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ALTRI VERSI per il FORMICOSO

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formicoso: prima / dopo - - - logo disegnato da irpinia.biz

 

di Paolo Saggese

Continua la testimonianza civile per il Formicoso, continua questa testimonianza proposta dal Centro di documentazione sulla poesia del Sud, dalla Comunità Provvisoria, dal Comitato “Nessuno tocchi il Formicoso”, dal Centro studi “Giordano Bruno” di Castelfranci. Continua pertanto il progetto lanciato da chi scrive, da Giuseppe Iuliano, da Franco Arminio, da Angelo Verderosa, da Alfonso Nannariello e Felice Storti. La manifestazione “Versi per il Formicoso”, che ha avuto un buon successo a Sant’Angelo dei Lombardi, il 7 settembre, si concretizza infatti con la pubblicazione di un’antologia, “Raccolta differenziata. Versi e pensieri per l’Irpinia” – patrocinata dall’Associazione culturale “Fateci respirare”, di cui è presidente Antonio Pica, presidente onorario l’avvocato Rosario Maglio – e che sarà distribuita agli studenti delle scuole irpine.

Sono giunte in particolare più di cinquanta poesie, quindici interventi (pensieri e racconti) di altrettante figure importanti, che testimoniano ogni giorno il loro amore per la nostra Terra.

Quindici giorni fa, sulle pagine di questo giornale, demmo la parola a questo coro. Ed ora, che si sono aggiunte altre voci, riprendiamo questo canto per il Formicoso.

Il sindaco di Lioni, Rodolfo Salzarulo, ha mandato una testimonianza profonda e ponderata. Tra le altre cose, ha scritto: “Oggi il Formicoso rischia di diventare lo strumento di un opportunismo politico pronto a farsi beffe del futuro delle nostre genti, sacrificandole alle memorie di un presunto passato di glorie …”.

Giuseppe D’Errico ha voluto inviare “Una accorata riflessione”: “La severa bellezza irpina del Formicoso, dagli orizzonti sconfinati e dai dolci declivi dove trepida il cuore grande della terra, si offre materna all’amore dei suoi figli e di quanti ancora sappiano amare. La voce del silenzio vi si trama di quelle del vento e delle erbe fruscianti di verde, ed è una voce nobile e gentile che si traduce e modula in canto alto e solenne ed in richiami lontananti di echi e di voli sereni di uccelli. Può accadere che sia un deserto soltanto chi il deserto lo ha nel cuore. Il seno di una madre non lo si sporca mai”.

Con pacatezza, Maria Teresa Iarrobino: “La folle convinzione di avere trovato la soluzione definitiva al problema dei rifiuti nella nostra Regione, individuando i siti con un decreto e la vigilanza imposta dell’esercito con conseguenze specifiche nefaste, tende a perpetuare e non a modificare radicalmente le sorti del problema”.

Michele Vespasiano parte dalla sillaba “fo” di Formicoso per redigere un elenco di parole che ne evocano storia e bellezza: l’intervento deve essere letto tutto nella sua interezza.

Tra i poeti, Viola Amarelli ha scritto questo omaggio a Manlio Rossi-Doria: “Poi fu l’invaso /
travolto schiera a schiera /  il verde, le crete e la pietra / dapprima con i soldi,
liquame a sciami /  viadotti, bretelle, sottopassi / piazzali e capannoni /
 villette chalet svizzeri” (da “La terra dell’osso”).

Fernando Antoniello, nel dialetto di Torella, ha condannato il “Consumismo”: “La nuova civiltà sgrava rifiuti. / Fète lo jato re la terra, tanfa lo respiro. / Ventre malato e crosta alleveruta. / Smotta, frana e sprefonna, / gliotte materia scommaceruta”.

Gaetano Calabrese, nel dialetto di Lioni, condanna la discarica in “Vuòmmeco napolitano a Piro Spaccone…”:  “‘Ngimma Formecuso, tutto ‘n ghiano, / ‘na calandra desperata” /  acchiamenta la restoccia desolata / e cerca chi li pote da’ ‘na mano / pe’ non have’ ‘st’àoto vuòmmeco napolitano…”.  Salvatore Casale in una poesia “Senza titolo”, contrappone il “Verde miscuglio di innate sensazioni / alla deriva del sole metropolitano”. Maria Matilde Cassano rievoca i tempi andati in “Si riempiva l’aria”: “Beati gli Antenati / che han conosciuto / terra arata profumata”.
Teresa Cella in “Andretta: appunti senza occhiali, mattino del 28 agosto” rievoca questa estate appena trascorsa: “Un fatto notevole era successo nella vita del paese, / oltre l’ arrivo generoso di Vinicio… / Una serata in piazza con tre grandi vecchi del paese, / grandi perché vecchi e saggi /  come i vecchi africani, / grandi per studi ed esperienza, / grandi per volontà di testimoniare…”. Domenico Cipriano richiama la metafisicità del luogo: “In questo immenso quadro / in movimento sul fiato surreale / delle pale, metafisico si disegna / il sole”. Oriana Costanzi gioca con un acrostico e conclude con efficacia: “Raccoglie la Pietà d’un Buddha giunto là / sugli altipiani stanchi, / reincarnazione viva / di un’umanità che ha sposato già / Poesia e Verità” (da  “BUDDHA D’IRPINIA”).

Vincenzo D’Alessio ha cantato la poesia del pane, di cui il Formicoso è uno dei templi: “Ti elogio pane di Montefusco / impasto di grano solare / e acqua leggera di fonte / lievitato di notte pronto / all’alba per salire nel forno / Diffondi la tua fragranza leggera / per le strade antiche del borgo / ti posi sul sonno profondo / dei tetti nelle ore del campanile”. Il presidente della pro Loco di Andretta, Generale Di Gugliemo, ha inviato la poesia “DOMANI, SUL FORMICOSO …”, versi con i quali Andretta accoglie Gian Vincenzo Imperiale nel 1633, nella rievocazione fatta dal Corteo Storico Andrettese il 12 agosto 2008. Ecco l’incipit: “La figlia di Iperione, la dolce Aurora, /  le purpuree porte al nuovo giorno apre / e al mattutino raggio che a noi del tuo venir / lieta novella reca”.

Alessandro Di Napoli, con la generosità ideale e con la forza espressiva che lo contraddistingue: “L’Irpinia è ancora / terra di conquista, / preda di artigli / dispensatori di rovine”.

Alfonso Attilio Faia constata nella poesia “Dello sfasciume”: “Dello sfasciume immondizia / solo immondizia resta / per strada e nei palazzi / tra polvere e sollazzi”.

Giovanni Famiglietti ci ha regalato canta nel dialetto di Aquilonia una poesia del 1998: “eia   a   lù   Furm-cù-s / accussì   m   pà-r / n   vò-l-n   fa / nù   mù-n-zzà-r”.

Antonio Ferrante rievoca così l’Irpinia (da “Montagne irpine”): “Montagne innevate stampate all’orizzonte, / ammantate a lutto, di morte furibonda, / valli in ginocchio, come in penitenza, / nel ricamo, d’alberi spogli intrecciati / inzuppate di bava di sangue”.

Antonietta Gnerre preferisce evocare, in “La terra dei rami”, un amore che nobilita e ci nobilita: “Irpinia, mia sventura e mia sopravvivenza. / Terra del mio sangue, verde e cosmica. / Infinita fino a schiacciarmi / lungo i fragili fiumi / quando il vento ricuce /  sull’ultimo ramo/midollo del mio esistere / l’odore della malva”.

Luigi Grosso prorompe: “Quanto costa il dolore della dignità? / che prezzo ha la consapevolezza di essere / uomini?”. Vera Mocella canta: “Qui è il mio Paradiso, /tra monti estremi / bagnati di rugiada, / e nuvole lanose che si rincorrono / nel cielo”.

Nicola Prebenna  rievoca così Pustarza: “Son duemila anni / e sotto mentite spoglie il lupo vorace / s’aggira tra belati di strazio / e corse folli tra un capo e l’altro / dell’ovile di famiglia” (da “A Pustarza: sotto mentite spoglie”).

Carmine Rossi canta un trenos per l’Irpinia: “Terra abbandonata, ma mai dimenticata / Terra matrigna di cui mi sento figlio / Terra aspra e generosa, mai banale come una padana distesa / Terra che trema e si ribella …”. Agostina Spagnuolo, in “Un nugolo di lucciole”, scrive: “Odo ancora               di nenie, di zoccoli e di campanacci / dalla valle che ondeggia la risalita / fino alla montagna / dove di richiami e di canti un tempo / si rallegrava la fatica antica”. E poi mi sono giunti i pensieri di un giovanissimo, Luigi Capone, che scrive, in “La terra di mezzo”: “Chi è rimasto a difendere questa terra? I suoi figli emigranti non se la ricordano più ormai, terra dura coltivata col sangue e col sudore, la terra di mezzo, luogo di passaggio, di un’antica transumanza”.

Questo appello facciamo nostro e speriamo nel buon senso di tutti.

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posto correlato “VERSI PER IL FORMICOSO”  (126 commenti)  https://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/09/06/comunicato-stampa-versi-per-il-formicoso/

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Written by A_ve

21 settembre 2008 a 10:36 PM

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3 Risposte

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  1. carissimo paolo
    ho provato giorni fa ad inserire un mio commento. non ci sono riuscito. spero abbia più successo ora.
    questa “aggiunta” ai poeti che scrivono sul formicoso, è testimonianza di un crescendo di attenzione al nostro territorio. questo significa che un problema, quello della discarica, ci ha compattati. ha messo insieme le molecole sparse e ci sta facendo societas. comunità, appunto, con dei valori.
    certo, siamo una comunità provvisoria. ma in verità la provvisorietà non è nel fatto di essere comunità. ormai, credo, ci siamo con-giunti.
    la provvisorietà è nella determinazione dell’oggeto verso cui portare la nostra attenzione. noi siamo e saremo sempre gli stessi. sempre legati alla nostra vita personale, sempre interessati al mondo, sempre educati da questi luoghi che, pur silenzioni, ci trasmettono emozioni e valori. noi saremo sempre motivati a difendere ciò che costituisce l’essenza della nostra esistenza. almeno il minimo essenziale che garantisca la sussistenza. ovviamente il termine sussistenza lo intendo nell’accezione di dià che sta alla base di ogni vita degna dell’uomo, non come mera sopravvivenza.
    questi nuovi versi per il formicos dicono di una voglia, meglio, di una necessità di esserci, di esistere, di partecipare alla vita. magari nella lotta. il senso dell’impegno, l’impressione che abbiamo di servire a qualcosa e non a niente, ci impegna anche nella guerra. non vogliamo esistere invano. queso dicono questi poeti. vogliamo essere proto-agonisti e non deuter-agonisti. non vogliamo subire come se fossimo inesistenti. vogliamo dialogare alla pari.
    grazie del tuo impegno per noi. la molecola, come franco in altre cose, intorno alla quale si compattano le altre.

    alfonso

    23 settembre 2008 at 9:44 am

  2. E’ una soddisfazione scoprire quanta Poesia nasconde la nostra provincia. E’ con meraviglia che esprimo questo perchè fino a quando non avevo incontrato Paolo S. ero portato a pensare che scrivere versi era una prerogativa di pochi uomini, non immaginavo che tante persone avessero deciso di dedicarsi alla Poesia. Che bellissima scoperta! La silensiosa fatica, la dedizione con cui ognuno si dedica alla propria arte ci fa dei protagonisti essenziali di questo tempo. “Essere del proprio tempo”, motto impressionista in cui credo molto e che ci spinge a non essere indifferenti, se pur tra mille difficoltà quotidiane( indissolubilmente legate ai complotti politici ). Già solo esserci è motivo di dialogo: bisogna solo continuare e lavorare!

    Paolo battista...

    23 settembre 2008 at 11:42 am

  3. Leggeremo con piacere le poesie a Torella, anche noi di Nusco saremo lì.

    Luigi Capone

    14 agosto 2009 at 2:26 PM


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