COMUNITA' PROVVISORIA

terra, paesi, paesaggi, paesologia _ il BLOG

Non battaglia di resistenza, ma priorità di scelte.

Metto qui questa mia riflessione, pubblicata su Il mattino ed. Avellino, l’8 dicembre 2010. Colgo l’occasione anche per ringraziare Generoso Picone, che ha avviato sul suo giornale un dibattito molto interessante e molto utile che ha messo al centro il senso dell’Avellino Rocchetta oggi. 

Intanto sabato 12 dicembre alla  stazione di Avellino  – ore 6,00 – ci sarà un’alba buona per ritrovarci ed accompagnare quella che sembra essere l’ultima corsa dell’Avellino Rocchetta.

Su questo blog, è stata inoltre lanciata una petizione a favore di un riconoscimento  della tratta come bene culturale. L’auspicio e che non si traduca in un mero strumento vincolistico; ma questo punto di vista pure è spiegato nell’articoo di seguito e soprattutto in un commento al post che promuove la petizione, che resta un’azione meritoria e  fondamentale, perchè misura il grado di attenzione di fruitori e cittadini di questi territori e non solo. 

Grazie a chi ha messo da parte l’indifferenza  per sostenere la richiesta della non chiusura dell’Avellino _Rocchetta. (L.B.)

Integrazione tra ferro e gomma, questa la strategia per il futuro — di Luca Battista *

L’allarme sull’ennesimo paventato rischio di chiusura totale della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, fu lanciato già il primo settembre del 2009. Da allora una rete irpina di associazioni ambientaliste, sociali, turistiche confluiscono in un unico progetto.  Il progetto è «In Loco motivi», che programma dall’autunno del 2009 a quello del 2010 escursioni organizzate che hanno mirato alla conoscenza della tratta, facendo riscoprire le possibilità culturali, paesistiche ed enogastronomiche del territorio attraversato. Fin qui la cronaca recente di una azione di valorizzazione di innegabile successo e di potenziale e sviluppo, attuata senza un euro di soldi pubblici. Ora a pochi giorni dalla soppressione, mi pare che riaffiorino da acque paludate coccodrilli pronti a versare le loro lacrime. In realtà, la domanda che poniamo alla compagine politico e istituzionale è definire il sistema economico, culturale e sociale che sostiene la scelta di mantenere la tratta Avellino-Rocchetta: treno utile alla fruizione delle aree dei grandi vini, della biodiversità, dei nuclei industriali, dei borghi e degli eventi collegati. L’operazione di cassa, compiuta dall’assessorato regionale ai Trasporti, ha basato un risanamento su tagli orizzontali del 20% dei trasporti e non sulla valutazione di scelte politiche necessarie alla realizzazione di strategie di sviluppo di mobilità sostenibile e integrata. Eppure i più importanti strumenti di pianificazione e programmazione regionali e quindi provinciali, vigenti, adottati o in via di elaborazione non hanno mai omesso l’Avellino Rocchetta. Il Piano Territoriale Regionale, vigente, nella individuazione degli interventi Invarianti sul sistema infrastrutturale campano – indipendentemente dai futuri sviluppi degli indirizzi di pianificazione e programmazione – indica come ulteriore opzione di intervento sulla rete ferroviaria il miglioramento della linea Avellino -Rocchetta. Nelle osservazioni, fatte al Piano, ad esempio dalle Comunità Montane di riferimento, l’Alta Irpinia e la Terminio Cervialto, e recepite dalla amministrazione provinciale, si determina di inserire come invariante nelle politiche infrastrutturali campane il miglioramento e la rifunzionalizzazione della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta assumendone una importanza strategica, sia per la continuità del sistema della mobilità regionale, quale metropolitana leggera, che per il trasporto merci delle aree industriali del cratere. Conseguentemente a tale scelta di Piano, si può ritenere, che nel 2007 l’Ente Autonomo Volturno, che concorre allo sviluppo del Sistema Integrato del trasporto regionale, supportando la Regione nelle attività strategiche, ha prodotto uno studio di fattibilità per il recupero funzionale e l’adeguamento infrastrutturale della Ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, per una stima delle opere pari 543,85 milioni. E del resto non è il primo già a metà degli anni ’90, il Cresme, elaborò uno studio di prefattibilità; rileggendo le cronache del tempo, lo studio riporta ancora visioni strategicamente attualizzabili come l’estensione di un tratto della Circumvesuviana a capoluogo irpino; la realizzazione di aree di scambio autobus-treno in Alta Irpinia, a Lioni, a Calitri e a Nusco; la sistemazione degli scali ferroviari per consentire il carico e lo scarico dei carri merci in corrispondenza delle aree industriali di Lioni, San Mango e Calitri. Mantenendola in uso, l’Avellino-Rocchetta sarebbe un elemento della rete di connessione tra l’Irpinia e le aree universitarie di Benevento e Fisciano. Può trasportare, ad esempio, passeggeri che grazie all’integrazione con il trasporto pubblico urbano potrebbero comunque usufruire dei servizi della Città ospedaliera del capoluogo, vicinissima alla Stazione ferroviaria. Del resto, anche nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, sia quello adottato soltanto nel 2004 che negli Indirizzi Programmatici che sottendono la elaborazione del Piano in corso e fortemente voluto dall’attuale giunta provinciale, si evidenzia come l’obiettivo della integrazione dei territori delle province di Avellino, Benevento e Salerno attraverso il progetto di sviluppo degli assi longitudinali non possa prescindere dall’adeguamento della linea ferroviaria. Sarebbe davvero cieca la politica che non si assumesse la responsabilità della non chiusura della tratta. Ragionare in termini di integrazione ferro-gomma, per favorire la fruizione di risorse paesaggistiche e territoriali dell’Irpinia è uno dei tasselli mancanti a comporre un Sistema integrato turistico-ambientale-economico: significa la infrastrutturazione concreta del territorio partendo da quello che c’è.

* Amici della Terra Irpinia – «In Loco Motivi»

da il mattino – ed. avellino  del 8 dicembre 2010