COMUNITA' PROVVISORIA

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QUESTA CHIESA PIACE

vescovo2.jpg il Vescovo D’Alise della Diocesi di Ariano – Lacedonia

Ansa / venerdi 1 Febbraio 2008 ´Napoli e la Campania sono state messe in ginocchio perche´ non si e´ governato per il bene della popolazione ma si e´ gestito un potere: e´ una differenza enorme´´.  Il vescovo della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, monsignor Giovanni D´Alise, riflette ad alta voce con l´Ansa sull´emergenza rifiuti e, richiamandosi al documento dei vescovi della Campania, ribadisce ´´la condanna senza sconti della situazione che si e´ venuta a creare e l´invito, a chi ne ha la responsabilita´, a trarne le conseguenze´´.Monsignor D´Alise si dice anche ´´impressionato dal silenzio e dal nascondimento di tanti politici´´ che diventa un ´´chiaro e istruttivo messaggio per il futuro: ´´Dobbiamo far funzionare meglio l´arma del voto, fare maggiore attenzione. Non e´ umano, non e´ giusto – sottolinea il prelato – convivere con una situazione in cui bisogna inginocchiarsi davanti al potere per il posto ad un figlio, per migliorare la propria posizione´´.Il richiamo alla politica di perseguire il bene comune diventa ancora piu´ severo ed esplicito quando monsignor D´Alise prende atto dell´´´infimo livello a cui siamo scesi´´. ´´La politica ha cancellato il riferimento etico e morale: i direttori generali che stanno li´ per appartenenza politica prima ancora che per capacita´, cosi´ per i primari fino ai concorsi nei quali e´ gia´ pronto l´elenco dei vincitori: sono segnali di non democrazia, di una liberta´ che stiamo perdendo´´. In particolare, ai cristiani impegnati in politica, il vescovo chiede ´´conversione ed esempio´´, ricordando, con Rosmini, che ´´la politica e´ l´atto piu´ grande di carita´ che si possa compiere´´.

Ad ognuno la sua parte, e la chiesa locale non si tira indietro nel fare la propria. Per il vescovo, proprio sulla scorta dei segnali positivi che si muovono tra Roma e l´Irpinia, bisogna gia´ ´´entrare nella logica del dopo emergenza´´ e nella lettera pastorale alla Diocesi in occasione della Quaresima, viene non a caso sottolineata la necessita´ di ´´un cambiamento di mentalita´ nei confronti della natura, non piu´ solo sfruttamento senza legame etico ma soprattutto la nascita di nuovi stili di vita piu´ sobri e meno consumistici.

Altrimenti – scrive monsignor D´Alise nella lettera che verra´ resa pubblica a giorni – ci ritroveremo come la volpe che muore sazia nel pollaio. Stiamo facendo la stessa cosa: ci siamo buttati nel pollaio del consumismo e adesso non riusciamo ad uscirne´´. Sulla eventualita´ della riapertura della discarica di Difesa Grande, monsignor D´Alise ripete che sarebbe ´´una grande beffa, tanto piu´ in presenza di un´altra discarica, a poca distanza, prevista a Savignano Irpino. Quasi che questo territorio debba essere castigato, come capiscono anche i piu´ semplici. Il fatto che si sta dialogando e che anche la Provincia di Avellino si sia mossa per chiedere un maggiore equilibrio delle scelte, da´ fiducia´´.

Il vescovo e´ ´´compiaciuto´´ del fatto che anche l´amministrazione comunale di Ariano Irpino ´´sta trovando le strade del dialogo uscendo da quell´atteggiamento del no assoluto´´.´´Vorrei incitare i concittadini e l´amministrazione comunale a proseguire su questa strada e a ripensare il senso della politica, che non e´ solo idealita´ ma anche pragmatismo, altrimenti corriamo il rischio di non uscire dall´isolamento in cui siamo stati posti´´. In conclusione, monsignor D´Alise torna sul sostegno, criticato da alcune parti, che i sacerdoti della diocesi hanno offerto alla protesta di Ariano Irpino.

´´Non seguiamo l´istinto ma il Vangelo. La chiesa – precisa il vescovo – non e´ mai contro qualcuno ma sempre in favore di qualcuno o qualcosa, in una logica dominante in cui c´e´ la contrapposizione tra bianco e nero, amico nemico, che ti chiede se stai di qua o di la´. Noi vogliano dare esempio e testimonianza di una logica dell´amore che va oltre le contrapposizioni per rompere gli steccati e tentare sempre mediazioni e possibili alleanze´´. Una posizione scomoda, ammette monsignor D´Alise, un po´ come essere messi in croce. ´´Da una parte ci hanno bacchettato forte, quasi che i colpevoli dell´emergenza fossero i vescovi che si sono messi al fianco del proprio popolo; dall´altra, se non ci esponiamo apparendo come tribuni, che non e´ il nostro ruolo ma di altri, perdiamo la stima dei nostri fedeli che molte volte vivono essi stessi la logica della contrapposizione´´.

´´La Chiesa sta con il popolo che ha sposato. Anche quando dovessero non condividere una scelta, hanno pero´ il ruolo di indicare la strada del Vangelo, della non violenza, della prudenza ma soprattutto la strada del reciproco: una cosa e´ gridare i propri diritti, altro e´ usare la violenza per affermarli´´. E agli arianesi in modo particolare, il vescovo fa sapere di ´´stare tranquilli´´. ´´Sto dalla loro parte. I modi possono essere diversi e su questi forse non sempre ci siamo capiti ma il tempo da´ ragione alle cose. L´importante e´ la sincerita´ nel modo di porsi e di collaborare al bene della comunita´´´.

Written by comunitaprovvisoria

2 febbraio 2008 a 10:49 am

8 Risposte

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  1. DOMENICA 3 FEBBRAIO _________________________

    la Comunità Provvisoria si riunisce ad Ariano Irpino

    ore 17 – Museo della Ceramica e Museo Diocesano, centro storico

    visite guidate

    incontro con amici, amministratori e cittadini, a cura di Mimmo Cambria e Antonio Romano

    presentazione della Comunità Provvisoria e raccolta nuove adesioni

    sottoscrizione della petizione per la salvaguardia della salute e del paesaggio in Irpinia

    dibattito sul ciclo dei rifiuti e sulle discariche intercomunali

    incontro conviviale e gastronomico al Bivio di Villanova

    comunitaprovvisoria

    2 febbraio 2008 at 10:56 am

  2. CI FA PIACERE CHE LA CHIESA IN GENERALE, SOPRATTUTTO QUELLA DI ARIANO, STIA COMNUNCIANO A PRENDERE POSIZIONE.

    Le forti contraddizioni di questo terzo millennio costituiscono una grande sfida per la Chiesa; una Chiesa però che sembra avere timore di parlare, esporsi. In un momento tanto difficile, non vogliamo assolutamente l’avvento di un nuovo papa-re o che per noi la Chiesa divenga martire, ma che non abbia timore di richiamare il mondo, in caduta libera, verso principi migliori degli attuali, che non esistono, questo i cattolici lo pretendono.
    “Chi aiuta il papa?”, è stato detto dopo la famosa conferenza a Bratislavia di papa Ratzinger, attaccato un po’ da tutti. Perché il papa, la Chiesa, hanno forse bisogno di essere aiutati? Il partito più grande al mondo, la voce di Dio, di essere sostenuto? E poi, da chi? Dagli stessi che sono poi i mercanti del tempio? Sono già tanto lontani i tempi del Concilio Vaticano II? Tra i documenti più importanti ricordiamo quello della “Dichiarazione sulla libertà religiosa” dove, pur se fra molti contrasti, è stato riconosciuto che nell’età contemporanea gli esseri umani divengono sempre più consapevoli della propria dignità. Ma è una dignità solo proclamata, quella che ogni giorno si professa e si porta in giro al solo scopo di apparire, come per la politica portata avanti sul Mezzogiorno d’Italia, quotidianamente calpestata in tanti diritti. Che lentamente si stanno perdendo anche nelle nazioni più progredite.
    Dopo la caduta dell’Impero Romano ognuno trovò, proprio nella Chiesa, un senso per sopravvivere. Stiamo vivendo un periodo storico identico a quello del 400 d.C., peggiore sotto tanti aspetti, perché da allora di passi in avanti ne sono stati fatti, di esperienze ne abbiamo vissute un’infinità, per giungere verso una società che doveva essere più equa; una società che purtroppo è naufragata soprattutto in questo ultimo decennio per una improvvisa insoddisfazione che si è manifestata in noi alla ricerca non più del necessario, bensì del superfluo, dell’inutile, specchio di un’ambizione riposta senza limiti, esplosa all’improvviso dinanzi a prospettive imperialistiche di alcuni. Oggi, dietro ognuno di noi si nasconde l’insicurezza dei momenti peggiori; si nasconde uno stato di disagio che si avverte non solo per strada ma anche all’interno delle proprie mura domestiche. E questo disagio appartiene a tutti, anche a coloro che cercano il superfluo, incapaci di porsi un limite o di dare una ragione alle proprie azioni, segno di un’insoddisfazione interiore senza pari che li strugge e li rende perversi anche verso sé stessi.
    La politica, da sempre considerata l’arte suprema del vivere bene e scienza coordinatrice della convivenza sociale, ha subito negli anni grandi evoluzioni ad iniziare da Machiavelli, che ne giustificava i mezzi. Il fine: il potere. Il potere di un “principe” che si elevasse su tutti per il bene comune. Ma, c’era un fine! In Sud America il suo, in Africa il suo, nella Grecia dei colonnelli il suo, nella Russia di Stalin il suo, nella Germania di Hitler il suo. Quale il nostro? Sempre per ritornare alle origini, nell’antica Grecia il vivere bene non era riservato agli schiavi e alle donne. Anche questa è politica: basta dirlo. Basta dire che nel “nuovo mondo” vi accedono solo i grandi capitalisti, mentre tutti gli altri sono loro schiavi, poi ognuno si regola come crede. Vogliamo usare la forza per imporre questi nuovi principi? Anche in questo caso, basta dirlo. Ma dichiariamolo qual è il fine della politica dei nostri giorni, non anteponiamo ad ogni cosa la parola “democrazia” al solo scopo di trincerarci dietro di essa come se volessimo nasconderci dietro un paravento di seta.
    Forse siamo di fronte ad una crisi di identità che tocca tutti, la politica per prima. Certo, i tempi sono diversi da quelli di Aristotele, ma ognuno vive il suo, ognuno intento a soddisfare il suo, ognuno impegnato a risolvere i problemi del suo. E il nostro? E’ un tempo complesso, è vero, pertanto occorrono persone complesse, capaci di vivere questo tempo complesso, non scelte a caso o in dipendenza del rapporto familiare. Probabilmente anche questa è una tra le cause della nostra decadenza, che sta nella mediocrità di tanti, nella incapacità di fare, di dire, di dettare anche le regole più elementari. Diciamoci la verità, di “decidere”. Perché decidere vuole dire “tagliare” il consenso, essere da una parte o dall’altra. Ed allora è meglio non farlo, è meglio essere ambigui: ambigui verso la scuola, primo cardine della società, oggi alla deriva, mai caduta tanto in basso, il lavoro, la società, la famiglia, i giovani, gli anziani, i senza lavoro, i “dico”, verso i principi basilari sui quali deve poggiare una nazione, i valori della stessa, verso gli immigrati, verso chi resta, chi arriva, chi parte, chi torna, verso qualsiasi cosa. Noi stessi siamo diventati ambigui. Questa politica è ambigua. Questa Europa è ambigua. La società in cui viviamo è ambigua.
    Domenico Cambria( estratto da: Ariano nella storia…)

    d.cambria

    2 febbraio 2008 at 12:32 PM

  3. A proposito di “Chiesa che piace” vi suggerisco di leggere il seguente messaggio lanciato dalla Curia ponteficia in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza quaresimale.
    Benché molto, ma molto di rado, anche l’attuale pastore tedesco assume una posizione tutto sommato decente ed apprezzabile, consona e coerente con la missione evangelica assegnata da Cristo alla Chiesa “universale”. Ovviamente, una cosa sono le dichiarazioni di principio, le frasi di rito e di circostanza, “verba volant”, altro sono i fatti concreti che invece dimostrano e rivelano la reale natura, tutt’altro che ascetica, della Chiesa cattolica apostolica romana…

    Il Papa: “La proprietà
    non è un diritto assoluto”

    Benedetto XVI
    CITTA’ DEL VATICANO – La proprietà delle ricchezze, secondo
    l’insegnamento evangelico, non è un diritto assoluto. Lo ricorda il
    Papa nel messaggio per la Quaresima, che riafferma come la
    ridistribuzione delle risorse sia un dovere morale sia al livello
    degli Stati, sia nella vita di ciascuno, attraverso l’elemosina. “Non
    siamo proprietari – scrive Benedetto XVI – bensì amministratori dei
    beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva
    proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama
    ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il
    prossimo”.

    In proposito, il Pontefice cita il Catechismo della Chiesa Cattolica,
    secondo il quale “i beni materiali rivestono una valenza sociale,
    secondo il principio della loro destinazione universale”.

    “Ogni anno – spiega – la Quaresima ci offre una provvidenziale
    occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere
    cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché
    diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli”. E
    la Chiesa “si preoccupa di proporre alcuni specifici impegni che
    accompagnino concretamente i fedeli in questo processo di
    rinnovamento interiore: essi sono la preghiera, il digiuno e
    l’elemosina”, una pratica, quest’ultima, che rappresenta un modo
    concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso,
    un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni
    terreni”.

    lucio2008

    2 febbraio 2008 at 2:05 PM

  4. Sempre in tema vi propongo un altro spunto di riflessione, tratto dal sito http://www.comidad.org

    Sulla questione della visita all’Università “La Sapienza” di Roma, Ratzinger ha giocato astutamente ad atteggiarsi a vittima, ma è anche vero che i docenti che si opponevano alla sua visita hanno giocato a loro volta su una identificazione con Galileo che non aveva alcun fondamento storico. Nel processo di Galileo la questione dell’eliocentrismo e del geocentrismo fu marginale, poiché è ormai dimostrato che anche la teoria eliocentrica era ritenuta accettabile nell’ambito delle gerarchie ecclesiastiche, ed era stata persino utilizzata per risolvere alcuni problemi tecnici nella riforma del calendario operata dal papa Gregorio XIII nel 1582 (è lo stesso calendario che vige ancora adesso).

    Lo scontro con Galileo fu determinato dal fatto che questi reclamava la sua autonomia come scienziato, cioè non accettava più una subordinazione gerarchica in cui ogni ricerca doveva essere condizionata dalla paternalistica accondiscendenza delle autorità ecclesiastiche. D’altra parte questa autonomia reclamata da Galileo si basava su un tipo di ricerca scientifica che poteva esercitarsi con risorse estremamente limitate. Negli ultimi anni di vita, Galileo poté attuare importantissime ricerche di fisica con pochissimi soldi, cosa inconcepibile attualmente, dato che la ricerca dipende dai fondi che le vengono concessi e non certo dai permessi ecclesiastici.

    Oggi la ricerca è finanziata da denaro pubblico, ma risponde ad interessi privati. Questo intreccio tra denaro pubblico ed affarismo privato costituisce attualmente la vera forca caudina dello scienziato, perciò far finta di vivere ancora nel XVII secolo è un modo per non vedere ciò che accade oggi, ed anche per chiudere gli occhi di fronte al vero ruolo di un Ratzinger.

    Quando a Stalin obiettarono che una sua decisione sarebbe dispiaciuta al papa, egli rispose con una domanda sarcastica : “Quante divisioni ha il papa?”

    La frase di Stalin era concreta, ma incompleta, in quanto avrebbe dovuto anche chiedere: “Quante banche ha il papa?”

    Ai tempi di Stalin la Chiesa Romana era ancora una potenza finanziaria in proprio, come lo era stata da sempre. Ancora prima che la Chiesa Cattolica diventasse la religione di Stato dell’Impero Romano, questa identificazione tra Chiesa e Banca era essenziale, organica. Callisto I – da cui hanno preso il nome le famose catacombe e che fu papa dal 217 al 222 – era lo schiavo di un potente liberto imperiale, Carpoforo, anch’egli cristiano. Sebbene fosse giuridicamente uno schiavo, Callisto era a capo di una banca e fu protagonista di uno scandalo finanziario, per il quale venne anche arrestato, ma poi liberato proprio su pressione dei suoi creditori che speravano di riavere i loro soldi.

    Papa Callisto I, banchiere e bancarottiere dei tempi eroici e pionieristici del cattolicesimo, oggi si rivolterebbe nella tomba se potesse vedere la sua creatura ridotta a potenza finanziaria subordinata, ad appendice e colonia della finanza tedesca. Fatti fuori Sindona, papa Luciani e Calvi, la “finanza cattolica” non esiste praticamente più, ed il segno di questo tramonto è appunto la scomparsa dei papi italiani.

    Ratzinger recita ad uso dei media la parte dell’intellettuale e del teologo, ma i suoi scritti sono dei collage di citazioni, tenute insieme da luoghi comuni e frasi fatte. Ratzinger non è lì in quanto “tradizionalista”, ma in quanto rappresentante dei poteri finanziari che oggi controllano la Chiesa Cattolica.

    Per un ricorso storico, la Germania espresse già agli inizi del XVI secolo una grave sfida finanziaria nei confronti del potere papale, quando Lutero, per conto dei Principi tedeschi, guidò la rivolta contro i tributi da versare a Roma sotto forma di indulgenze. Grazie a quei soldi sottratti al papa, i Principi tedeschi lanciarono una terribile offensiva di classe contro le loro popolazioni contadine, stroncandone ogni tentativo di resistenza, fatto che lo stesso Lutero si incaricò di santificare, scrivendo che massacrare i contadini corrispondeva alla volontà divina. Anche la storia della Riforma Protestante, è storia di denaro più che di idee religiose.

    lucio2008

    2 febbraio 2008 at 3:01 PM

  5. Condivido le posizione del vescovo di Lacedonia , soprattutto perchè richiama la necessità etica di non essere mai contro qualcuno o qualcosa per partito preso, c’è la necessità di trovare la soluzione al problema anche dopo aver provato tutte le possibili mediazioni… ma la soluzione al problema bisogna trovarla !!!!
    Ora io domando – perchè non mi è ancora chiara la proposta dei molti bastian contrari – la soluzione al problema dei rifiuti in Campania è quella di creare impianti e discariche (sempre necessarie) per chiudee il cerchio, sul territorio campano ?
    L’Irpinia deve contribuire mettendo a disposizione pezzi del suo territorio ???
    Ed il suo contributo deve essere davvero pesato solo per i suoi rifiuti ?? Perchè abbiamo già dimenticato che per anni abbiamo sversato tutto a Giugliano (per esempio ?)
    Io credo che la risposta non può che essere affermative.
    Quindi se si può condividere la dura presa di posizione contro la classe politica e dirigente di questa regione… i cui rappresentanti hanno la colpa grave di non aver MAI PRESO DECISIONI !!! NON SONO MAI STATI VERAMENTE DETERMINSTI |!!! certamente si deve cogliere il senso del messaggio di sua eccelelnza il vescovo, che mi pare richiamare il senso della carità cristiana e l’applicazione reale della solidarietà !
    Per essere solidali, bisogna proporre azioni che incidano nell’immediato e alleggeriscono il dramma nel più breve tempo possibile .
    Mi pare che il vescovo, rispetto alla pragmatica contingenza della scelta del sito della discarica, suggerisca una direzione…. ma alla popolazione di Savignano chi lo dice ???

    luca battista

    2 febbraio 2008 at 10:25 PM

  6. Intervengo ancora una volta, e mi scuso, ma la mia profesisone vera è questa. Come ribadito anche dal procuratore antimafia Grassi, la regione campania è la prima, tra tutte le regione del sud, dove vi è un forte connubio tra potere e malavita organizzata. Il potere decentrato ha portato a questo: più che in Calabria e in Sicilia. I politici certamente non potranno dirlo a Savigano. Come non potranno dirlo altrove, responsabili di questa emergenza, come di quella ospedaliera, dove vengono assunti gli amici, indipendentemente dalle loro qualità, (e per questo non si è più in grado neppure di assicurare un parte decente. (Vero Ospedale di S.Angelo?), scolastica, occupazionale, ecc. Il degrado italiano è il degrado della politica italiana. Di questi uomini politici. Non cambierò nulla in futuro in quanto se la sinistra ha amministrato il potere per il potere, la destra ha fruito di questo potere per il proprio, condividendolo. La destra, quindi è responsbaile come la sinistra del malgoverno generale. Si è instaurato in Italia un sistema clientelare “condiviso” dal quale, se non avverrano fatti nuovi, difficilmente potremmo uscire perché è “sistema”, l’illegalità divenuta norma. per tornare all’oggetto dell’argomento: se la carta è riciclabile, con essa il legno, il ferro, la plastica, il vetro ecc., rimangono gli inerti dell’umido i quali, trattati convenientemeno, vanno a comporre humus, vale a dire ferlilizzante. NON ditelo che ho suggerito questo alla regione campania ed ai loro “compari”, potrei ritrovarmi in una discarica. D.C. (che sta sempre a Domenico Cambria.

    d.cambria

    3 febbraio 2008 at 8:56 am

  7. http://antonioromano75.wordpress.com/2008/02/02/un-bel-intervento-del-vescovo-dalise/

    questo articolo è uscito su un giornale locale di Ariano, un foglio anarchico ed indipendente.
    Si chiama ” Il quarto colle”. Viva il Papa!

    Antonio Romano

    7 febbraio 2008 at 11:35 PM

  8. Il Messaggio del Vescovo di Ariano Giovanni D’Alise per la Quaresima 2008

    ( dalla home page del nuovo sito della Diocesi : http://www.diocesiarianolacedonia.it )

    Quaresima, conversione, salvaguardia del creato e “nuovi stili di vita

    Siamo tutti nel mezzo di un “pasticcio ambientale” che tutti abbiamo permesso con la nostra miopia riguardo all’ambiente, con il nostro sostanziale silenzio e soprattutto con un’indifferenza veramente pericolosa e “peccaminosa”. Ci sono state in questi anni delle voci isolate, spesso trascurate e non considerate, che hanno gridato al disastro ambientale, che giorno per giorno si stava perpetrando. Ora non solo siamo ricoperti di immondizia da tutti i lati, ma addirittura siamo seduti, in più punti della Campania, su delle bombe ecologiche veramente ad orologeria.

    Cosa fare? Solo parlare? Solo condannare? Solo indicare i colpevoli e trovare qualche capro espiatorio, che prenda su di sé tutte le colpe e le colpe di tutti, che pagando in qualche modo ci taciterà la coscienza? Credo proprio di no!

    Noi cristiani, che dovremmo essere non solo amanti della natura, ma addirittura salvaguardare con tutte le forze la sua bellezza e armonia, perché essa è “uno dei libri” più belli e necessari dove poter trovare l’impronta che Dio ha lasciato per farsi scoprire, essendo Egli l’Autore della creazione, siamo chiamati a intervenire in prima persona e concretamente. Se sulla scena di un delitto si cancellano tutte le tracce, è difficile trovare l’autore del delitto. Se stravolgeremo sempre di più l’ambiente, cancellando le impronte di Dio, veramente diventiamo “poveri”. Poveri di qualità di vita, ma anche poveri di quei segni e di quelle tracce che ci fanno conoscere l’Autore della vita e del Creato. Esse sono la gratuità, la bellezza, l’armonia, la fertilità, la Provvidenza, l’amore eterno che sempre fluisce e sempre rinnova ogni cosa. Oggi è in pericolo la VITA in tutti i suoi aspetti. Dio ci ha affidato la custodia della sua opera creativa e noi la stiamo depredando, sconvolgendo e avvelenando finanche ciò che è utile alla nostra vita e al sostentamento: l’acqua, i frutti, le stagioni, le piogge, i ghiacci, gli animali, ecc. Cosa stiamo cambiando? Ci stiamo costruendo, anzi, ci siamo costruiti, da soli, una gabbia dalla quale fra poco sarà difficile uscire. In questi giorni abbiamo sperimentato come è difficile uscire e risolvere i problemi che riguardano i rifiuti. Mi viene in mente una favola che un giorno ho sentito. Una volpe entrata in un ricchissimo pollaio, ingorda come era, pensando solo a mangiare galline senza sosta, non pensò minimamente di misurarsi con l’apertura del pollaio. Quando ebbe soddisfatta tutta la sua fame, facendo una strage, non poté più uscire, morendo incastrata nella feritoia del pollaio… morta perché “strasazia”… ma improvvida, malaccorta e ingorda. È capitato anche a noi allo stesso modo!! Siamo entrati nel pollaio amplissimo e ricchissimo del consumismo. Ci ha preso la frenesia e l’ingordigia del consumare, che fa tanto bene al mondo, ma che ci uccide, ostruendo tutto con “i rifiuti”, che ormai ci sommergono e ci fanno morire. Abbiamo degli stili di vita che non sono più sostenibili; abbiamo degli stili di vita che sono pericolosi e immorali; stili di vita che sono tutti concentrati sul consumare, sul “riempirsi”, sull’usare senza più “misura”, senza più rispetto della povertà degli altri, consumi senza etica e senza sobrietà. È stata inventata per noi, e noi ci siamo entrati, una civiltà (ma è proprio vero?) che non è né civile (ossia, saper essere in armonia con gli altri e costruire una città rispettata da tutti), né umana, né tantomeno solidale.

    E intanto arriva la Quaresima.

    Per noi cristiani è una occasione, una opportunità per cambiare vita, modificando il nostro modo di pensare e il nostro modo di vivere. In questo tempo si parlerà molto di deserto, di conversione, di penitenza, di opere di carità come segno di una “metanoia” conversione profonda e spirituale. Ma come la caleremo nella nostra storia personale e sul nostro territorio tutto ciò? Non possiamo usare la logica del cambiare qualcosa per non cambiare tutto il resto”. Faremo qualche fioretto? Reciteremo qualche preghiera in più? Parteciperemo a qualche rito in più? Non basta! Gesù chiede un vero cambiamento del cuore e di stili di vita: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. È il momento di essere seri. Dio ci parla anche attraverso le vicende della vita. Tutte questa immondizia che produciamo, i veleni che seminiamo nel sottosuolo e spargiamo nel cielo sono attentati alla natura e quindi all’uomo di oggi e all’uomo di domani. Tutto ciò che cosa ci dice? Possiamo rimanere egoisticamente indifferenti? A me sembra che Dio chiaramente ci dice che è ora di cambiare, convertire i nostri stili di vita. Lasciare stili di vita che hanno radice in un “io” sempre più egemone e solitario, che ci porta alla sindrome della “volpe”, accecati solo dal “consumare” e mettersi alla scuola di Giovanni il Battista nel deserto e di Gesù, imitandone la sobrietà, la essenzialità, l’attenzione e il rispetto per tutto. Entrambi, Gesù e Giovanni, pongono con la vita il loro rispetto per Dio, per il Creato, per le leggi naturali ed anche il rispetto dell’uomo e della vita spirituale. Invito tutti a vivere una quaresima di conversione, non solo curando l’ambiente interiore, essenziale, ma anche l’ambiente esterno, affidatoci da Dio. Lottare contro il peccato personale, sociale e ambientale, sia la nostra Quaresima 2008! Il peccato personale rompe “l’ecosistema spirituale e interiore”. Il peccato sociale rompe “l’ecosistema del convivere” civile. Il peccato ambientale rompe “l’ecosistema naturale”. Una vera conversione è prima di tutto interiore, ma non può fermarsi all’interiorità. Deve tracimare nella società e anche nel rispetto della natura. È impegno di tutti, ma in modo particolare dei cristiani, ricomporre l’armonia originaria nella quale Dio ci ha creati. Come ricomporre il tutto? Esci dalla gabbia del consumismo, alzati in piedi, riarmati di libertà interiore, metti nella tua faretra le frecce della fede, della speranza e della carità e ripulisci, senza pietà, la tua anima, la tua mente, il tuo agire, la tua famiglia, la tua casa, il tuo quartiere e difendi il grande dono del creato.

    X Giovanni D’Alise, Vescovo

    diocesi ariano

    8 febbraio 2008 at 9:16 PM


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