare.

Le storie di vita quotidiana si inseriscono nel più ampio quadro storico, descrivendo le dure conseguenze della guerra che portarono la famiglia ad emigrare ma anche la forza del mito americano. Esso si sviluppa tra il lusso dell’elettricità e i pacchi spediti per la ricostruzione, tra le vigne immuni da malattie e il marito che intreccia un costante andirivieni tra i due continenti. Leonilde non nasconde un rapporto ambivalente con i luoghi della sua vita: “il mio paese era povero ma bello, non credete che io lo volli lasciare con piacere, avevo vissuto fino a 43 anni, ma lo volle lasciare per i figli.”

Le circostanze della scrittura sono interessanti. L’autobiografia viene scritta di getto in un periodo di due settimane mentre il marito è in viaggio in Italia a controllare i danni subiti dal paese di Cairano dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Un’ottantina di pagine scritte a mano su un quaderno di scuola, chiaramente il lavoro di una donna non abituata a scrivere. Il racconto, diviso in appena una cinquantina di frasi, si srotola sulle pagine quasi in un unico respiro, rendendo la lettura difficile e le pause impossibili. E’ il racconto stremante di una vita sfuggita dalle mani.

 L’autobiografia viene ora pubblicata in doppia versione: in traduzione inglese e in una trascrizione fedele all’originale, con tutti gli imbarazzi della scrittura degli illetterati e con un originale misto di italiano regionale ed influenze dialettali.

Laura E. Ruberto, traduttrice e nipote dell’autrice, e Ilaria Serra, autrice dell’introduzione, sono studiose di cultura italoamericana.

 Il libro può essere ordinato on-line su spdbooks.org (Small Press Distribution), amazon.com, barneandnoble.com, o bordigherapress.org.

Such is Life, A Memoir / Ma la vita e’ fatta cosi’

(A bilingual edition, Bordighera Press/Crossings, 2010)

Written by: Leonilde Frieri Ruberto
Translation and Preface by: Laura E. Ruberto (Berkeley City College)
Introduction by: Ilaria Serra (Florida Atlantic University)

per una versione inglese di questo articolo, visitate:  http://www.i-italy.org/bloggers/14006/and-so-we-left-leaving-italy-and-all-my-dear-ones

6 Risposte

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  1. La letteratura racconta non la Storia universale ma racconta ‘le storie’ particolari di uomini in carne ed ossa. Anche da quando ha narrato le vicende mitologiche degli eroi, “cantami , o diva,del pelide achille ,l’ira funesta…..,o nei spasmi lirici d’amore di Saffo per le sue alunne,fino ai grandi affreschi sociali del romanzo realista dell’Ottocento o ai racconti introversi e nihilisti del postromanzo o del potmoderno novecentesco. Nella nostra epoca ai romanzi e alle poesie si sono aggiunti i film, con la loro capacità narrativa e la presa che hanno su un grande pubblico. Se letteratura e cinema riescono a raccontare anche la Storia attraverso le storie, non dipende però da ciò che essi descrivono ma anche dal sentimento ela passione con cui le scrivono. Forniscono dati e informazioni, ma ciò che li distingue dalla prosa storica, è la modalità della comunicazione e del racconto. Romanzi ,racconti e autobiografie sulla soffrenza e i disagi della emigrazione toutucourt e film provocano un turbamento e una partecipazione da cui sono in genere immuni i lettori delle opere di scienze sociali o dei politologi dei flussi o riflussi. Si può venire informati di molte cose circa le persone, i loro modi di vita e le circostanze sociali e pure mantenersi a distanza da tale conoscenza. Ma i romanzi e tutti gli scritti e i film favoriscono l’identificazione e ci costringono a reagire. Ci fanno entrare in un mondo emozionale, in cui i nostri stessi punti di vista, i nostri giudizi sono chiamati in causa e messi in discussione. Dickens intendeva il romanzo in questo modo, come un appello al cambiamento morale dei suoi lettori, e alla fine di “Tempi difficili” lo dichiara esplicitamente: “Caro lettore, dipende da te e da me se nei nostri due campi d’azione cose di questo genere accadranno o no”. Film come “Amarcord” ,”C’eravamo tanto amati” in commedia o “La terra trema” o “Rocco e i suoi fratelli” incoraggiano una analoga partecipazione e riflessione morale e anche politca da parte del pubblico, che è chiamato a percepire intere possibilità di vita e di felicità e quindi anche di frustrazione e di sofferenza e a ritrovare la propria posizione nei confronti delle ingiustizie che sono rappresentate ed anche a ricordare agli “smemorati padani di Collegno” di “che lacrime grondi e di che sangue” la vera storia d’Italia.
    mauro orlando

    mercuzio

    24 aprile 2010 at 9:37 am

  2. Lo ordino e lo leggerò.Ricordo ancora quelle anticipazioni di lettura fatte da Laura nella chiesetta di San Leone l’anno scorso a Cairano 7x. Nonostante i problemi tecnici, fu una esperienza davvero emozionante per me, semplice spettatore. E ricca di “semina”. Che restituisco qui di seguto, sotto forma di frammento :

    II. Migranti, migrazioni

    alla famiglia Ruberto

    La parola (la memoria)
    passa da padre a figlia
    da nonna a nipote,
    a tessere i fili d’un tempo
    che stordisce, e non stupisce
    il volto immobile di geni
    che ripètono se stessi
    nelle generazioni
    che scrutano il passato
    e vi trovano i giorni le guerre
    il cielo le bombe i cavalli
    gli esodi le morti e le nascite
    (il cuore sempre lì,
    mentre infuriava la guerra…)

    Ogni cosa non è che saccheggio
    persino le schegge di bottiglia
    i vivi e i morti
    – minutaglia che il tempo ricicla
    e cancella
    tutto a campo aperto, profondo
    un tutto (anche questo)
    che la notte raccoglie
    nelle sue braccia capienti
    e poi riveste d’oblìo,
    come foglie di coca
    a lenire il dolore,
    d’un passato di fatiche in altura
    e la violenza una brutta avventura.

    A guerra finita c’è
    da tornare alla vita :
    di lavoro patìre
    o migrare per vivere ancora,
    il Venezuela il Belgio l’America,
    bisogna sognare una nuova frontiera
    da qui, da uno sperone di roccia
    con gli anni che volano
    da mondo a mondo,
    luce da luce
    e vita da vita,
    tesi nel respiro, nel volto
    che attraversa mille frontiere:
    quel volto
    (miracolo delle pagine bianche)
    si fa pagina bianca esso stesso,
    su cui ciascuno
    traccia il suo segno
    lascia il suo passo
    rinnova il suo pegno.

    Salvatore D'Angelo

    24 aprile 2010 at 12:31 PM

  3. TERRONI :

    Luigi Capone

    24 aprile 2010 at 9:28 PM

  4. “…vuless’addeventare nu’ brigante, oj nenna ne.”

    vittorio

    25 aprile 2010 at 8:17 am

  5. Pino Aprile fa bene a ribadire cose già note dai tempi non solo di Giustino FORTUNATO. Lo storico Michele Fatica, ne ha parlato spesso nei suoi corsi di Storia all’Orientale negli anni ottanta e all’Istituto di Studi Filosofici di Napoli. Purtroppo i fondatori del Partito Democratico, che si stanno rivelando sempre più nella loro mediocrità in quanto ceto dirigente, del vecchio Pci hanno buttato non solo l’acqua, ma anche il bambino della memoria storica e della capacità di “leggere” la storia e trarne indicazioni per il presente. Dell’intervista di Aprile, opportunamente messa nella colonna commenti a un memoriale di emigrazione, ho apprezzato anche l’accenno a non voler scatenare una “controlega”. Infatti noi questo non vogliamo, nè vogliamo il “meridionalismo” piagnone e assistenzialistico dei De Mita e della Dc buonanima; nè quello mastelliano, strumentale e specchio della Lega.
    Mi auguro che nelle giornate di Cairano di questo se ne parli, anche sotto il profilo storico, ma non solo.

    Salvatore D'Angelo

    26 aprile 2010 at 9:01 am

  6. grazie tutti per questi commenti (e Salvatore–la tua poesia, che gioia ri-leggerla qua!). Mi fa piacere vedere un dialogo –in particolare sulla “questione meridionale”–viene fuori da questa storia semplice e umile. Sicuramente la storia personale ci insegna tante cose, vediamo se possiamo mettere le lezioni un po’ in azione a Cairano; ma fondamentalmente, devono diventare parte della nostra vita dovunque ci troviamo….

    (p.s. portero’ delle copie del libro con me quest’estate)
    come sempre, vi saluto dalla california, Laura Ruberto

    Laura Ruberto

    28 aprile 2010 at 6:56 am


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