COMUNITA' PROVVISORIA

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Archive for the ‘Adelelmo Ruggieri’ Category

L’edificio a gradoni

una poesia di adelemo ruggieri

È durata poco la tempesta, dieci anni,
cosa vuoi che siano? “Un soffio”.
Lo capisco con estrema precisione
mentre ti raggiungo, quel soffio,
all’edificio orrendo, quello nuovo,
all’ennesima rotonda, cinque piani
sfalsati, ellissi e cerchi e non so che altre
forme ancora, un rumorio sfacciato
di forme senza forma.

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Written by Arminio

16 luglio 2011 at 8:44 am

Pubblicato su Adelelmo Ruggieri

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Guido Giannini…. occhio comunitario e paesologico

Ora
giovedì 3 febbraio alle ore 18.30 – 04 marzo alle ore 21.30

Luogo Libreria ” Feltrinelli “,via Santa Caterina a Chiaia 23 -Napoli

Creato da

Maggiori informazioni Presenteranno il volume:Franco Arminio e Generoso Picone.
In contemporanea sarà inagurata anche la mostra di alcune delle foto pubblicate nel libro

GUIDO GIANNINI :  FOTOREPORTER  PER VOCAZIONE: IL CHIOSTRO e LIBRARTERIA EDITRICE 

“Il fotografo della decenza quotidiana”

L’occhio segreto e radicale di Guido Giannini.

 “Uno spettro  segreto e inquietante si aggira  libero  per Cairano…..l’occhio di Guido Giannini! Cairano 7x 2010 sta segnando una sua tappa ulteriore. Lo spazio e il tempo  lento e dilatato assieme  sconvolgerebbe  la stessa ‘ragion pura ‘ kantiana  anche se solo  al livello della percezione  semplicemente estetica senza finalità di ‘razionalizzazioni’ .Qui  abbiamo esistenzialmente vissuto  il  non sentirsi  impegnato in nessuna ‘forma a priori’ come obbligo conoscitivo e etico sfiorando in ogni attimo le insidie sofferenti del nihilismo e del relativismo. Abbiamo  semplicemente immaginato e concepito il vivere quotidiano e i suoi attimi nelle contrarie maniere di vita  come un insieme complesso di contingenza  strane e impossibili. Ci ha individualmente aiutati  ad apprezzare la ricchezza  del possibile e assieme  a consolarci dell ‘angustia del presente .Qualcuno ha scritto saggiamente  che “ l’universo contiene sempre molte più cose  di quelle che al momento è possibile trovarvi”.

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Frammenti di fabbrica nel paesaggio

Nadia Agustoni

in conversazione con Adelelmo Ruggieri

per la Comunità Provvisoria

Abitando in  una zona che era periferia industriale e inizio di campagna e non avendo le case il bagno ma solo un gabinetto ogni due famiglie, il sabato era il giorno del bucato grande. I lavatoi davano sulla roggia e se l’acqua permetteva, cioè era acqua e non un composto chimico variopinto, il sabato una parte del bucato la lavavano lì. I lavatoti, gli altri giorni, servivano a noi bambini per giocare. Avendo una tettoia che risultava bassa la nostra impresa era salirci sopra e camminare sulle tegole più in fretta possibile. Cadere voleva dire farsi il bagno nella roggia e farsi male probabilmente. Questo gioco lo facevano solo i più grandi, i piccoli no. La paura di una morte per annegamento era l’incubo degli adulti in ogni casa. Non ho mai sentito fosse annegato nessuno, ma mettevano talmente in guardia sul tenere d’occhio i più piccoli che di fatto tutti eravamo stati bambini collettivi. Bastava un niente e una finestra si apriva e una vicina ti dava voce “don det?” [“dove vai?”] e bisognava obbedire. In più i ragazzi grandi pur giocando difficilmente mollavano i piccoli. Fossero fratelli, sorelle, cugini o compagni di avventure.           

CONTINUA, scarica il pdf >  frammenti di fabbrica nel paesaggio

Nadia Agustoni: Lavatoi, in Taccuino nero (Le voci della luna, 2009)      

COLLAZZONE

metto qui un bel pezzo di Adelelmo Ruggieri. ne approfitto per dire che la riunione di cairano del 19 è rinviata a data da destinarsi. forse non è neppure necessario farla, il solco comunque è segnato, c’è il rischio che a parlarsi in un momento di scarso entusiasmo ci si intenda ancora di meno.

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Storno, bel nome per una strada di campagna. A destra c’è la scena al gran completo dei Sibillini. Opposto a loro c’è un triangolo di mare fra le colline. Eppure qui, di storni, che ci sarò passato migliaia di volte, non ne ho visti mai. Come potevo? Bisogna anche in questo caso capire, vedere meglio, e poi prestare molta attenzione a quanto si è capito e si è visto precisamente. E allora forse lo riconosci uno storno, le sue piume nere, i riflessi di bronzo e di verde tra le piume. Leggo che all’imbrunire gruppi di storni si adunano a formare gli stormi. Avevo fatto sempre confusione fra storno e stormo e ora ecco qui svelato l’arcano di quella N singolare che diventa – in una M – un plurale in volo.

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Dicembre 2009. È domenica. Sono sulla 361 verso Treia delle Marche. Stamattina ho riletto “Scottature” di Dolores Prato. “Scottature” è un racconto specialissimo, l’unica opera non incompiuta di una scrittrice che avrebbe esordito quasi novantenne e sarebbe scomparsa tre anni dopo, nel 1983. Il racconto, autoedito a Roma nel 1967, brulica di figure. Fra di loro, basilare, c’è quella del “vecchio zio prete che viveva nell’America del Sud”, il quale, “lontanissimo, perdeva sempre di più quel poco di diritto acquisito per avere pensato a me quando se ne era ricordato”. Di lui la protagonista non conserva che “un ricordo, un anello e una promessa”. E ora lei ha finito gli studi e desidera andare all’università e fra poco lascerà la clausura conventuale, “Ma ecco che arrivò una lettera dallo zio”.“Le sue lettere si erano fatte rarissime e mostravano i segni di una vecchiaia a lungo arginata, che sfociava spezzando e cancellando ciò che egli era stato”; “Ma si era ripreso per dirmi che cosa dovevo fare nella vita”; in questa lettera le dice tutto il da farsi: deve vendere l’anello e con il ricavato acquistare un passaggio di seconda classe “in una buona nave e andare da lui”, e lì avrebbe trovato la sua nuova vita. “Diceva che io non avrei avuto fortuna altro che attraversando il mare: nulla di qua dall’Oceano, tutto di là. Diceva che le stelle dell’emisfero australe erano eccezionalmente propizie a me, mentre quelle di questo emisfero terribilmente malefiche. Mi spiegava come io avessi un temperamento fatto per la vita e per la gioia, contrario all’isolamento e alla rinuncia.”Allora la protagonista di “Scottature”, Dolores, si siede “sui gradini tra i gerani, e avanti a me s’aperse una cosa tanto grande che cominciava con l’Oceano e finiva con la vita.” Ma, nonostante tutto questo, e non è certamente poco, e per quanto tutto in lei dica “SI”, ella non andrà.

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Written by Arminio

3 settembre 2010 at 9:47 am

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Scampitella-confine / adelelmo ruggieri

 Adelelmo Ruggieri

 

Scampitella-confine

 

Non c’è sulla mappa orbacquea di google il posto di cui voglio dire. Di sicuro sta sul confine tra la Puglia e la Campania. Ci sono stato una domenica dell’agosto che sta finendo. L’amico carissimo Donato Salzarulo festeggiava il suo quarantesimo anno di matrimonio con Giuseppina, ma lo festeggiava con tutti i parenti irpini un anno dopo, perchè l’anno scorso non potè. Non ricordo il nome di quel posto. Mi ricordo la strada, le case sui lati della strada, ma non il nome, e sulla mappa non c’è. Il nome ha a che fare con il ripararsi dei contadini sull’altipiano dalle improvvise intemperie, con i ripari all’aperto. Questo dovrebbe aiutarmi.

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Written by A_ve

4 settembre 2008 at 8:01 PM

D’estate di più

Ieri sera mi ha chiamato Tonino. Io stavo al tabacchi all’inizio della discesa. Saranno state le sette. Era un bel fine pomeriggio d’estate. Mi ha fatto piacere sentirlo. Mi diceva di questa cosa che sarà il 9 di agosto a Sant’Angelo dei Lombardi. Mi chiedeva se accadrà, e io a sentire lui mi chiedevo se accadrà. Ma certo che accadrà, poi mi sono detto, come vuoi che non accada con un amico come Verderosa, che già il cognome è un programma di fiducia. Piuttosto, come fa a non amare il verde dei panorami un architetto che tiene in sé il verde e la rosa? Non è possibile no che non li ami? E poi talmente preciso da domandarsi dove vanno a finire i segni che cancelliamo dallo schermo del computer.E io allora ci penso su, e mi dico che vanno a finire nell’invecchiamento della macchina stessa.   

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Written by Arminio

16 luglio 2008 at 1:23 PM

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ADELELMO

 Adelelmo Ruggieri

 

L’aria rarefatta di Vallata

  

Dormo poco, mannaggia a me. E il guaio è che mi sveglio per fumare. Ma stamattina una buona ragione per svegliarmi tanto presto c’è. È che altrimenti mi dimentico tutte le cose che mi hanno raccontato Tonino e Rino.

 

Tonino Morgante era qui a Porto San Giorgio, e avrà chiamato vero le sei di ieri pomeriggio. E allora ci siamo messi daccordo per mangiare una pizza insieme, al mare, e alle nove di ieri sera ci siamo visti, e siamo andati in una pizzeria di Lido, davanti al mare. La pizzeria ha il nome di una birra chiara, e molto chiare erano le parole che ci siamo detti.

 

Perché Rino Ciampolillo ha raccontato di sé, partendo dal padre della moglie, che si chiamava Rocco, ed era di Vallata. E a Porto San Giorgio c’era dal ’54 Rocchina, la sorella della moglie Michela.

            Rocchina era sposata a Saverio Soldo di Sant’Agata di Puglia, e il natale dell’ ’80 Rocco e Michela vennero a trascorrere un po’ di mesi qui.

            Il terremoto c’era stato a novembre, e Rocchina aveva pensato d’invitare la sorella e il marito a trascorrere un po’ di tempo insieme, così si riprendevano, almeno un po’.

 

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Written by A_ve

1 luglio 2008 at 9:26 PM

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Antonio, m’impari a fare il pane?

L’intenzione di questo “racconto” non è di mettere in discussione le parole degli amici che vi sono parzialmente trascritte, nessuna di esse. È soltanto quella di capire dove stanno andando le parole che ci stiamo dicendo. 

 

 

Mi sono provato in una cosa che all’inizio mi è apparsa facile facile ma, a un certo punto, mi è apparsa difficilissima. Volevo provare a “riassumere”, senza tradirle minimamente le parole di commento al testo “Un luogo per chi crede”. E avevo iniziato:

 

Antonio Imbriano dice che a Sant’Angelo dei Lombardi alle ultime elezioni amministrative la gente ha preferito votare per chi non faceva le solite promesse elettorali o tentava ricatti clientelari
Fiore
crede nel Parco d’Irpinia d’Oriente come il primo parco italiano dove sperimentare un nuovo modo di stare in occidente, e vorrebbe un luogo dove poter conoscere paesi fino ad oggi dimenticati, poterli vivere almeno un po’. Un luogo dove poter scoprire rime inedite o irraggiungibili, che pure ci consolano l’anima. Un luogo dove si può credere di combattere la camorra… piovra malvagia… e spezzare i suoi tentacoli affinchè non arrivino ovunque. Un luogo per sconfiggere la solitudine e l’indifferenza…
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PULITO, schizzo in forma di saluto di Adelelmo Ruggieri

Come devo fare a snidare i loro nomi
Puliti. Stanno lì, cantano sempre
E io non so nemmeno imitare il verso
Dei loro versi, quello della cornacchia lo so
Cra-cra-cra, ma questi qui, che sento sempre
In quest’ora che riposo un po’ sono pigolii
Brusii, cinguettii, canti tutti che finiscono
In “ii”, e non so nemmeno dire dei nidi
Troppo orbo come sono per visitarli fra
Le foglie o sotto le gronde o dove stanno
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Written by alfonson

6 giugno 2008 at 8:24 am

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